Nella splendida cornice del teatrino di Palazzo Visconti (sede della Fondazione Bracco) in centro a Milano si è tenuta ieri sera la presentazione del libro “Per il Periplo dell’Africa” di Ulrico Orazio Longo, edito da Giampiero Casagrande Editore.
Mal d’Africa
Federica Frediani, curatrice del volume, ha esordito dicendo che l’incontro sarebbe servito per conoscere meglio la figura di Longo, non tanto per parlare del libro.
Ha poi passato la parola al fotografo (e poeta) Giovanni Gastel che ha raccontato la sua esperienza in Africa. Gastel ha detto di essersi ritrovato nel racconto di viaggio di Longo: “L’Africa ti segna”. Per lui fotografia e poesia, le sue più grandi passioni, sono legate all’Africa e ha confessato di soffrire di mal d’Africa. La grande inquietudine che provava da adolescente è stata curata dal deserto, uno dei grandi “assoluti” con il mare e lo spazio.
Longo era un medico, ma aveva una visione poetica del continente dalle mille sfaccettature. È dunque molto interessante leggere il suo racconto. Nei pezzi giornalistici, ha osservato Gastel, Longo si dimostra un po’ “ingessato”, mentre era completamente libero nelle fotografie, animato com’era da uno spirito di lieve ironia. Più “rigidi” erano i viaggiatori suoi contemporanei.
L’Africa ha profondamente cambiato Longo: la vastità dell’orizzonte l’ha colpito e plasmato. Allo stesso modo l’immensa potenza della natura ha colpito e formato Gastel.
Viaggiare tra le due guerre
Il giornalista e storico del viaggio Claudio Visentin ha tenuto un’interessante (e frizzante) lectio sui viaggi tra le due guerre mondiali, partendo dal libro di riferimento: “Abroad: British Literary Traveling between the Wars” di Paul Fussell, edito dalla Oxford University Press. Il perché è chiaro: “L’Africa di Longo – ha detto Visentin – era essenzialmente quella inglese”.
È nelle trincee della prima guerra mondiale che il viaggio prende la forma di evasione dall’immobilismo (figura della morte). Il viaggio di Longo si colloca nel breve periodo tra i due conflitti, un’epoca in cui si viaggiava in pochi, ma esistevano già alcune strutture ricettive e si poteva già partecipare a dei safari fotografici (lo stesso Longo vi prese parte).
C’era già il turismo, ma non aveva i caratteri consumistici che ha oggi. Visentin ha citato due dati molto significativi: nel 1950 si registrarono 50 milioni di passaggi di frontiera, mentre oggi siamo a quota 1 miliardo e 200 milioni!
[codice-adsense-float]L’epoca tra le due guerre fu l’età d’oro delle crociere e dei primi voli su lunghe distanze. Ancora non si volava di notte, i velivoli tenevano una velocità di crociera simile a quelle di una buona berlina di oggi e le sciagure erano piuttosto frequenti. Particolare da non trascurare quando si tessono le lodi del “bel turismo che fu”.
In quegli anni venne inventata l’estate come la viviamo ancora oggi, fatta di mare, spiaggia, olio solare e deroghe al codice di comportamento da tenersi in società (beh, lo sbracamento ormai è tracimato fuori dalla stagione estiva, ma questo è un altro discorso…).
E per reazione nacquero gli sport invernali. Visentin non l’ha ricordato, ma Hans Castorp, protagonista de “La montagna incantata” di Thomas Mann, per poco non perde la vita a causa di una sciata… Visentin ha invece accennato all’interesse delle dittature per la diffusione dell’automobile…
Il viaggio di Longo
Da parte sua la curatrice Frediani ha raccontato il viaggio compiuto da Longo all’età di 24 anni, fresco di laurea, insieme a due amici, Solza e Morosini.
Lo muoveva una “ansia del nuovo” mista a desiderio di avventura. Amava molto i mezzi di trasporto che compaiono spesso nelle fotografie del suo album, conservato dalla nipote Simona Garelli Zampa. Attraverso una selezione di immagini la studiosa ha rievocato il viaggio africano di Longo, in cui la varietà degli orizzonti si traduce nell’eterogeneità delle fotografie. Longo era molto interessato alla vita quotidiana delle popolazioni con cui veniva in contatto e numerosi sono i ritratti.
Si è conservato anche il curioso certificato ottenuto da Longo per aver superato l’Equatore, firmato niente meno che dal dio del mare Nettuno.
Frediani e Gastel hanno concordemente sottolineato l’assenza di pittorialismo (evitato da Longo in quanto medico) e di orientalismo: per questo le sue foto sono interessanti e “moderne”.
Infine ha preso la parola la nipote Simona Garelli Zampa per un breve ricordo del nonno e delle sue “storie fantasiosissime”, come quella volta in cui si trovò cinque leoni sui gradini dell’ufficio postale di Nairobi, da cui doveva inviare una delle sue corrispondenze. “Era curioso di tutto e lo rimase per tutta la vita”.
Per fortuna si può essere curiosi senza dover necessariamente fare il periplo dell’Africa. Ci sono tanti luoghi sconosciuti a pochi passi da casa nostra…
Saul Stucchi