Avevo ancora nelle orecchie e negli occhi le magie della musica dell’Orchestra Andalusa del Mediterraneo – con tanto di volteggi del derviscio rotante Ahmed – dell’esibizione della sera prima a Casatenovo, organizzata da Brianza Classica, quando mi sono seduto in platea al Piccolo Teatro Strehler di Milano per il primo appuntamento della quindicesima edizione del Milano Flamenco Festival. “Pie de hierro” di e con Manuel Liñan avrebbe stregato gli spettatori in sala, facendo meritare alla compagnia i calorosissimi applausi del pubblico alla fine dell’intensa performance.

Che non sarebbe stato uno spettacolo di flamenco “come gli altri” si è capito subito: sul palcoscenico c’erano Jorge Santana alla batteria e Víctor Guadiana alla chitarra elettrica, strumenti davvero inusuali per questo genere di ballo. Condividevano lo spazio scenico e si mescolavano con la chitarra classica di Juan Campallo e con il battito di mani (“palmas”) di Ana Romero e Tacha González. Al canto l’iconico David Carpio. E poi lui, Manuel Liñán, che con i primi movimenti di piedi, mani, spalle e braccia ha calamitato su di sé l’attenzione del pubblico per non lasciarla più andare.
Il futuro del Flamenco
Si è dunque aperta col botto l’edizione 2022 del Milano Flamenco Festival, dal titolo “Futuro Dentro”, evento organizzato da Punto Flamenco AC con la direzione artistica di Mariarosaria Mottola, il sostegno di Ministerio de Cultura y Deporte de España – Instituto Nacional de las Artes Escénicas y la Música (INAEM) e la collaborazione dell’Ente Spagnolo del Turismo, Oficina Cultural Embajada de España.
I prossimi appuntamenti sono in calendario mercoledì 22 e venerdì 24 giugno (Liñan tornerà poi in autunno, se non abbiamo capito male il prossimo 11 novembre).
“Dove non ci fu danza, ci saranno parole. Dove non ci fu fede, ci saranno silenzi. Dove non ci fu silenzio, ci sarà piede di ferro”. Ecco spiegato il titolo di “Pie de hierro” che scuote le eventuali certezze dello spettatore e le fa vacillare. È uno spettacolo di Flamenco rock che stupisce, incanta ed emoziona. Liñán osa: spinge sull’acceleratore, decostruisce e ricostruisce i fondamenti del Flamenco, spalanca le finestre per far entrare una ventata di vitalità (un po’ quello che sta facendo, ormai da anni, l’opera lirica per “svecchiarsi” presso il pubblico più giovane).
Tocco fetish
Ecco le sonorità che si spingono al rock e oltre, fino all’heavy metal con la chitarra “grattugiata” di Guadiana (sublime al violino). Ecco gli abiti di scena disegnati per provocare: dal corsetto di pelle nera decisamente festish, alla gonna di plastica trasparente rosa. E cosa non riesce a fare Liñán con la sua giacca, nero classico fuori, tutta lustrini stile Sir Elton nella parte interna. Nella chiacchierata con Mariarosaria al termine dello spettacolo ha confessato che la scelta degli abiti dipende anche dai suoi gusti personali.
Difficile comprendere anche solo qualche frase delle parti cantate, ma nel primo quadro non sfugge che “culpa” ricorre come un mantra. Nel secondo c’è uno struggente assolo di chitarra classica, a cui poi si unisce il violino e infine arriva lui, Manuel.
Nell’ora e poco più della performance Liñán ha danzato con armonia, energia e ironia, tra luci gialle che restituivano ombre infuocate e note in dinamico equilibrio tra tradizione e contemporaneità, sudando copiosamente come un passeggero della linea 2 della metro in questi giorni di canicola pre-estiva.
Rimarranno nel cuore le sue coreografie, il gioco dei cappelli con lo spogliarello, il dialogo / confronto tra chitarra classica e chitarra elettrica. E tutto il resto che fa di “Pie de hierro” uno spettacolo incredibile.
Saul Stucchi
Pie de hierro
Compagnia Manuel Liñan
Spettacolo dedicato a Manuel Arroyo Pie de Hierro: mio padre
- regia, coreografia, danza Manuel Liñán
- assistente di scena Alberto Velasco
- canto David Carpio
- chitarra Juan Campallo
- chitarra elettrica e violino Víctor Guadiana
- batteria Jorge Santana
- palmas Ana Romero, Tacha González