Si è aperta lo scorso 18 ottobre la mostra Il Rinascimento a Brescia. Moretto Romanino Savoldo, allestita al Museo di Santa Giulia della città lombarda. Ci sarà tempo fino al 16 febbraio 2025 per visitarla, ma è bene non aspettare le ultime settimane, in modo da potersi permettere un’eventuale seconda visita prima della chiusura.
Il materiale selezionato dai curatori – Roberta D’Adda, Filippo Piazza ed Enrico Valseriati – non schiaccia per numero di pezzi, visto che sono esposte giusto quaranta opere, ma merita sicuramente un esame attento che richiede la giusta concentrazione.
Che sia una mostra d’arte e non di storia l’ha dichiarato la dottoressa D’Adda durante la presentazione alla stampa, ma questo non significa, ovviamente, che le opere non siano state scelte proprio per raccontare un periodo fondamentale per la città di Brescia (e il suo territorio) e abbiano esse stesse vicende biografiche collegate alla Storia.
Cinque parole chiave
Il percorso si articola in cinque sezioni che derivano il titolo da termini presi in citazioni di altrettanti autori, da brani individuati come rappresentativi di una sfaccettatura di quegli anni davvero formidabili. Sterminio viene da Guicciardini; Devotione da Battista da Crema; Armonia da Silvano Cattaneo; Virtù da Veronica Gambara; per chiudere con Affanni tolto da un componimento di Fortunato Martinengo.
Sono qui sopra citate due delle quattro grandi personalità (alla Gambara e a Martinengo vanno poi aggiunti Angela Merici e Agostino Gallo) di cui la mostra permette di conoscere e apprezzare ruolo, importanza e influenza nel contesto bresciano e non solo.
Il Rinascimento a Brescia copre un quarantennio che va dal 1512 al 1552, coincidente con la vita terrena del Martinengo, preso dunque a testimone di un’intera epoca che s’inaugurò nel modo più tragico. Il 19 febbraio del 1512 – giovedì grasso di carnevale – la città subì il sacco delle truppe francesi guidate da Gaston de Foix-Nemours. Per particolare ferocia si distinse il “drappello della morte” formato con l’esplicita missione di fare strage. Brescia contò tra gli ottomila e i diecimila morti.
A illustrare la presa della città – ma non è una “fotografia” fedele, bensì una riproduzione fantasiosa e partigiana – è esposto un pannello marmoreo dal monumento funebre del duca di Nemours (celeberrima opera, peraltro incompiuta, del Bambaja) che sarebbe morto pochi anni dopo quell’avvenimento, nella battaglia di Ravenna. Brescia sarebbe quindi tornata sotto il dominio di Venezia.
Brescia si rialza
Da quello choc – paragonabile all’11 settembre della nostra epoca; sarebbe stato il sacco per eccellenza, se nel 1527 i Lanzichenecchi non avessero preso Roma, lasciando il segno anche nell’immaginario collettivo – Brescia cercherà di e riuscirà a riprendersi anche attraverso la Devotione.
Le opere esposte in questa sezione raccontano la tradizione religiosa, la devozione per i santi patroni, figure attorno alle quali – appunto – stringersi nella ricostruzione, ma anche l’impegno nella cura di malati e feriti.
La tappa dedicata all’Armonia si concentra sulle riflessioni e gli sforzi per vivere in un rapporto armonico con la natura. Ecco qui alcune opere dei tre campioni del Rinascimento bresciano, menzionati nel titolo della mostra. Tra di loro un piccolo a olio su tela del Moretto con la scena di Cristo e la Samaritana (prestato dall’Accademia Carrara di Bergamo) e il Giovane con flauto del Savoldo, restaurato proprio per l’occasione, trent’anni dopo essere entrato nelle collezioni della concittadina Pinacoteca Tosio Martinengo. La ripulitura consente una migliore lettura del dipinto.
Ritratti meravigliosi
Si passa poi alla sezione intitolata Virtù, forse – almeno a parer mio – la tappa più splendente del percorso. Qui è il caso di menzionare almeno il delizioso piatto in maiolica realizzato da Nicola da Urbino, concesso dal Getty Museum di Los Angeles; i ritratti di Girolamo Martinengo da Padernello e di sua moglie Eleonora Gonzaga di Sabbioneta (l’identificazione di questa dama in bianco è solo una proposta) del Moretto; il Ritratto di Febo da Brescia di Lorenzo Lotto, arrivato dalla Pinacoteca di Brera.
Apertosi con lo sterminio del sacco il racconto si chiude con gli Affanni in cui si può sintetizzare l’intera vita, secondo il componimento di Fortunato Martinengo da cui è tolta la parola chiave.
Oimé com’iti son questi e quegli anni
senza che di lor fuga mi si’ accorto,
oimé ch’or io conosco il lieve e corto
viver ch’altro non è ch’ombra e affanni”
Il suggello del percorso è il magnifico ritratto del Martinengo dipinto dal Moretto (1539-1540 circa), prestato dalla National Gallery di Londra. Basterebbe quest’opera per giustificare la visita della mostra Il Rinascimento a Brescia. Per la fortuna dei visitatori ci sono altre trentanove opere a fare da corona a questa perla.
Saul Stucchi
Didascalie:
- Alessandro Bonvicino detto il Moretto
Fortunato Martinengo
1540-1545 circa
Olio su tela, 114 × 94,4 cm
Londra, National Gallery - Nicola da Urbino
Punizione di Marsia
1525 circa
Ceramica, 42 cm
Los Angeles, J. Paul Getty Museum - Agostino Busti detto il Bambaja
La Battaglia di Brescia
1517-1522
Marmo, 96 x 118,5 x 23 cm
Milano, Museo d’Arte antica del Castello Sforzesco
Il Rinascimento a Brescia
Moretto, Romanino, Savoldo. 1512-1552
Informazioni sulla mostra
Dove
Museo di Santa Giuliavia dei Musei 81 b, Brescia
Quando
Dal 18 ottobre 2024 al 16 febbraio 2025Orari e prezzi
Orari: da martedì a domenica 09.00 – 18.00ultimo ingresso 17.15
chiuso il lunedì non festivo
aperto il pomeriggio di Natale
Biglietti: intero 14 €; ridotti 12/8 €