Alla Scala di Milano è andata in scena ieri sera (29 novembre, ndr) l’ultima rappresentazione stagionale dell’Elektra di Richard Strauss, su libretto di Hugo von Hofmannsthal, da lui stesso tratto dalla propria omonima tragedia, a sua volta basata su quella di Sofocle.
Una produzione Teatro alla Scala in coproduzione con il fior fiore dei teatri d’opera del mondo: Festival di Aix en Provence, Metropolitan Opera di New York, Finnish National Opera di Helsinki, Staatsoper Unter den Linden di Berlino e Gran Teatre del Liceu di Barcellona. Si tratta dell’ultima regia di Patrice Chéreau, scomparso nel 2013, ripresa da Peter Mc Clintock.
La prima rappresentazione assoluta di Elektra si tenne il 25 gennaio 1909 al Königliches Opernhaus di Dresda. Pochi mesi dopo, esattamente il 6 aprile, ci fu la prima scaligera, in italiano.
A quasi centodieci anni di distanza Elektra scuote ancora il cuore. I calorosi applausi tributati all’ensemble dimostrano che il pubblico ha particolarmente gradito la prova degli interpreti e dei musicisti.
Waltraud Meier aveva il ruolo di Clitemnestra, Ricarda Merbeth era Elettra (l’anno prossimo tornerà alla Scala con Die Ägyptische Helena di Strauss diretta da Franz Welser-Möst), Regine Hangler la sorella Crisotemide, Roberto Saccà nel ruolo di Egisto e Michael Volle in quello di Oreste.
A dirigere l’orchestra in quest’ultima data Henrik Nánási, dopo il forfait per motivi di salute del maestro Christoph von Dohnányi che ha diretto la prima del 4 novembre, poi sostituito da Markus Stenz nelle successive rappresentazioni.
Sobrie le scene di Richard Peduzzi, così come i costumi di Caroline De Vivaise, in tonalità pastello che ricordano i colori di Morandi. Il disegno delle luci di Dominique Bruguière è stato ripreso da Marco Filibeck.
La reggia di Micene è ridotta a una quinta molto spartana (ops!), con una grande abside a ospitare la porta del palazzo. Da qui esce Clitemnestra, per accogliere la quale le serve srotolano un tappeto rosso che richiama quello che lei stessa aveva steso al ritorno di Agamennone da Troia.
In entrambi i casi si tratta di un simbolico richiamo al sangue che verrà versato. A purificare Micene non sarà infatti l’acqua con cui le serve all’inizio dell’opera puliscono il cortile del palazzo, ma il sangue dei colpevoli e dei loro accoliti: immensa strage!
Desiderato, evocato, dato per morto, giunto in segreto per essere riconosciuto solo dai cani ma non dalle sorelle, è Oreste il solutore. Deciso e spietato, mette in pratica quello che Elettra agogna da tempo, il desiderio che la strugge (ma a ucciderla sarà il suo compimento), e che Crisotemide paventava, più propensa al quieto vivere.
In questo dramma familiare dalle tinte forti, è interessante soffermarsi sull’altalena di ruoli affibbiati dagli uomini agli dei, di volta in volta ultimi colpevoli, primi salvatori o inesistenti.
Su ALIBI potete leggere anche la recensione dell’Elektra di Strauss allestita al Centro Cultural de Belém a Lisbona.
Saul Stucchi
Dal 4 al 29 Novembre 2018
Elektra
di Richard Strauss
Libretto di Hugo von Hofmannsthal
- Coro e Orchestra del Teatro alla Scala
- Produzione Teatro alla Scala in coproduzione con Festival d’Aix en Provence; Metropolitan Opera, New York; Finnish National Opera, Helsinki; Staatsoper Unter den Linden, Berlin; Gran Teatre del Liceu, Barcelona
- Direttore
Christoph von Dohnányi (4 novembre)
Markus Stenz (7, 10, 14, 18, 23 novembre)
Henrik Nánási ( 29 novembre) - Regia Patrice Chéreau, ripresa da Peter McClintock
- Scene Richard Peduzzi
- Costumi Caroline De Vivaise
- Luci Dominique Bruguière, riprese da Marco Filibeck
- Interpreti principali:
Klytaemnestra Waltraud Meier
Elektra Ricarda Merbeth
Chysothemis Regine Hangler
Aegisth Roberto Saccà
Orest Michael Volle
Informazioni: