Di una città cosa visitate principalmente: i monumenti storici, gli edifici religiosi, le piazze? A me interessano soprattutto i musei. Mi capita di andare in una città per vedere esclusivamente un museo o una mostra (poi, se il tempo lo consente, ne approfitto per fare un salto da qualche altra parte).
Così di Lisbona conosco abbastanza bene i due principali musei, il Museo Nazionale di Arte Antica (che da solo meriterebbe un viaggio, grazie alla presenza del Trittico delle tentazioni di Sant’Antonio di Hieronymus Bosch) e il Museo Calouste Gulbenkian, per averli visitati piuttosto a lungo nel corso dei miei viaggi.

Qualche giorno fa ho recensito il libro dell’amico Marco Grassano sulla capitale portoghese, “Lisbona e Tago e tutto” (edito da Tarka). C’è anche un brano dedicato al Museo Gulbenkian che qui riporto:
In teche e vetrine illuminate spiccano gatti egizi di metallo e monete greche d’oro, alcune delle quali coniate a Siracusa o a Taranto: minuscoli, quasi teneri tesori di Storia che solo un vero appassionato poteva riunire. Vetri greci, romani e mesopotamici, arte e artigianato di Persia, Turchia, Siria e Armenia, porte, tappeti, intarsi, maioliche, sculture cinesi, teste di drago dalla deformazione quasi caricaturale ma straordinariamente nette e dettagliate, disegni giapponesi. Come si possono comprendere in pochi minuti opere costate ai loro artefici mesi e mesi di paziente fatica? Come si può trovare il tempo necessario per dedicare la giusta attenzione alle cose?”.
Ritrovo nelle sue parole la mia stessa ansia. A generarla è la consapevolezza dell’impari lotta che vede contrapposti da una parte il tempo a disposizione per la visita e la capacità di concentrazione e dall’altra la ricchezza della collezione che si ha davanti agli occhi.
Il Museo Gulbenkian raccoglie qualcosa come seimila opere, non tutte esposte al pubblico. Anche dedicando un solo minuto per ciascuna di quelle in mostra, ci vorrebbero giorni per vederle tutte! Bisogna necessariamente fare una selezione. Buona regola è dedicarsi ai capolavori imperdibili segnalati dai curatori stessi nelle brochure e nei percorsi espositivi. Io però considero queste liste non come prescrizioni ferree quanto piuttosto come spunti per formare una personalissima selezione di opere che hanno colpito la mia attenzione. Non sempre si tratta di opere celebri o preziose. Di sicuro però hanno tutte una storia interessante.
Le mie opere preferite
Questa è la mia lista delle dieci opere più interessanti del Museo Gulbenkian di Lisbona:
- I medaglioni d’oro di Aboukir
“Veri o falsi?” è il titolo di una monografia di Adriano Savio (che è stato mio professore di Numismatica all’Università Statale di Milano) dedicata a questi medaglioni d’oro di cui il museo portoghese possiede 11 esemplari. Che siano stati realizzati nell’antichità oppure da qualche abile contraffattore nell’Ottocento come pensano alcuni numismatici, si tratta di pezzi veramente eccezionali. Rinvenuti nel 1902 ad Aboukir, nei pressi di Alessandria, furono acquistati da Gulbenkian nel 1949 dalla Pierpont Morgan Library di New York. Anche le monete della collezione sono tutte da gustare con calma. Le mie preferite sono quelle di epoca alessandrina. - Maschera funeraria egizia
Della piccola ma interessante collezione egizia, messa insieme da Gulbenkian durante gli anni Venti del Novecento, mi ha colpito in particolare la maschera funeraria in argento dorato datata alla XXX dinastia (664-525 a.C.). Gulbenkian l’acquistò nel 1928 nell’asta della collezione del generale John Maxwell, attraverso Howard Carter che qualche anno prima aveva scoperto la tomba di Tutankhamon.

- Livro de Horas de Holford
Il Museo Gulbenkian possiede diversi libri di preghiera riccamente miniati. Il Livro de Horas de Holford è un manoscritto in pergamena di 191 pagine in latino. La didascalia informa che fu realizzato nelle Fiandre, a Bruges o Gand, nel 1525 e che entrò nella collezione dopo essere appartenuto al “re del rame” Sir Alfred Chester Beatty. Le miniature sono attribuite al cosiddetto “Maestro di Giacomo IV di Scozia” e a Simon Bening con collaboratori. Nell’ultima mia visita, risalente al febbraio del 2018, il libro era aperto sul foglio 50 con la raffigurazione della Presentazione al Tempio.

- Non ha bisogno di molte parole la piastrella persiana risalente al periodo Timuride (XIV sec.). Cattura l’attenzione del visitatore con la geometrica armonia del disegno: una stella a dieci punte (di 36 cm di diametro) in cui sono inscritte altre forme. È stata realizzata con la tecnica della “corda secca”, un sistema inventato per ottenere effetti simili al mosaico, ma a costi più contenuti. Con una breve ricerca in rete potrete trovare – come ho fatto io – la spiegazione di questa particolare tecnica molto antica.

- Il Ritratto di giovane donna di Domenico Ghirlandaio è senza dubbio una delle perle più preziose del Museo Gulbenkian. Dipinto a tempera attorno al 1490, presenta una donna dalla bellezza fortemente idealizzata, vestita alla moda fiorentina di fine Quattrocento. Ho avuto modo di ammirare la tavola anche nella mostra “Ghirlandaio y el Renacimiento en Florencia” allestita nel 2010 al Museo Thyssen Bornemisza di Madrid, insieme ad altri capolavori di Ghirlandaio, a cominciare dalla “padrona di casa”, Giovanna degli Albizzi Tornabuoni.
- Misura 5 metri di lunghezza per 4,25 m di altezza l’arazzo di “Vertumno e Pomona” confezionato nelle Fiandre su cartone disegnato da Pieter Coecke van Aelst, pittore di corte dell’imperatore Carlo V nonché suocero di Pieter Bruegel. Il tema della raffigurazione è preso dalle Metamorfosi di Ovidio, vera e propria miniera di miti che ha ispirato secoli (anzi: due millenni!) di artisti. Il resto della serie è ancora al Kunsthistorisches Museum di Vienna, da cui questo arazzo è stato acquistato nel 1938.
- Sono appesi uno accanto all’altro i due dipinti di Rembrandt della collezione: Ritratto di un uomo anziano (1645) e Pallade Atena (1657 circa). Entrambi i quadri provengono dall’Hermitage di San Pietroburgo e facevano parte della collezione dell’imperatrice Caterina II. La passione di Gulbenkian per Rembrandt gli procurò anche qualche fastidio. Di mezzo c’era il celebre mercante Joseph Duveen (grazie alla cui intermediazione Gulbenkian acquistò anche il Ghirlandaio). Si legga la gustosa biografia “Duveen. Il re degli antiquari” di S. N. Behrman (Sellerio).
- Anche dietro il Riratto di un uomo di Anton van Dyck c’è lo zampino di Duveen. Il dipinto è datato al 1620-1621, epoca in cui il pittore si trasferì alla corte di Giacomo I. Se la datazione è incerta, si possono soltanto proporre ipotesi sull’identità dell’effigiato che si appoggia a una sedia di foggia “spagnola”. Una curiosità: a Lisbona si può ammirare un’altra opera di Van Dyck. È il Ritratto di Lucas Vorsterman il Vecchio (1630-1632). È esposto al Museo Nazionale di Arte Antica, al quale è stato donato nel 1951 proprio da Calouste Gulbenkian.
- Come abbiamo visto, c’è spesso un grande mercante tra un grande artista e un grande collezionista. È anche il caso del Ritratto di Camille Monet, moglie del pittore, realizzato da Pierre-August Renoir nella loro casa di Argenteuil attorno al 1872. Nel 1937 Gulbenkian lo comprò a Parigi da Paul Rosenberg. Nella piccola tela (71,7 x 53 cm) la donna è immortalata sdraiata sul divano in una posa da Maya goyesca mentre legge Le Figaro. La sua figura – un poco conturbante – è una diagonale che taglia in due il quadro.

- Confesso che non sapevo nulla di René Lalique prima di rimanere impressionato dalla grazie delle sue opere esposte al Gulbenkian. La collezione comprende un nucleo di un’ottantina di pezzi che costituiscono un insieme unico al mondo, emblema dell’Art Nouveau. Una selezione è esposta in due salette che chiudono il percorso espositivo. La maggior parte degli oggetti – gioielli, bicchieri, disegni – furono acquistati dal collezionista direttamente da Lalique, con il quale aveva stretto amicizia. Il mio pezzo preferito è la Donna libellula, un ornamento da appuntare al corpetto.
Ma questa, come dicevo sopra, non va considerata una lista chiusa: è soltanto uno spunto, un invito a scoprire i tesori del Museo Gulbenkian di Lisbona.
Saul Stucchi
Le foto sono prese dal sito del Museo Gulbenkian con il permesso del museo.
Didascalie:
- Medaglione con testa diademata di Alessandro Magno con corno del dio Ammon
- Maschera funeraria egizia
Periodo tardo, XXX dinastia (664-525 a.C.)
Argento dorato
Inv. 62 - Piastrella persiana
Periodo Timuride, XIV sec.
Ceramica, tecnica della “corda secca”
Inv. 1728 - Domenico Ghirlandaio
Ritratto di giovane donna
Firenze, 1490 circa
Tempera su tavola
Inv. 282 - René Lalique
Donna-libellula, ornamento per corpetto
Francia, 1897-98 circa
Oro, smalto, crisoprasio, calcedonio, pietre lunari e diamanti
Inv. 1197
Museo Calouste Gulbenkian
Av. de Berna 45A
Lisbona
Portogallo