Oggi, domenica 13 aprile, ho raggiunto uno degli obiettivi che mi sono prefissato per questo 2025, ovvero assistere a 30 concerti (non male per uno che non distingue un Do da un Re). Non ero certo che ci sarei riuscito, tantomeno credevo che ci avrei impiegato appena 103 giorni.
A contrastare con una mattinata uggiosa e fredda in quel di Bergamo, l’Ensemble Locatelli ha proposto – per la stagione organizzata in collaborazione con la Fondazione Teatro Donizetti – un solare programma di musica barocca intitolato Torelli: la nascita del Concerto.

Per una volta Thomas Chigioni ha lasciato la direzione all’ospite Chiara Cattani, clavicembalista, pianista e fortepianista. Ho appena scoperto che si è laureata con il massimo dei voti all’Alma Mater Studiorum di Bologna in papirologia con una tesi sulla professione del musicista nell’Egitto di età greco-romana (Chissà se il professor Canfora sa suonare il clavicembalo!).
Altra presenza speciale quella di Roberto Noferini che ha condiviso con Jérémie Chigioni il ruolo di violino solista.
Nel Ridotto Gavazzeni del Teatro Donizetti l’Ensemble Locatelli era oggi così composto:
- Roberto Noferini, Jérémie Chigioni: violini soli
- Pietro Battistoni, Regina Yugovich: violini ripieno
- Nicola Sangaletti: viola
- Thomas Chigioni: violoncello
- Carlo Sgarro: contrabbasso
- Mauro Pinciaroli: arciliuto
- Chiara Cattani: clavicembalo, direzione
e ha eseguito il seguente programma:
- Giuseppe Torelli: Concerto in Re maggiore per violino, archi e basso Op. 8 n. 12
- Antonio Vivaldi: Concerto per archi e basso continuo in Sol minore RV 157
- Giuseppe Torelli: Concerto in La minore per 2 violini, archi e basso Op. 8 n. 2
- Johann Sebastian Bach: Concerto in Re minore per 2 violini archi e basso BWV 1043
- Giuseppe Torelli: Concerto op. 8 n. 9 in mi minore per violino, archi e basso Op. 8 n. 9
Nella consueta introduzione il maestro Chigioni si è prima soffermato sulle diverse accezioni del termine concerto, ovvero: un evento a cui si partecipa collettivamente; formazione musicale, ensemble strumentale; “forma compositiva emersa tra la fine del Seicento e l’inizio del Settecento, basata sul dialogo strutturato tra strumenti solisti e ensemble, tra l’individuale e il collettivo”, per citare dalle note di sala.

Ha poi rievocato la genesi e le prime tappe del concerto – tema del programma odierno, appunto -, nato stranamente nella forma del “concerto grosso”, composto da un gruppo di solisti (due o tre) e uno più ampio. Questa forma è strettamente legata alla scuola barocca romana, cioè ad Arcangelo Corelli, ma c’erano esempi già nella generazione precedente, per esempio con Alessandro Stradella e Bernardo Pasquini (il cui oratorio Mosè è stato proposto nel concerto di fine marzo).
Si ricordano poi i Dodici concerti grossi dell’op. 6 di Corelli, del 1714, che hanno impostato uno stile e un livello da imitare per tutti i compositori a venire. Giuseppe Torelli – il cui cognome si distingue da quello del più celebre collega per la sola iniziale – ha molto in comune con Corelli, ma ha anche dei punti di distanza.
Chigioni si è soffermato sul “concerto a quattro”, una “forma di democrazia in musica” in cui tutti gli strumenti coinvolti dicono la loro in modo paritetico. Il vero maestro di questo stile fu senza dubbio Vivaldi.
L’ultimo compositore presentato è stato Johann Sebastian Bach che conosceva molto bene lo stile italiano perché trascorse anni interi della sua gioventù a studiare e a trascrivere opere di autori italiani come Vivaldi, Benedetto Marcello e probabilmente anche Torelli.
Nei concerti grossi di Torelli i due solisti dialogano tra di loro come i giocatori di ping pong si passano la pallina (la metafora sportiva è dello stesso Chigioni). Nel concerto per due violini di Bach questo dialogo non è mai di rimbalzo, è sempre fitto e ricamato così abilmente che a un certo punto le due voci si possono scambiare – la voce A passa a eseguire il materiale B e viceversa – com una tecnica chiamata “contrappunto doppio”. Bach condensa nella sua musica gli stili francese e italiano per le forme e li filtra attraverso il linguaggio contrappuntistico tedesco.
Al termine dell’introduzione il maestro Chigioni si è detto felice di ospitare nell’occasione odierna Chiara Cattani, direttrice stabile dell’Orchestra Academia Montis Regalis, “una delle formazioni italiane più importanti”, e Roberto Noferini, “un acclamato solista, il primo a incidere i Capricci di Paganini su uno strumento antico”.
Poi, dopo la fase di accordatura degli strumenti e un breve attimo di silenzio, l’Ensemble ha dato il via al primo brano ed è stato come il Big Bang: è nato un intero universo.
L’Ensemble Locatelli tornerà al Teatro Donizetti il prossimo 10 maggio, ma alle ore 17.00 e nella Sala della Musica, per il concerto Boccherini: quintetti per archi, sotto la direzione di Thomas Chigioni.
Saul Stucchi
Ensemble Locatelli
Informazioni e programma