Racconta il Vasari che Domenico di Tommaso Bigordi, detto il Ghirlandaio, iniziò la carriera come orefice, ma non piacendogli il mestiere, divenne pittore. La storia dell’arte (e tutti gli appassionati di ogni epoca successiva) gli sono debitori di questo ripensamento. Domenico può vantare un credito anche nei confronti delle famiglie Albizzi e Tornabuoni che lui ha immortalato nelle sue opere, una raffinata selezione delle quali è in mostra al museo Thyssen-Bornemisza di Madrid fino al prossimo 10 ottobre. L’esposizione si intitola Ghirlandaio e il Rinascimento a Firenze e un’idea di come dovesse essere allora la città la fornisce una bella xilografia attribuita a Lucantonio degli Uberti (1500-1526 circa), posta a introduzione del percorso espositivo. Subito dopo due piccole teche attirano l’attenzione del visitatore: custodiscono rispettivamente i Ricordi di Maso di Luca di messer Maso degli Albizzi e un decisamente più voluminoso registro dei debiti e dei crediti, proprietà dello stesso Maso, il nonno della bella Giovanna. La sua – di Giovanna – è la storia di un’unione tra due delle famiglie fiorentine più in vista, in passato divise da una feroce rivalità ma ormai confluite nella stessa fazione che garantiva supporto ai Medici. In questa prima sala sono esposti anche due dipinti con la raffigurazione degli scudi d’armi delle famiglie fiorentine del quartiere di San Giovanni, la cui lista si apre proprio con quello degli Albizzi (e scorrendoli in ordine alfabetico si individua quello dei Medici), mentre la seconda tavola illustra gli scudi delle famiglie di Santa Maria Novella e qui troviamo i Tornabuoni. Un altro buon motivo per visitare questa mostra è il fatto che gli organizzatori siano riusciti nell’ardua impresa di radunare capolavori provenienti da prestigiosi musei nazionali (su tutti il Prado che ha prestato la terza scena della storia di Nastagio degli Onesti del Botticelli) e internazionali (il Louvre, per esempio, ha concesso un disegno di Andrea del Verrocchio e uno del Perugino, esposti accanto a un disegno dello stesso Ghirlandaio raffigurante una testa di donna anziana prestato niente di meno che dalla Regina Elisabetta II).
Ho letto sul più diffuso quotidiano spagnolo che più dell’ottanta per cento delle richieste per allestire la mostra sono state esaudite, contro una media che rimane ben al di sotto della metà: segno che musei e collezioni private hanno riconosciuto la validità del progetto alla base dell’esposizione. I visitatori possono così ammirare, riunite nelle poche sale in cui si snoda il percorso espositivo, alcuni splendidi ritratti femminili, come quello dipinto dal Botticelli e conservato a Palazzo Pitti e quello realizzato dal Pollaiuolo, arrivato dal Metropolitan di New York. Meno attraenti, ma di non minor importanza, alcune medaglie commemorative attribuite a Niccolò Fiorentino. Sul diritto di una compare la nostra Giovanna, di profilo, con lo sguardo rivolto verso destra, mentre il rovescio è occupato dalla raffigurazione delle Tre Grazie. Accanto è esposta una seconda medaglia, attribuita allo stesso artista, con le raffigurazioni di Lorenzo Tornabuoni (anch’egli di profilo, ma rivolto a sinistra, dunque con lo sguardo verso la moglie) sul diritto e di Mercurio sul rovescio.
La protagonista assoluta della mostra, ovvero la tavola con il ritratto di Giovanna realizzato dal Ghirlandaio, campeggia nella terza sala, anicipata da un ritratto di donna dello stesso Ghirlandaio e bottega, in prestito dal Museo Lindenau di Altenburg. Questa sezione è dedicata proprio alla tipologia del ritratto e meglio di molte parole parlano le opere esposte, come il Ritratto di Selvaggia Sassetti (in cui gli studiosi credono di riconoscere anche la mano del fratello David) e quelli della cerchia del pittore. In due teche trovano posto gioielli simili a quelli dipinti nel ritratto di Giovanna. Anche la sala successiva è molto importante, tanto che possiamo addirittura considerarla un museo nel museo, dato che raccoglie opere selezionate per “raccontare” come doveva essere (e quanto sontuoso) il matrimonio tra i rampolli di due famiglie aristocratiche. Gli occhi si spostano su capolavori come Le Nozze di Giasone e Medea nel tempio di Apollo di Biagio di Antonio (si possono notare i vessilli delle casate Albrizzi e Tornabuoni sventolare sui pennoni della nave che approda, sulla sinistra del quadro), L’adorazione dei Magi del Ghirlandaio, Gli Argonauti in Colchide, opera di Bartolomeo di Giovanni, Il giudizio di Paride del Botticelli e bottega (in prestito dalla Fondazione Cini di Venezia) e un piccolo quadro davvero stupendo: La contesa tra Amore e Castità, dipinto da Gherardo di Giovanni del Fora, in arrivo dalla National Gallery di Londra.
L’ultima sala è dedicata allo studio tecnico del capolavoro del Ghirlandaio, dall’analisi del rigore geometrico della sua composizione, al resoconto delle varie fasi del restauro, con tanto di ingradimenti dei pigmenti e radiografie che permettono di osservare i pochi pentimenti dell’artista (per esempio il seno di Giovanna era decisamente più prosperoso nella prima stesura).
Usciti dalla mostra si deve assolutamente visitare la ricchissima collezione permanente. In particolare bisogna fare tappa nella sala che normalmente custodisce il ritratto di Giovanna. Sulla parete di fondo, opposta al lato con le finestre, campeggia il vuoto lasciato dalla tavola. Si può notare come i ritratti selezionati per essere esposti qui sono quasi tutti di uomini, eccezion fatta per quelli del piccolo Guidubaldo di Montefeltro, dipinto da Piero della Francesca, e dell’Infanta (Catalina di Aragona?), opera di Juan de Flandes. La mostra è stata un’occasione per “liberare” la bella Giovanna dalla compagnia un po’ soffocante e sicuramente noiosa di uomini raffigurati in atteggiamento rigido e severo (soltanto quello di Antonello pare concedersi un principio di sorriso). La vicinanza di Enrico VIII, peraltro magistralmente immortalato da Hans Holbein il Giovane, pare addirittura una mancanza di rispetto verso una moglie morta giovane: il re d’Inghilterra, infatti, non aveva un buon rapporto con le consorti!
Saul Stucchi
Ghirlandaio y el Renacimiento en Florencia
Museo Thyssen-Bornemisza
Paseo del Prado 8
Madrid
Fino al 10 ottobre 2010
Orari: da martedì a domenica 10.00-19.00
Biglietto: intero 8 €; cumulativo con la collezione permanente 13 €
Didascalie:
- Domenico Ghirlandaio
Ritratto di Giovanna degli Albizzi Tornabuoni (1489-1490)
Tempera e olio su tavola, 77×49 cm
Madrid, Museo Thyssen-Bornemisza - Domenico Ghirlandaio e bottega
Ritratto di una giovane (1490-1494)
Tempera su tavola, 44×32 cm
Lisboa, Museu Calouste Gulbenkian - Piero del Pollaiuolo
Ritratto di una donna di profilo (1475 ca)
Tempera e olio (?) su tavola, 48,9×35,2 cm
New York, The Metropolitan Museum of Art
Donazione di Edward S. Harkness, 1940 - Biagio d’Antonio
Le nozze di Giasone e Medea nel tempio di Apollo (1487)
Tempera (?) e olio su tavola, 79×160 cm
Parigi, Musée des Arts Décoratifs - Gherardo di Giovanni del Fora
Contesa tra l’Amore e la Castità (1480-1490)
Tempera su tavola, 42,5×34,9 cm
Londra, The National Gallery (acquistato nel 1885)