L’editoriale “L’ALIBI della domenica” è dedicato alle alternative per visitare il Museo del Louvre, al momento chiuso per l’emergenza Coronavirus.
Quante volte avete visitato il Museo del Louvre a Parigi? E quanto ne sentite la mancanza? Io posso rispondere “mai abbastanza” a entrambe le domande. Ci sono stato infatti almeno una trentina di volte in trent’anni, dalla prima visita coi miei genitori nell’ormai lontanissimo 1988. Tanto per fare mente locale: c’erano ancora l’URSS e le lire, i telefoni pubblici a gettone e le macchine fotografiche a pellicola.

La Piramide di Pei era in fase di costruzione. Sarebbe stata inaugurata l’anno successivo, nel bicentenario della Rivoluzione Francese, con buona pace di Camillo Langone che ha scarsa stima di entrambe. Ma d’altra parte non tutto può piacere a tutti. E infatti a me non piace Camillo Langone, tanto per dirne una.
Visita virtuale
Nella homepage del sito del Museo del Louvre appare un avviso con cui si informano i visitatori che il museo è al momento chiuso, fino a nuovo ordine, per l’emergenza Coronavirus.
Chi ha acquistato un biglietto online verrà rimborsato, senza che debba farne richiesta. Automaticamente! Si chiede soltanto pazienza (circa 3 mesi), visto l’elevato numero di biglietti da rimborsare. Con quasi 10 milioni di accessi, nel 2019 la media mensile è stata di oltre 30 mila visitatori. Vi viene in mente un’altra istituzione culturale o società privata o compagnia di trasporti che faccia altrettanto?

Tra le tante opzioni offerte dalla homepage si può accedere alla sezione delle visite virtuali: https://www.louvre.fr/en/visites-en-ligne, nella versione in inglese. Al momento ci sono quattro percorsi: la collezione egizia, i resti del fossato del Louvre e la Galleria d’Apollo. Il quarto percorso è dedicato alla Petite Galerie dove è esposta la mostra “Figure d’Artiste”.
Io ho fatto in tempo a vederla dal vivo lo scorso dicembre, in occasione della visita alla grande mostra su Leonardo da Vinci. Nell’esposizione temporanea alla Petite Galerie si possono ammirare opere come alcuni autoritratti di Delacroix, Tintoretto, Dürer e Rembrandt, ma anche l’inquietante “Testa di San Giovanni Battista” di Andrea Solario, la cui presenza è riflessa nel piede della coppa, e l’affascinante “Madeleine” nera ritratta da Marie-Guillemine Benoist (tela presentata al Salone del 1800).
Monopoly Louvre
Nel novembre del 2018 ho fatto un breve viaggio con la famiglia a Grenoble per visitare la mostra Servire gli dei d’Egitto (qui la recensione). In quell’occasione ho scoperto le ricche collezioni d’arte del Musée de Grenoble: Chagall e Picasso, de La Tour e Delacroix, Gauguin e De Chirico, solo per fare qualche nome.
Ma mi sono imbattuto anche nel gioco da tavolo “Monopoly Louvre” (della Hasbro) nella boutique del museo. Non ho saputo resistere. E in questi giorni di lunghi pomeriggi che faticano a finire, una bella partita in famiglia consente di fare un ripasso delle opere e delle sale del Louvre.

Naturalmente il posto d’onore è riservato alla Gioconda che sostituisce il “Parco della Vittoria” dell’edizione italiana. Finire sulla sua casella costa al visitatore ben 50 M (la moneta del gioco) che arrivano alla stratosferica cifra di 2000 M nel caso il possessore sia riuscito a costruirci sopra un “albergo” (qui chiamato “Tour du monde / Worldwide Exhibition”).
Nella partita di ieri (sabato 18 aprile 2020, ndr) ho vinto grazie ai più modesti investimenti sul lato dirimpettaio, con l’acquisto dell’intera collezione egizia (cos’altro potrebbe fare un appassionato dell’antico Egitto?!) che in un secondo momento si sono ampliati nella vicina zona dell’Antico Oriente.
La proprietà della casella del Codice di Hammurabi si compra con soli 100 M, ma la mostra mondiale costa al visitatore 550 M: non quanto la severa legge del taglione, ma nemmeno bruscolini! Le stazioni ferroviarie sono sostituite dalle quattro tappe fondamentali della Sala del Maneggio, del Giardino delle Tuileries, della Galleria d’Apollo e della Grande Galerie. Le Società dell’Acqua e dell’Elettricità diventano Dipartimento di Conservazione e Boutique Souvenirs.
Foto personali
In trent’anni di visite ho scattato migliaia di fotografie alle raccolte del Louvre (a differenza, per esempio, del Museo del Prado di Madrid che non consente di fotografare: ma sono convinto che prima o poi abrogherà il divieto. Al vicino Thyssen – Bornemisza, per esempio, si può fotografare senza problemi).

Durante le mie prime visite al Louvre erano i quadri e le statue famosi in tutto il mondo a finire nel mirino. Dalla Gioconda all’Incoronazione di Napoleone, dalla Venere di Milo alla Nike di Samotracia, che ho contribuito a restaurare con la campagna di raccolta fondi “Tous mécènes!” del 2013.
Poi ho rivolto l’attenzione sui pezzi meno noti, sulle decorazioni delle sale, sulle didascalie e sugli allestimenti. Come avviene in ogni abitazione, anche qui nella “casa dei capolavori” ci sono spostamenti, avvicendamenti, grandi pulizie e lavori di ristrutturazione. Su tutti la complessa operazione di messa in sicurezza contro i pericoli derivanti dalle piene della Senna, come quella del 2016.
In effetti dovrei approfittare di questa reclusione forzata per mettere un po’ d’ordine nell’archivio fotografico, magari raggruppando le immagini in album cronologici oppure secondo i Dipartimenti che ospitano le opere immortalate negli scatti.
Esiste in realtà un quarto modo per visitare il Louvre standosene a casa. Consiste nel leggere libri dedicati al museo più visitato del mondo. Tra i numerosissimi titoli consiglio almeno “Louvre, mon amour” di Pierre Schneider (Johan & Levi) e “Il Louvre” di Michel Carmona (Mondadori). Io leggerò “I gatti del Louvre” di Taiyō Matsumoto, edito da J-Pop.
Tutto questo, naturalmente, in attesa di tornare a passeggiare per la Salle du Manege, la Grande Galerie e la Cour Marly. Dopo aver fatto un piccolo inchino di grande riconoscenza alla Piramide di Pei (da uomo libero, anche grazie alla Rivoluzione Francese).
Saul Stucchi