
Il Piemonte, si sa, è una terra ricca di sorprese. Concerti, esposizioni, manifestazioni culturali ed enogastronomiche musei. Tra questi ultimi, da segnalare quel piccolo gioiello che è il museo di Arti Decorative della Fondazione Accorsi. Inaugurato il 3 dicembre 1999, il museo, situato al piano nobile di un palazzo di fine Seicento di via Po a Torino, nasce dal generoso lascito di Pietro Accorsi, uno dei più importanti antiquari e collezionisti del secolo scorso. La storia di Accorsi è quasi da manuale. Il giovane Pietro inizia ad interessarsi all’arte molto presto, all’età di diciotto anni, quando, grazie a un prestito, comincia la sua colazione privata di oggetti di prestigio. A poco a poco compra, pezzo dopo pezzo, il palazzo della sua gioventù per farne il fulcro della futura attività. A settant’anni di distanza le opere raccolte dal collezionista torinese costituiscono un patrimonio smisurato e dal valore inestimabile. “Se potessimo rimettere insieme tutto ciò che mi è passato per le mani, non basterebbe Piazza Vittorio a contenerlo”, era solito dire l’antiquario.

L’allestimento ripropone il gusto del fondatore, il suo modo di concepire l’arredamento, che in sostanza era un’interpretazione personale della concezione del settecento.
Il “sogno del Settecento” di Pietro Accorsi rappresenta nella prima metà del secolo un’alternativa rispetto all’interesse dominante in tutta Europa e negli Stati Uniti per il Medio Evo ed il Rinascimento. Innamorato dell’opulenza delle sete e dei broccati, delle decorazioni rococò e delle linee rette del neoclassicismo, piuttosto che dei cassoni dipinti e dei fondi oro, accorsi fornisce del settecento una visione nuova, filtrata attraverso la propria particolare concezione. Le sue case offrivano un’intelligente interpretazione del gusto settecentesco, in cui i mobili d’epoca erano sistemati in un contesto ricostruito e ridisegnato; nel complesso quello che appare agl occhi dei visitatori è tutto “un susseguirsi di ambienti di straordinaria ricchezza, da cui il proprietario sembra appena uscito e dove mobili, tappeti, arazzi, oggetti e quadri sono messi in relazione tra loro per ricreare le atmosfere del Settecento”.
Il percorso espositivo si compone di 27 sale che spazio dall’arte applicata dal XVII secolo alla prima metà del XIX e di oggetti di diverse epoche. Tra collezioni di cristalli di baccarat, argenti e miniature, è facile incontrare capolavori di ogni sorta. A cominciare dalla Madonna delle nevi, una delle più significative sculture quattrocentesche ritrovate in Piemonte, una madonna con bambino in legno con tracce di doratura e policromia, risalente alla fine del quattrocento, proveniente dall’antica cascina di Vibernone presso Chieri. O ancora, la bellissima pala d’altare di Guglielmo Caccia detto Il Moncalvo, rappresentante la Madonna con bambino, Santa Maria Maddalena, San Francesco e due committenti, ritratti con busto e rigoroso realismo.
Come non menzionare, infine, il mobile a doppio corpo firmato e datato 1738 da Pietro Piffetti, il maggiore ebanista del settecento in Italia? Il doppio corpo è impiallacciato di legni rari con avorio, tartaruga e madreperla. La fantasiosa sagoma mistilinea, di gusto pienamente barocco nel gioco di profili concavi e convessi d’intonazione architettonica, si arricchisce di una decorazione esuberante ma raffinatissima. Non mancano altre opere di Piffetti, come il cassettone con scrivania della seconda metà del settecento (probabilmente 1775), o il tavolino impiallacciato in legno violetto e palissandro, con intarsi in avorio sul piano, sui fianchi e sulle gambe, ricurve e terminanti con piedi a zoccolo di capra. La particolare impostazione data al museo dal suo fondatore si riscontra soprattutto nella ricostruzione di alcuni ambienti tipici della casa settecentesca. Tra questi la riproduzione della camera veneziana, con gli arredi dell’epoca, e della cucina, con in mostra ben 500 oggetti di rame, madie, cassapanche e oggetti tipici del menage domestico.

A partire da maggio 2006 il Museo ha inoltre arricchito la sua collezione permanente attraverso un comodato di 23 dipinti di nature morte, provenienti da collezione privata. Si tratta di quadri ascrivibili ai più importanti Maestri nazionali della natura morta tra cui vale la pena di annoverare il Maestro Acquavella, Pietro Paolo Bonzi, Fede Galizia, Panfilo Nuvolone, Giuseppe Recco, Giambattista Ruoppolo, Agostino Verrocchio. A soli sette anni dall’apertura, il Museo Accorsi è uno dei pochi musei italiani a possedere una grande collezione di dipinti di nature morte molto rappresentativa del livello qualitativo raggiunto dalle più importanti scuole pittoriche nazionali.
Simona Silvestri
Museo Accorsi
via Po 55
Torino
Tel. 011.8129116
Come Arrivare:
Dalle autostrade: Per chi arriva dalle autostrade seguire indicazioni per “Centro Città”.
Dall’aeroporto di Caselle: Servizio navetta per la stazione di Torino Porta Nuova. Giunti al terminal in c.so Vittorio Emanuele II, se volete un taxi, proseguite diritto attraversando via Sacchi ed arrivate fino sotto i portici laterali della stazione, proseguite tenendovi sulla destra, dopo pochi metri trovate il posteggio dei taxi.
Dalla stazione di Porta Nuova: Uscite dal lato destro della stazione, trovate subito il parcheggio dei taxi. Se proseguite dritto e attraversate il parcheggio e poi, al semaforo, via Nizza, leggermente a destra c’è la pensilina con la fermata del bus n. 61, chiedete di scendere all’ultima fermata di via Po, attraversate il semaforo, girate a destra e dopo pochi metri troverete il Museo.
Se arrivate alla stazione di Porta Susa: Usciti dalla stazione di fronte, al di là della piazzetta antistante la stazione, trovate il parcheggio dei taxi e le fermate del tram n. 13 o del bus n. 56, chiedete di scendere all’ultima fermata di via Po, sarete praticamente di fronte al museo.
Tram e autobus: 13 – 15 – 61 – 55 – 56; 30 (Piazza Vittorio Veneto); 16 (Corso San Maurizio)