Restiamo nella perfida Albione (e sempre più perfida se pensiamo alla Brexit), ma passando a un genere completamente diverso rispetto a “Naked” di Mike Leigh: “Pink Floyd The Wall” di Alan Parker (1982).
Un film musicale. Ma non il solito film con una storia nella quale a volte il racconto procede con canzoni o balletti. Caso quanto mai raro, la pellicola è un album (quasi intero) dei Pink Floyd che viene accompagnato da immagini. Per usare un’ardita metafora, sembra un videoclip della durata di 90 minuti.

Il risultato è discutibile. Sicuramente la musica (e “che musica!” per chi ama il gruppo inglese) è dominante. Tuttavia – a livello squisitamente cinematografico – il lavoro si presta a diverse critiche.
Come il disco da cui è tratto, anche il film è distopico, ambiguo e cupo (da qualcuno è stato giudicato persino lisergico). Addirittura, nelle sue parti narrative, gli attori in carne e ossa, in diverse occasioni lasciano il posto alle animazioni di Gerald Scarfe.
La storia
La storia procede accostando ricordi, incubi e visioni del protagonista (Pink, ovviamente), senza che per tutta la durata dell’opera compaia un dialogo o qualcuno che parli. Pink rivede i vari momenti che nella vita lo hanno profondamente segnato, i vari mattoni (bricks) che poco per volta hanno eretto intorno a lui il muro (The Wall).
Uno dei brani più famosi e anche uno dei mattoni più pesanti, (e lasciatelo dire ad uno che ha tanto sofferto come alunno), è senza dubbio la scuola:
“Hey, teachers, leave them kids alone…
[Hey, maestri, lasciate stare i ragazzi…]
La conclusione della vicenda è amara. In un fantomatico processo intentato al nostro, il giudice lo condanna a una pena tremenda: abbattere il muro e ri-entrare nella vita di tutti i suoi simili.
Parlavo prima di un prodotto lisergico. Spiego meglio l’uso di questo termine. Il film è frutto della sceneggiatura di Roger Waters, che nel 1982 era diventato il leader indiscusso dei Pink Floyd (gli altri componenti erano David Gilmour, Nick Mason e Richard Wright).
I Pink Floyd
I primi album del gruppo, però, erano stati quelli in cui era ancora presente Syd Barrett che abbandonò la band agli inizi degli anni Settanta a causa di gravi problemi di schizofrenia, spesso accresciuti dall’uso eccessivo di LSD. Senza entrare in campi che non mi competono, secondo il giudizio di molti esperti, quando Syd era presente, le opere dei Pink Floyd erano a un livello più alto.
Syd Barrett è morto nel 2006 a sessant’anni, dopo aver vissuto per un trentennio in isolamento. Comunque sia, Waters, in “The Wall” rende omaggio al suo sfortunato compagno quando racconta dell’evoluzione della follia e della disinvolta pratica di rivolgersi verso la droga del protagonista.
Roger Waters avrebbe voluto fare la parte del protagonista, ma gli fu preferito un altro cantante alla prima esperienza cinematografica: Bob Geldof. [Vedi nota]
La scelta del regista. Alan Parker, solo due anni prima aveva firmato la regia di un film musicale di grande successo: “Fame” (in ital. “Saranno famosi”) e quindi rappresentava una sicurezza anche per questo progetto. Sono rimasti però epici gli scontri sul set tra Waters e Parker, quietatisi quando il primo per un certo periodo di tempo rimase lontano dalla produzione. Le animazioni di Scarfe sono state utilizzate anche per il divieto della band a riprodurre brani dei loro concerti dal vivo.
Per ultima cosa, posso ricordare che “The Wall” fu presentato fuori concorso al Festival di Cannes del 1982 e provocò nel pubblico (anche negli “addetti ai lavori”), non poche polemiche.
Note
Sir (nel 2001 è stato nominato “Commendatore dell’Ordine dell’Impero britannico”) Alan Parker è nato nel 1944 in Gran Bretagna. Nella vita oltre che regista, è stato anche sceneggiatore, produttore, scrittore e attore.
Ha firmato pellicole anche molto differenti fra di loro, fra le quali ricordo almeno “Fuga di mezzanotte” e, nel genere musicale “The Commitments” ed “Evita”. Al cinema è arrivato nel 1976, dopo aver lavorato per anni nella pubblicità televisiva e questo si nota in particolar modo nella pellicola che stiamo esaminando.
Altro Sir dell’impero britannico (dal 1986), è Bob Geldof. Non per la sua attività nel campo musicale, né per quella di attore, ma per l’impegno che dal 1984 ha profuso a favore della lotta contro la fame e le malattie in Africa.
Nel 1985 fu l’organizzatore di un concerto (USA for Africa) che riunì insieme 45 celebrità della musica pop, concerto i cui proventi furono devoluti alla popolazione dell’Etiopia, afflitta da una spaventosa carestia. Sempre nel 1985, fu anche l’anima del Live Aid, concerto rock in mondovisione, tenutosi in contemporanea allo stadio Wembley di Londra e allo stadio JFK di Filadelfia.
Di “The Wall” esiste in commercio anche una versione del 2014: “Roger Waters The Wall” che mescola un viaggio dell’artista nei suoi luoghi d’infanzia con brani tratti dai concerti del gruppo.
E non voglio dimenticare, infine, il bellissimo concerto che i Pink Floyd tennero nel 1990 a Berlino un anno dopo la caduta del muro, di cui esiste una splendida registrazione visiva.
L S D
Nell’immagine un fotogramma del film
Pink Floyd The Wall
Regia: Alan Parker
Interpreti: Bob Geldof, Kevin McKeon, David Bingham, Bob Hoskins