Non perdete l’occasione di visitare una delle mostre più belle e interessanti attualmente in corso a Milano. Avete tempo fino a domenica 4 agosto per ammirare i reperti – vere e proprie opere d’arte – squadernati lungo il percorso espositivo di Vulci. Produrre per gli uomini. Produrre per gli dèi, allestita alla Fondazione Luigi Rovati Museo d’Arte (il “Museo Etrusco” della città che ha appena ricevuto, insieme allo studio MCA – Mario Cucinella Architects, il prestigioso Premio Compasso d’Oro ADI 2024).
L’esposizione dà avvio a un ambizioso ciclo che sarà dedicato alle Metropoli etrusche. Va dunque considerata il primo capitolo di una storia che verrà raccontata nei prossimi anni. C’è ancora un altro elemento a renderla originale e imperdibile: insieme ai pezzi antichi, infatti, vengono presentati al pubblico alcuni lavori dello scultore Giuseppe Penone, uno dei protagonisti dell’Arte Povera, in dialogo ma anche in contrasto con la ricchezza dei reperti selezionati dai curatori.
Queste sono le sezioni del percorso:
- Simulacri di immortalità
- Artigiani immigrati, artigiani locali
- Il paesaggio liminare
- Da Atene a Vulci: immagini in viaggio
- Bronzi per guerra, bronzi per la pace
- Devozioni di argilla
L’albo dei prestatori vede numerosi nomi di primissimo piano per quanto riguarda la civiltà etrusca, a cominciare dal Museo Archeologico di Vulci e dal Museo Archeologico Nazionale di Firenze, per proseguire con il Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia e i Musei Vaticani. Da Villa Giulia, per esempio, è arrivato la kylix-cratere attribuita al Pittore delle Rondini, rinvenuta nella necropoli dell’Osteria nel 1961. A scavi condotti oltre un secolo prima – effettuati da Vincenzo Campanari per il Governo Pontificio – si deve invece il recupero della maschera-visiera in bronzo della metà del V secolo a.C., prestata dai Musei Vaticani.
Merita di comparire sulla copertina dell’ottimo catalogo pubblicato dalla stessa Fondazione Rovati la coppia di mani di statua polimaterica, in lega di argento, oro e rame, datata alla seconda metà VII secolo (630-600 a.C.). Se il catalogo è strumento di approfondimento e studio, l’agile libretto di sala – altrettanto ben fatto – dà conto, anche se in maniera più concisa, dei pezzi esposti. A proposito di questa singolare coppia la didascalia spiega:
Queste mani in lamina d’argento e oro appartenevano a una statua polimaterica rinvenuta nella tomba di un personaggio di rango principesco vissuto in età orientalizzante. Immagini di questo tipo accompagnavano nelle cerimonie funebri i membri di alto rango della società vulcente, ricostruendone simbolicamente l’identità corporea perduta e permettendo loro di raggiungere una dimensione eroica d’immortalità. Sebbene immagini simili siano state rinvenute anche altrove nell’area di Vulci, l’utilizzo di metalli preziosi appare qui del tutto eccezionale“.
Del percorso espositivo fa parte anche la tappa assegnata al Padiglione d’arte nel giardino, il cui accesso è libero. Qui viene presentato il progetto Vulci 3000. Ricostruire oggi una metropoli etrusca che ha preso il via dieci anni fa su iniziativa della Duke University di Durham nella Carolina del Nord con lo scopo di studiare le varie fasi urbane di Vulci.
La sezione che preferisco, già per il titolo, è quella che indaga la passione degli Etruschi per la ceramica attica. In una teca è esposta la kylix con la raffigurazione di Eracle mentre naviga nella coppa di Helios: a ricoprirgli capo e spalle è la celebre leonté, con la destra impugna la clava e nella sinistra tiene l’arco. Il mare appare agitato e dalle onde spuntano due polpi e altrettanti pesci.
Meritano una lunga sosta in ammirazione anche l’anfora con Ulisse e la maga Circe e il cratere a calice che su un lato mostra Hermes in atto di consegnare il piccolo Dioniso al vecchio Papposileno. In questa sezione è esposta anche l’opera Cocci di Penone, realizzata nel 1982: è una delle due appartenenti alla collezione della Fondazione Rovati (l’altra – intitolata Colonna di menti – la si incontra a inizio percorso, nella prima sezione).
La sezione dedicata ai bronzi presenta diversi pezzi pregevoli, tra cui è il caso di nominare almeno – oltre alla maschera-visiera menzionata sopra – lo specchio di inizio V secolo con la rappresentazione di Aurora (Eos) alata che rapisce il giovane amante Kephalos.
In questo caso il rinvenimento si deve agli scavi promossi da Luciano Bonaparte, Principe di Canino. A differenza di tutti gli altri fratelli di Napoleone non si vide regalare un regno. Pagò così la sua ribellione all’augusto fratello ed è anche l’unico a non comparire nella celeberrima tela dell’Incoronazione – Le Sacre – dipinta da David che, su esplicito ordine dell’Imperatore, realizzò un falso storico inserendo nella tribuna d’onore la madre Letizia che alla cerimonia non aveva voluto partecipare, al pari di Luciano. La passione per l’archeologia di quest’ultimo è testimoniata anche da questa mostra imperdibile.
Saul Stucchi
Didascalie:
- Kylix-cratere
Attribuita al Pittore delle Rondini
Terzo quarto VII sec. a.C. ca.
Ceramica figurata prodotta in Etruria
Proveniente da Vulci, necropoli dell’Osteria, scavi Sergio Paglieri (1961)
Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia
©Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia - Maschera-visiera
Metà V sec. a.C.
Bronzo
Proveniente da Vulci, scavi Vincenzo Campanari – Governo Pontificio (1837)
©Musei Vaticani - Giuseppe Penone
Cocci
1982
Terracotta, marmo
Fondazione Luigi Rovati
©Fondazione Luigi Rovati
Vulci
Produrre per gli uomini. Produrre per gli dèi
Informazioni sulla mostra
Dove
Fondazione Luigi Rovati Museo d’ArteCorso Venezia 52, Milano
Quando
Dal 20 marzo al 4 agosto 2024Orari e prezzi
Orari: da mercoledì a domenica 10.00 – 20.00Ultimo ingresso 19.00
Chiuso lunedì e martedì
Biglietti: intero 16 €; ridotti 12/8 €