Smaltiti o meno i bagordi del veglione (quest’anno forse un poco più sobri del solito per colpa del Covid19), è comunque il caso di pensare all’anno nuovo di zecca. Il 2021 si presenta accompagnato da un bell’elenco di limitazioni e divieti, a cominciare da quello di viaggiare per il vasto mondo. Nessuno però – per fortuna – ci impedisce di viaggiare con la mente, immergendoci in un libro, meglio ancora se in un classico. O addirittura in due!

Io ho deciso di dedicare i primi mesi del 2021 a due pesi massimi della letteratura: Thomas Mann e Herman Melville. Del primo rileggerò “Giuseppe il Nutritore”, ultimo capitolo della tetralogia “Giuseppe e i suoi fratelli”. Del secondo leggerò finalmente il capolavoro assoluto, “Moby Dick”. Confesso di non averlo mai letto, anche se ovviamente ne conosco la storia, anche per aver visto diversi spettacoli teatrali ad essa ispirati (e “Moby Dick alla prova” di Elio De Capitani è uno degli spettacoli che tanto vorrei vedere nel 2021, appena sarà possibile).
Di ciascuno leggerò soltanto cinque pagine al giorno, il che significa che in entrambi i casi si tratterà di un impegno di circa quattro mesi.
Già nell’abbrivo odierno ho potuto verificare la validità di queste due osservazioni di Italo Calvino: “D’un classico ogni rilettura è una lettura di scoperta come la prima” e “d’un classico ogni prima lettura è in realtà una rilettura”.
E subito si sono presentati i primi incroci: al Samaele del “Preludio tra le gerarchie celesti” che apre il romanzo di Mann risponde l’Ismaele del celeberrimo incipit di Melville. E il passo “è a motivo delle idolatre infatuazioni degli antichi Egizi a proposito di ibis e di ippopotamo arrosto che si possono vedere le mummie di queste creature in quei loro grandi forni che sono le piramidi” che si legge nelle prime pagine di “Moby Dick” mi ha subito fatto pensare all’Egitto in cui si muove Giuseppe (anche quando è ridotto in cattività…).
I miei primi viaggi del 2021 sono iniziati! E voi, dove viaggerete? Ovunque sia la vostra meta, non abbiate fretta di raggiungerla, come consiglia saggiamente il grande Kavafis in “Itaca”, la sua poesia più celebre e forse la più bella.
Saul Stucchi
Thomas Mann
Giuseppe il Nutritore
in Giuseppe e i suoi fratelli
Traduzione di Bruno Arzeni
I Meridiani Mondadori
Herman Melville
Moby Dick o la Balena
Traduzione di Cesare Pavese
Adelphi