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Voi siete qui: Biblioteca » I buoni propositi per il 2021? Sarebbe meglio non averne…

3 Gennaio 2021 Scritto da Saul Stucchi

I buoni propositi per il 2021? Sarebbe meglio non averne…

Il primo editoriale “L’ALIBI della domenica” del 2021 è dedicato ai buoni propositi per l’anno nuovo.

Ho appena riletto il primo editoriale dell’anno scorso, quello che ha dato l’avvio alla rubrica “L’ALIBI della domenica”. S’intitola “Guardare con più attenzione tra i buoni propositi del 2020”. Naturalmente non avevo il minimo sentore di quello che sarebbe successo nel giro di poche settimane.

Ignoravo che la pandemia avrebbe sconvolto la vita di tutti noi. Eppure se avessimo guardato con più attenzione – soprattutto quelli tra di noi che hanno responsabilità decisionali -, avremmo avuto modo di prepararci per tempo, se non impedire che il virus si diffondesse come invece ha fatto. L’ho compreso leggendo, a metà dell’anno del Covid19, l’intrigante e insieme inquietante “Spillover” di David Quammen (pubblicato da Adelphi).

Il mio buon proposito del 2020 era invece quello di prestare più attenzione alle cose che mi circondano: vedere invece di limitarsi a guardare. Non credo di esserci riuscito. Rimane dunque valido come buon proposito per l’anno appena iniziato, anche se protagonista sarà il mantra “Uscire dalla pandemia per tornare a «prima»”. Almeno dallo scorso marzo in poi in molti si sono impegnati a spiegarci che in realtà sarà impossibile tornare a «prima», anche se poi stiamo tutti facendo di tutto per riprendere da dove abbiamo lasciato le cose un anno fa. Soltanto il tempo ci dirà se e come ci riusciremo. Lo stesso giudice emetterà la sentenza sul conseguimento dei buoni propositi per il 2021.

Capo Tenaro

Fatta la premessa che ormai ho capito che il miglior proposito sarebbe non farsi una lista di buoni propositi, mi sono concentrato sulle linee guida che vorrei tenere nei prossimi dodici mesi. Niente di trascendentale: è tramontata da un pezzo l’epoca delle illusioni e dei grandi sogni.

Non percorrerò la Via della Seta a dorso di un cammello battriano, non farò il giro del Mediterraneo su un furgoncino VW T2, non imparerò il tedesco, non scriverò per il New York Times né per El País. Mi basterebbe rivedere il mio posto del cuore in Grecia e visitare di nuovo il Museo del Louvre a Parigi, magari in occasione della mostra sul faraone Taharqa (in calendario dal 27 ottobre, se tutto andrà bene…).

Questo non significa che non mi stia confezionando una lista piuttosto ambiziosa di cose da fare nel 2021. Come ho scritto recentemente, ho già iniziato a leggere “a tappe quotidiane” “Moby Dick o la Balena” di Melville e “Giuseppe il Nutritore” di Thomas Mann. Mi piacerebbe visitare una volta al mese il Museo Egizio di Torino, ma questo progetto a prima vista alla mia portata rischia di fallire ancora prima di cominciare. “Il Museo Egizio è chiuso in ottemperanza alle disposizioni governative” avverte il sito dell’istituzione, senza però comunicare quando riaprirà i battenti. Aspettiamo il prossimo DPCM.

Vorrei tanto tornare a teatro, magari cominciando con lo spettacolo “Furore” di Massimo Popolizio. Il Piccolo Teatro di Milano l’aveva in calendario per lo scorso novembre, ma poi ha dovuto posticiparlo al 2021. Il sito del teatro indica come periodo di programmazione “20 gennaio – 7 febbraio”: staremo a vedere.

Nel frattempo posso concentrarmi su obiettivi dipendenti da me. Per esempio impegnandomi in quelle piccole sfide quotidiane che logorano se non affrontate con il giusto spirito e una forte determinazione. Mi piacerebbe, tanto per cominciare, tenere la casella della posta vuota (anzi: le caselle. Ho due account principali, per non parlare di quelli secondari che controllo soltanto quando voglio farmi del male).

Ma come ciascuno di noi ben sa, smaltire i messaggi che quotidianamente ci sommergono è una fatica degna di Sisifo. Appena ne elimini uno, ne arrivano altri due. Ecco: uno dei buoni propositi per il 2021 è chiudere la casella della posta alla sera senza che vi sia rimasto qualche messaggio da smaltire. Un altro è quello di non archiviare articoli da leggere: se non li leggo subito, difficilmente li leggerò dopo una settimana o un mese.

Lo so: sembrano consigli da Marie Kondo dei poveri. Ma l’anno scorso volevo “guardare con più attenzione” e ho ben visto com’è finita.

Saul Stucchi


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