Gli universi paralleli di Stephen Hawking.
Ho ritrovato un vero gioiellino: “Peggy Sue si è sposata” di Francis Ford Coppola (1986). Chiunque conosca un po’ di cinema dagli anni Ottanta a oggi, ha sentito parlare di Francis Ford Coppola. Insieme a colleghi o amici (George Lucas, Steven Spielberg, Martin Scorsese e altri), ha contribuito a quella che è stata chiamata la “New Hollywood”.
Il nuovo cinema
Spieghiamo. Intorno agli anni Sessanta negli Stati Uniti era entrata in crisi l’industria cinematografica, a causa dell’avvento della televisione che aveva provocato un drammatico calo del pubblico nelle sale. Per correre ai ripari, si assistette a un grande rinnovamento, con un ricambio registico e attoriale e la nascita di giovani produttori indipendenti.
Il “nuovo cinema” si dedicò a tematiche che erano state evitate negli anni precedenti. Siamo in un periodo di contestazione, per cui apparvero sugli schermi argomenti mai o quasi mai trattati prima: le inquietudini giovanili, il ruolo della donna nella società, un modo differente di guardare alla guerra e così via.
Gli stessi generi furono contaminati, mentre la figura del regista si avvicinò sempre più a quella dell’autore, sulla falsariga di quanto avveniva in Europa. Vennero prodotte opere che hanno lasciato un segno nell’arte cinematografica: di alcune di esse parlerò in futuro, anche se molti sarebbero i titoli degni di approfondimento.
La “Nuova Hollywood” termina con l’avvento dell’era digitale. Per citare almeno due titoli, “Lo squalo” di Steven Spielberg (1975) e “Star Wars” di George Lucas (1977), con il loro successo economico, sancirono il ritorno alle grosse produzioni e aprirono la strada per i blockbuster che ancor oggi ci arrivano dalle Majors americane. E così, il cerchio è chiuso.
Un film su commissione
Tornando a Coppola, il nostro autore ha mosso i primi passi nel mondo del cinema come sceneggiatore, per poi passare al ruolo di produttore, oltre che a quello di regista. Come si desume dal cognome, è di origine italiana (precisamente lucana) e nel corso di un’attività durata più di mezzo secolo (compirà ottant’anni nel 2019), ha collezionato moltissimi premi e riconoscimenti: fra i tanti, 6 Oscar e un Leone d’oro alla carriera a Venezia, nel 1992.
Alterne invece le sue vicende al botteghino. Alcuni suoi film sono stati campioni d’incasso (si calcola che “Il padrino” abbia fruttato alla Paramount oltre 250 milioni di dollari), mentre altri l’hanno portato sull’orlo del fallimento finanziario. Gli anni Ottanta lo vedono infatti impegnato sul set per risanare i debiti accumulati con “Un sogno lungo un giorno”. In questo contesto si inserisce “Peggy Sue si è sposata”.
Come già scritto per “Il generale Della Rovere” di Rossellini, si tratta di un film “su commissione”; ma, anche in questo caso, si rimane stupiti, osservando che, anche una commedia leggera, può diventare nelle mani di un grande regista, una piccola opera d’arte.
La grandezza del film è tutta nella maniacale e precisa ricostruzione dell’ambientazione degli anni Sessanta, con citazioni di merito per la fotografia (Jordan Cronenweth, autore tra l’altro anche delle cupe atmosfere di “Blade Runner” di Ridley Scott), la scenografia (Dean Tavoularis), e per la colonna sonora originale (John Barry).
Nello stesso anno esce nelle sale anche “Ritorno al futuro” di Robert Zemeckis, film apparentemente simile, a cominciare dal viaggio a ritroso nel tempo. Tuttavia, mentre il lavoro di Zemeckis è, alla fine, ottimista, nel caso di “Peggy Sue” resta un’amarezza di fondo: non è possibile scappare da quello che il destino ci ha preparato.
Rivedendolo, mi sono chiesto se ci sia nella nostra vita qualcosa di più angosciante di un tornare nel passato, ma con la testa di oggi e con la convinzione che per quanto ci si provi, non si potrà cambiare il futuro (che già conosciamo).
Un’ultima considerazione. Cosa c’entra Stephen Hawking con questo film? A parte il doveroso omaggio a un grande uomo che ci ha lasciato, ho citato gli universi paralleli, perché in un discorso tenuto all’università di Harvard, Hawking ha detto: “le cose che entrano in un buco nero, possono anche uscire, sia dall’esterno che in un altro universo. Se cadeste in un buco nero, non arrendetevi, c’è una via d’uscita”. Da qui si sono sprecate le congetture su eventuali mondi paralleli…
Note e curiosità
L’interprete maschile del film è Nicholas Cage. Il suo vero nome è però Nicholas Coppola (utilizzato nei primi lavori), figlio del fratello del regista, August (professore di letteratura). I tre figli di Francis, invece sono tutti nel cinema: il primo (Gian Carlo) era produttore e attore, ma è morto in un incidente nel 1986; il secondo (Roman) è regista, così come la terza figlia (Sofia), ben più conosciuta dei due fratelli (di lei abbiamo recensito “Lost in Translation”).
Per finire, due curiosità su Francis Ford Coppola. Dal 1978 produce a Rutheford, in California, un apprezzatissimo vino: il Rubicone. (Sempre produttore, come nel cinema). Infine, ricordiamo che nel 1999 è stato insignito del titolo di Duca di Megalopolis, dal sovrano del regno di Redonda. Redonda è una piccolissima nazione, situata su di un’isola quasi disabitata del gruppo delle Isole Sopravento Settentrionali, nelle Antille.
L S D
Peggy Sue si è sposata
- Regia: Francis Ford Coppola
- Interpreti: Kathleen Turner, Nicolas Cage, Barry Miller, Catherine Hicks, Joan Allen, Kevin J. O’Connor, Jim Carrey