Siste viator, fermati viandante o turista: c’è nei paraggi un monumento che merita la tua attenzione.
Spesso ci lamentiamo dell’assenza o dell’imprecisione dei cartelli che dovrebbero indicare i luoghi d’interesse, chiese, musei ed edifici storici. A Grottammare (in provincia di Ascoli Piceno), invece, la mia attenzione è stata attirata dall’originale messaggio di un tradizionale cartello marrone, quelli relativi a luoghi d’interesse storico, artistico o culturale. Niente di meno che “Lapide dell’imperatore Adriano“.
E poteva un laureato in Storia Romana (cum laude!) non approfittare della ghiotta occasione? No. E infatti dopo aver fatto merenda nella piazzetta del Paese Alto, a un passo da una loggia da cui si gode una spettacolare vista sul mare, ho ripreso l’auto per raggiungere la chiesetta di San Martino. Da fuori non promette grandi cose, anche se incuriosisce il frammento di piede incastonato sopra la porta d’ingresso.
A metà della piccola navata destra, però, è murata l’epigrafe in questione che tradotta, recita così:
“L’Imperatore Cesare Traiano Adriano Augusto, figlio del Divo Traiano Partico, nipote del divino Nerva, Pontefice Massimo, Tribuno per l’undicesima volta, Console per la terza, con la sua munificenza ricostruì il tempio della Dea Cupra”.
L’indicazione delle magistrature consente di fissare al 127 dopo Cristo l’anno dell’intervento imperiale, a metà dunque del ventennale principato di Adriano (117-138 d.C.). La Dea Cupra degli Italici, divinità della fecondità e delle acque, era identificata con la Dea Bona dai Romani. Con l’affermazione del cristianesimo la devozione locale per questa Dea Madre si trasferì alla Madonna Nutrice.
Saul Stucchi