Ha ragione Luciano Canfora, come quasi sempre. “Per il senso comune i «classici» sono il serbatoio delle risposte für ewig (per sempre, ndr); invece sono una incalzante catena di domande”, scrive nella sua nota introduttiva a “Vivere con i classici”, appena pubblicato da Sellerio con i testi di alcuni scrittori, tra cui Alicia Giménez-Bartlett, Daria Galateria e Francesco M. Cataluccio (ne riparlerò nei prossimi giorni).
Dunque: i classici non forniscono un prontuario delle soluzioni ai quesiti della vita, ma sono piuttosto un repertorio di spunti, provocazioni, sollecitazioni e inviti a pensare. Perché la risposta a questi, almeno se la intendiamo come secca e definitiva, semplicemente non esiste.

Tutto questo per introdurre il monologo “Si può uccidere per amore?”, uno studio da “Clitemnestra o del crimine” di Marguerite Yourcenar che ho visto a Milano nei giorni scorsi, diretto da Alberto Oliva con l’assistenza di Fabrizio Kofler, e interpretato da Diana Ceni, con la voce recitante di Arianna Corinne Banfi a fare da intro.
I moventi della regina
“Per cos’altro uccidere, se non per amore?”, ho pensato di rispondere provocatoriamente al termine della recita, quando noi necessariamente pochi (ma fortunati) spettatori ci siamo scambiati le rispettive impressioni. Ma il dibattito non c’è stato, sostituito da un gustoso tiramisù. Che però non ha reso più dolce la ricerca del vero quesito attorno a cui Marguerite Yourcenar ha creato il suo racconto, una delle perle della raccolta “Fuochi”.
Qual è il vero motivo che spinge Clitemnestra a uccidere? La regina non sa bene contro chi indirizzare la rabbia, la frustrazione e l’angoscia che l’attanagliano. Avvisata della caduta di Troia, sulle prime vorrebbe far fuori Egisto, come se quest’atto bastasse a chiudere in una parentesi l’esperienza dell’adulterio, “e l’adulterio non è sovente che una forma disperata della fedeltà”. Annotazione finissima. Clitemnestra non è tanto (o solo) una Penelope che non è rimasta fedele al marito lontano, quanto una moglie che non sa perdonare: non il tradimento di Agamennone, quanto la sua indifferenza.

In secondo luogo la regina pensa al suicidio, per evitarsi la vista della delusione sullo sguardo del marito, fredda amplificazione della reazione che lei stessa ha avuto vedendo la propria immagine riflessa nello specchio. Dieci anni non sono trascorsi senza lasciare segni…
Clitemnestra arriva addirittura a provocare la gelosia di Agamennone con una lettera anonima perché lui, preso da furore, la strangoli con una morsa mortale che sarebbe quanto di più simile a un abbraccio che non potrà più sperare. Ma il “pastore di popoli” non fa una piega.
Quando partì per Troia era bello come un dio. Anche su di lui il tempo ha lavorato instancabile. È ancora bello, ma ora lo è come un toro, non più come un dio. Un’altra osservazione psicologica interessante. Ecco un altro movente per il delitto: Clitemnestra uccide Agamennone anche per evitargli di scivolare ancora più in basso, al gradino di marito pantofolaio, degno consorte della “cuoca obesa” che lui ha ritrovato al suo ritorno.
Tutte queste osservazioni della Yourcenar Diana Ceni le fa vibrare nella sua interpretazione di Clitemnestra. Con giochi di sguardi e di gesti segna i cambi di umore (sottolineati dai violini di György Ligeti), i timori e le meschine rivalse contro la rivale orientale, “quella specie di maga turca”. Il sangue che fa da filo rosso al breve testo scorre qui dalla teiera in porcellana.
Sembra proprio una regina la regale Diana, agghindata come Elisabetta II. Ed è una sovrana che non vuole abdicare: perderà la corona insieme alla testa, non prima. Che il suo gesto, i suoi gesti, tutti, non le avrebbero portato altro che la catastrofe finale lo sapeva da sé, non aveva bisogno della predizione di Cassandra. “Tutte le donne lo sanno: si aspettano sempre che tutto finisca male”.
Come un coltello che, sfuggito di mano, s’inchioda nel pregiato parquet.
Saul Stucchi
Si può uccidere per amore?
Uno studio da “Clitemnestra o del crimine” di Marguerite Yourcenar
Con Diana Ceni
Regia di Alberto Oliva
Assistente alla regia Fabrizio Kofler
Voce recitante Arianna Corinne Banfi
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