La splendida mostra Hadrian. Empire and Conflict allestita nella Great Court del British Museum di Londra resterà aperta fino al prossimo 26 ottobre. Ecco la seconda parte della nostra recensione, mentre la prima si può leggere qui L’imperatore Adriano conquista Londra: con una mostra.
Meritano una lunga sosta in ammirazione lo stupendo cammeo con la raffigurazione di Traiano e Plotina di profilo e le monete con il ritratto di Adriano da giovane. Colpisce la barba che per primo Adriano portò da imperatore. Secondo alcune fonti se l’era fatta crescere per nascondere alcune cicatrici che avevano rovinato il suo volto.
I richiami impliciti ed espliciti al fondatore dell’impero (in mostra è presente un ritratto di Augusto, con la inconfondibile capigliatura “a tenaglia”) erano messaggi ideologici per annunciare la fine dell’espansionismo romano, dopo le conquiste di Traiano. L’attenzione del nuovo imperatore andava piuttosto alla situazione interna, soprattutto al forte indebitamento che aveva impoverito molti cittadini. Il calco di una scena di falò di libri contabili ricorda il provvedimento della cancellazione dei debiti contratti con lo Stato tra il 104 e il 118 d.C.
La statua di Adriano con indosso l’imation, il mantello greco, fa un po’ da cerniera tra due sezioni della mostra: alle sue spalle sono esposte tre statue più grandi, tutte facenti riferimento al mondo militare. La nudità eroica viene esaltata nell’Adriano come Marte. Anche in questo caso a lui va riconosciuto il primato di venir rappresentato in questo modo. Ricordiamo di passaggio che Marte non era solo il padre putativo di Romolo, ma anche il difensore del popolo romano.
Nella statua, invece, in cui l’imperatore indossa la corazza con il Palladium, si noti la presenza della dea Atena sopra la mitica Lupa dei gemelli, a evocare l’unione tra Grecia e Roma tanto cara all’imperatore.
Arriviamo ora a due reperti che non è retorica definire eccezionali: si tratta della testa e del torso in bronzo dell’imperatore, rinvenuti nell’accampamento romano di Tel Shalem, in Israele. Soltanto tre bronzi di Adriano ci sono pervenut e due di essi sono presenti in questa mostra. Il secondo è la testa ritrovata nel Tamigi nel 1834, vicino al London Bridge. Probabile opera di una bottega locale, fu forse realizzata per commemorare la visita imperiale nel 122 d.C.
Il Museo Tattile Omero di Ancona ha prestato il modellino del Pantheon che i visitatori sono invitati a toccare con mano, mentre è bene non arrischiarsi a ripetere l’esperienza con l’eccezionale modello in scala di Villa Adriana, creato da Italo Gismondi per la mostra sull’arte romana del 1937-38. Scavi recenti hanno portato alla luce altri edifici qui non riprodotti, come il tempio dedicato alla memoria di Antinoo, vicino all’ingresso principale dell’immensa villa.
Grazie al computer possiamo vedere una ricostruzione digitale di questo Antinoeion, composto da due tempietti fronteggiati con al centro un obelisco, forse quello detto Barberini, oggi sul Pincio.
Un diploma militare prestato dal Louvre rappresenta la prima testimonianza a noi nota del nuovo nome dato da Adriano alla provincia di Giudea, rinominata Siria – Palestina dopo la soppressione della rivolta giudaica.
In una teca è esposta una “tegola” con l’impronta di una calzatura militare romana. La didascalia spiega che il termine ebraico Kalgas deriva proprio da caligae, i sandali dei soldati romani, passando poi a indicare il soldato violento, tanto da essere utilizzato anche in riferimento ai nazisti. Il tentativo, però, di far emergere il lato “nazista” di Adriano (come annunciato dagli organizzatori) si può dire fallito, per la semplice ragione che è inesistente. Da imperatore, Adriano era il comandante in capo dell’esercito e la guerra era il suo mestiere. D’altro canto i calzari indossati dai Romani durante la seconda rivolta giudaica, quella appunto soffocata da Adriano, erano gli stessi che portavano i loro commilitoni sessant’anni prima, sotto il comando di Vespasiano e poi di Tito.
Sarebbe stato più onesto dire che Adriano fu un uomo complesso che visse in un’epoca complessa, in cui la violenza e la guerra erano all’ordine del giorno. Esattamente come oggi, se vogliamo seguire l’esempio dei curatori nel fare riferimenti attualizzanti al passato.
Al nuovo clan “spagnolo” di Traiano e Adriano, presentato al principio dell’esposizione, corrisponde alla fine quello dei successori di Adriano, presenti con bellissimi ritratti. I successori sono a sua immagine e somiglianza, come dimostra la scelta comune di portare la barba. Fuori dal coro rimaneva Serviano, appunto senza barba. Possiamo riconoscere in lui il rappresentante del passato, del senato che aveva definitivamente perso il braccio di ferro con il princeps. Il suo busto è quello di un intruso nella galleria imperiale, mentre i due rampolli, eredi di una dinastia, hanno già lo sguardo fermo.
Come ultimo reperto per chiudere lo spettacolare percorso espositivo gli organizzatori hanno scelto una testa colossale dell’imperatore, forse proveniente dal suo mausoleo (oggi Castel Sant’Angelo), riportando sul pannello la celebre poesiola Animula, vagula, blandula…
Come poeta non valeva granché, ma come imperatore ha lasciato il segno nella storia.
Saul Stucchi
Seconda parte – fine. La prima parte è pubblicata qui.
Didascalie:
– Aureo con ritratto giovanile di Adriano. Sul rovescio busti fronteggiati di Traiano e Plotina.
Dopo il 128 d.C.
(c) The Trustees of the British Museum
– Cammeo in sardonica con i ritratti di Traiano e Plotina
110-130 d.C.
(c) The Trustees of the British Museum
– Statua di Adriano come Marte
117-125 d.C.
Musei Capitolini, Roma
(c) Musei Capitolini
– Torso e testa in bronzo, da Tel Shalem.
Epoca della rivolta giudaica, 135 d.C.
Israel Museum, Gerusalemme
(c) The Israel Museum, Jerusalem
– Testa in bronzo da una statua dell’imperatore Adriano
Britannia romana
120-130 d.C.
Trovata nel Tamigi, nei pressi del London Bridge, nel 1834
(c) The Trustees of the British Museum
Hadrian. Empire and Conflict
British Museum
Londra
Fino al 26 ottobre 2008
www.britishmuseum.org