A metà circa del II libro delle sue “Storie”, interamente dedicato all’Egitto, Erodoto descrive la costruzione e la modalità di navigazione dell’imbarcazione chiamata “baris”.
Poco prima ha parlato dei metodi di difesa contro le zanzare, mentre nel passo successivo si soffermerà sulle condizioni di navigazione nel Delta durante la periodica inondazione del Nilo.

Mosso da inesauribile curiosità, il “padre della storia” voleva conoscere nei dettagli tutto quello che vedeva coi propri occhi. Compresa la nave “baris” descritta nel paragrafo 96 del II libro, della quale i moderni storici poco altro sapevano fino alla recente scoperta di un esemplare nei fondali della città di Thonis-Heracleion, nella baia di Abukir.
Le ricerche di Franck Goddio
Da quasi vent’anni Franck Goddio sta conducendo ricerche in quell’area prospiciente la costa egiziana. Tra i frutti del lavoro della sua équipe ci sono le mostre sui tesori sommersi dell’Egitto. Personalmente ho visitato quelle alla Venaria Reale di Torino del 2009 (“Egitto. Tesori sommersi”) e all’Institut du Monde Arabe di Parigi del 2016 (“Osiris, mystères engloutis d’Égypte”).
Goddio, insieme a un gruppo di ricercatori dell’IEASM, Istituto Europeo per l’Archeologia Subacquea, ha individuato, tra numerosi altri reperti, l’imbarcazione a cui è stato dato il nome di “Ship 17”. Si tratta di un’imbarcazione datata al periodo tardo della storia egizia.
Il dottor Damian Robinson, direttore del Centre for Maritime Archaeology dell’Università di Oxford, ha dichiarato al giornale britannico The Guardian che “soltanto quando abbiamo scoperto questo relitto abbiamo compreso che Erodoto aveva ragione. Quello che Erodoto ha descritto era davanti ai nostri occhi”.
L’ipotesi di Belov
Alexander Belov ha appena pubblicato per l’Oxford Centre for Maritime Archaeology una monografia intitolata “Ship 17: a baris from Thonis-Heracleion”. È una dettagliata analisi della costruzione dell’imbarcazione ritrovata da Goddio.

Secondo lo studioso russo, specialista di archeologia subacquea del Centro per gli Studi di Egittologia dell’Accademia Russa delle Scienze, il relitto appartiene a una “baris”. Quella ritrovata nei fondali di Heraklion potrebbe addirittura essere stata costruita nello stesso arsenale della “baris” descritta da Erodoto!
Saul Stucchi
Didascalia:
Un archeologo ispeziona la chiglia del relitto di un’imbarcazione ritrovata nelle acque della città sommersa di Thonis-Heracleion.
Foto: Christoph Gerigk/Franck Goddio/Hilti Foundation. Presa dall’articolo online del giornale The Guardian.