Una buona notizia per chi ama l’Egitto (e chi non ama l’Egitto?!): la mostra Osiris, mystères engloutis d’Égypte, ovvero “Osiride, misteri sommersi d’Egitto”, allestita all’Institut du Monde Arabe di Parigi rimarrà aperta fino al 6 marzo 2016. È stata infatti prorogata rispetto alla chiusura prevista per il 31 gennaio.
Una mostra – immersione
Il percorso espositivo si apre su un ambiente introduttivo nel quale un velo lascia intravedere la sala alle spalle: una soluzione teatrale di forte impatto, anche grazie alla musica d’ambiente diffusa dagli altoparlanti. I visitatori sono invitati a prestare attenzione ai colori dei contrassegni abbinati ai vari reperti: in blu quelli prestati dallo IEASM, ovvero Institut Européen d’Archéologie Sous-Marine, in rosso quelli provenienti da altri musei.
La mostra è davvero un’immersione, durante la quale incontreremo pezzi colossali accanto a oggetti molto piccoli, come una gigantesca statua di Api vicina a una statuetta di Horus. Squaderna qualcosa come 250 reperti, frutto di 10 anni di lavori sottomarini condotti da Franck Goddio e dalle sue squadre di archeosub, nelle acque antistanti Alessandria, dove un tempo sorgevano le città di Thonis – Herakleion e Canopo.
Incrociamo subito il tema del mito di Osiride, strettamente legato ai momenti dell’incoronazione e dell’intronizzazione di Horus come erede legittimo, modello e punto di riferimento ideologico per tutti i faraoni, atto fondante per la legittimazione del potere e per la stabilizzazione del paese.
Ecco una testa di faraone della XXVI dinastia (664-525 a.C.) in diorite, una seconda di faraone della XXX (380-343 a.C.) in granito nero e una terza di sovrano della XXV dinastia (VIII secolo a.C.), in quarzite. Nella continuità di un modello vi sono comunque minime differenze che gli storici e gli archeologi devono saper individuare per assegnare ciascun reperto a un periodo piuttosto che a un altro, distanti tra loro anche molti secoli.
Osiride in famiglia
In una teca sono sistemate le statuette della “Sacra Famiglia”: Osiride, Iside che allatta Horus, Arpocrate (ovvero Horus bambino), Horus sotto forma di falco. E poi il naos, tempietto, delle Decadi, rinvenuto in frammenti in due distinti momenti: nel 1777 e nel 1940.
Tra i pezzi più interessanti segnaliamo la statua in legno di sicomoro di Serapide, divinità inventata “a tavolino” da Tolomeo I, come sintesi di Osiride, Api, Zeus, Ade e Poseidone. Il sincretismo religioso favoriva la conciliazione tra le diverse etnie che abitavano l’Egitto, soprattutto nella megalopoli di Alessandria. V’immaginate un capo di stato dei giorni nostri che s’inventi di sana pianta una divinità “civica”?! Mentre ci pensate, non fatevi sfuggire le tracce di cromia ancora visibili nelle pieghe della veste di Serapide.
Lasciamo un attimo la parola a Plutarco:
in Egitto si ritiene che Osiride sia il Nilo che si congiunge con la terra, simboleggiata da Iside, mentre Tifone è il mare in cui il Nilo si getta e si disperde, scomparendo del tutto, eccezion fatta per quella parte che viene assorbita dalla terra e la feconda.
La Stele di Canopo, in geroglifico, demotico e greco, è presente solo in riproduzione fotografica (è rimasta al Museo del Cairo). È esposta invece la Stele di Thonis – Herakleion, in granito nero, risalente alla XXX dinastia. Il testo che reca si è conservato perfettamente perché la faccia iscritta è rimasta appoggiata al suolo marino per secoli, preservandosi dall’azione erosiva dei flussi.
La ricchezza di Thonis – Herakleion derivava da esenzioni fiscali, doni dei fedeli e regali dei faraoni. In una teca possiamo ammirare un emistatere (ovvero mezzo statere) di Cipro del IV a.C. Questa monetina d’oro con la raffigurazione del dio greco (con tanto di pelle di leone) è l’unica immagine greca di Eracle scoperta nel sito della città a lui dedicata, centro cosmopolita che ha conservato numerose testimonianze della vita quotidiana, anche grazie ai depositi votivi rinvenuti.
Un video mostra gli archeosub dello IEASM al lavoro sul fondale.
Reperti spettacolari
Diamo uno sguardo agli strumenti di culto per la celebrazione del mistero di Osiride, prima di soffermarci sulla teca che ha per sfondo una foto tratta dal libro di Émile Chassinat, Le Mystère d’Osiris au mois de Khoiak e in primo piano alcuni degli oggetti raffigurati nella foto. È un omaggio all’archeologo e insieme una testimonianza del suo lavoro.
In altre teche sono raccolti alcuni dei pezzi rinvenuti in mare e ripresi nel video, come la placca del VI secolo in calcare con raffigurazione di Amon-Ra sotto forma di montone e la statuetta di Bes. Poi ci sono monetine auree di Tolomeo I, dracme con la raffigurazione dell’aquila stante sul fulmine, con le ali ripiegate, tipica della monetazione tolemaica; anelli, orecchini, urei e pendenti…
Una saletta particolarmente scenografica custodisce veri e propri tesori, come un pettorale della XXII dinastia in oro e lapislazzuli, la statua di Osiride defunto e i vasi canopi di Osiride. Quelli autentici non sono vasi ma statue piene, che si pensava contenessero la ceneri di Osiride. Furono gli antiquari del XVIII secolo a dare erroneamente il nome di canopi ai vasi con le viscere dei defunti.
Su una parete è esposta una gigantografia della barca processuale rimasta in situ, lunga ben 12 metri. I reperti sono invece qui, sotto gli occhi dei visitatori, ai quali sembra di nuotare sott’acqua, grazie al rumore dello sciabordio delle onde.
L’ultima navigazione di Osiride, il più umano degli dei, di cui la mostra ripercorre il tragitto, era insieme viaggio fisico, viaggio nel tempo, viaggio nella terra d’Egitto, viaggio sacro e viaggio metafisico. Quante associazioni evoca la mostra!
In posizione d’onore ecco la statua di regina (forse Arsinoe II) a cui anche la mostra Egitto. Tesori sommersi di qualche anno fa alla Venaria Reale di Torino aveva riconosciuto una giusta preminenza.
Un altro video mostra gli scavi subacquei, con la misurazione del sito e la rimozione dei reperti, mentre più avanti s’incontrano la statua di Api in granito di epoca romana, figurine erotiche di epoca tolemaica, una testa di Adriano in bronzo (ma non gli assomiglia granché, va detto) con accanto una statuetta del suo amato Antinoo, scomparso nel Nilo…
Molto bella la statua di sacerdote che reca un vaso, in granito nero della fine del I secolo d.C., affiancato da due sfingi, mentre di fronte c’è un video che mostra affreschi da Ercolano con scene di una processione religiosa.
Si “riemerge” dal percorso della mostra con un intensissimo desiderio di tornare in Egitto…
Saul Stucchi
DIDASCALIE:
- Statuetta di Osiride in bronzo e barca votiva in piombo adagiati sui fondali sottomarini della baia di Aboukir. Thonis-Héracléion, Egitto, VI – II sec. a.C.
Foto: Christoph Gerigk © Franck Goddio/Hilti Foundation - Pettorale della XXII dinastia, rinvenuto a Tanis nella tomba del faraone Sheshonq II (890 a.C. circa), Museo Egizio del Cairo
Foto: Christoph Gerigk © Franck Goddio/Hilti Foundation (JE 72171) - Testa di sacerdote, epoca tolemaica, Porto orientale di Alessandria, Egitto (SCA 1398)
Foto: Christoph Gerigk © Franck Goddio/Hilti Foundation
OSIRIS, MYSTÈRES ENGLOUTIS D’ÉGYPTE
Fino al 6 marzo 2016
Orari: martedì, mercoledì e giovedì 10.00 – 19.00; venerdì 10.00 – 21.30
Sabato e domenica 10.00 – 20.00
Chiuso il lunedì
Biglietti: intero 15,50 €; ridotto 12,50 / 10,50 €
Institut du Monde Arabe
Place Mohammed-V
Parigi
Informazioni:
www.imarabe.org