A distanza di due settimane, ieri sono tornato a vedere “Hamlet” di Antonio Latella (con drammaturgia di Linda Dalisi e scene di Giuseppe Stellato) al Piccolo Teatro Studio Melato di Milano. Come la volta precedente, ho scelto la versione integrale di sei ore e mezza, intervalli e pausa tra la prima e la seconda parte compresi. Nessun momento di stanchezza o di noia, ieri come due domeniche fa.

Non starò a dire che lo spettacolo piace a e convince tutti. Per fare solo un esempio, posso testimoniare che lo spettatore accanto a me ieri commentava infastidito diversi momenti della pièce e ostentatamente ha tenuto le mani ferme sulla ringhiera del ballatoio mentre il resto del pubblico applaudiva calorosamente al termine della recita e molti spettatori – me compreso – si alzavano in una standing ovation. “Hamlet” di Latella non è per tutti, ma di certo è per noi happy few.
A me è piaciuto tanto che, appunto, ho deciso di tornare a vederlo. In oltre trent’anni di vita da spettatore posso contare soltanto una manciata di spettacoli che ho visto più di una volta (cito almeno “Macbettu” di Alessandro Serra e “M. Il figlio del secolo” di Massimo Popolizio), anche se ovviamente – e per fortuna – sono molti di più quelli che ho amato. Così posso dire “questo magnifico spettacolo già due volte abbiamo visto”, parafrasando – in antitesi – le parole di re Claudio.
Teatro specchio
La particolare struttura del Teatro Studio mi ha consentito di avere davvero un punto di vista differente rispetto alla precedente visione: dalla platea al secondo ballatoio cambia tutto, anche se tutto resta uguale. Le voci arrivano in modo molto diverso e muta radicalmente la prospettiva.
Naturalmente non sono più rimasto ammaliato dall’effetto sorpresa (da declinare al plurale), eppure la seconda visione mi ha convinto quanto la prima. Come per la recensione di altri spettacoli – penso in particolare a “La montagna incantata” di Archivio Zeta – non rivelerò qui le numerose trovate che fanno di questo “Hamlet” l’Amleto per eccellenza per chi scrive queste righe, il punto di riferimento con cui comparare gli altri Amleti visti prima e che vedrò in futuro. Un Amleto cinematografico, per certi aspetti.

Mi limito a dire che ieri, durante la rappresentazione, giravo tra le mani un (finto) petalo di rosa, raccolto dal palcoscenico due domeniche fa. Aggiungo poi che la sfilata di costumi di spettacoli storici diretti da Strehler e Ronconi (“L’opera da tre soldi”, “Vita di Galileo”, “La tempesta”, “Lehman Trilogy”…) gioca con la memoria degli spettatori. La teoria di carrelli portabiti crea un anello che è specchio dello Studio, a sua volta specchio del Globe londinese (“in questo folle Globe”). Impossibile tacere il colpo a effetto – metateatrale – di Hamlet che sorregge come un vessillo il costume di Arlecchino quando parla del clown.
Che il teatro sia specchio alla natura è il claim dell’intera stagione del Piccolo Teatro, come aveva detto il direttore Longhi durante la presentazione al pubblico.
Dieci da applausi
Inutile peraltro tacere che il ruolo del protagonista è interpretato da un’attrice, Federica Rosellini, Premio Ubu 2021 come migliore attrice under 35 (“Hamlet” si è aggiudicato quello per il miglior spettacolo 2021). Non è brava: è bravissima! E gli altri nove interpreti non sono da meno. In rigoroso ordine alfabetico: Anna Coppola, Francesca Cutolo, Flaminia Cuzzoli, Michelangelo Dalisi, Ludovico Fededegni, Francesco Manetti, Fabio Pasquini, Stefano Patti e Andrea Sorrentino.

Di ciascuno “terrò nel cuore del mio cuore” una scena, uno sguardo, un movimento, una battuta. Dall’alto della mia posizione osservavo l’incrocio di guardi tra gli attori, anche quando – se non soprattutto quando – erano silenti. E la mimica facciale della Rosellini! Ride e piange e si morde la mano per il nervosismo, e poi balla e canta, e abbraccia le assi del teatro, messa in croce e intrappolata in quell’inginocchiatoio che rappresenta la prigione che è la Danimarca (e il mondo).
Canta anche – da brividi – Ofelia / Flaminia Cuzzoli: “Vinegar & Salt” degli Hooverphonic, accompagnata da Laerte al piano, e Hamlet, giustamente, si commuove.
Numerosi i momenti di ilarità. Si ride tanto in questo “Hamlet”. Forse troppo, potrebbe commentare qualcuno, ma secondo me Latella ferma il piede prima di oltrepassare il segno e la pièce non corre mail il rischio di diventare una commedia o, peggio ancora, una farsa. Anche perché, lo sa bene Amleto e altrettanto bene Latella, l’eccesso è all’opposto del recitare.
Della nuova traduzione di Federico Bellini (per l’editore Scalpendi) si parlerà questo pomeriggio al Chiostro Nina Vinchi con l’autore e Federica Mazzocchi, docente di studi di regia teatrale e teatro educativo e sociale all’Università degli Studi di Torino. Mentre i costumi di Graziella Pepe saranno al centro dell’incontro che si terrà il 26 ottobre (sempre alle 17.30 nel chiostro): insieme alla costumista ci sarà Enrico Pitozzi, docente all’Università di Bologna.
“Hamlet” rimarrà in cartellone al Piccolo Teatro Studio fino a domenica 30 ottobre.
“Per tutto questo, grazie”.
Saul Stucchi
Foto di Masiar Pasquali
Hamlet
di William Shakespearetraduzione Federico Bellini
drammaturgia Linda Dalisi
regia Antonio Latella
scene Giuseppe Stellato
costumi Graziella Pepe
luci Simone De Angelis
musiche e suono Franco Visioli
interpreti Anna Coppola, Francesca Cutolo, Flaminia Cuzzoli, Michelangelo Dalisi / Marco Cacciola, Ludovico Fededegni, Francesco Manetti, Fabio Pasquini, Stefano Patti, Federica Rosellini, Andrea Sorrentino
assistente al progetto artistico Brunella Giolivo
assistente alla regia Paolo Costantini
produzione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa
Informazioni sullo spettacolo
Dove
Piccolo Teatro Studio MelatoVia Rivoli 6, Milano
Quando
Dal 1° ottobre al 30 ottobre 2022Orari e prezzi
Orari: da martedì a venerdì 19.30 (I o II parte)Sabato e domenica 14.00 (integrale)
Lunedì riposo
Durata: prima parte 210 minuti compreso un intervallo di 20 minuti
Seconda parte 125 minuti compreso un intervallo di 15 minuti
Versione integrale 6 ore e 35 minuti, compresi due intervalli e un’ora di pausa tra la prima e la seconda parte
Biglietti: intero platea 40 €; intero balconata 32 €