Ultime settimane per ammirare la mostra dedicata a Sebastiano del Piombo, allestita nelle sale di Palazzo Venezia a Roma. Il periodo d’apertura è stato prorogato infatti fino al 2 giugno, mentre dal 28 giugno prossimo, fino al 28 settembre sarà poi possibile visitarla alla Gemäldegalerie dello Staatliche Museen di Berlino.

L’allestimento della retrospettiva è stato affidato all’abile regia di Luca Ronconi (con Margherita Palli) che ha realizzato una scenografia “teatrale” per accogliere i capolavori in mostra. Le ottanta opere presenti raccontano l’intera carriera del pittore nato a Venezia nel 1485 che però visse a Roma il culmine della sua creatività. Contemporaneo di geni assoluti quali Michelangelo, Leonardo da Vinci, Raffaello, Giorgione e Tiziano, Sebastiano del Piombo ha saputo ritagliarsi un proprio spazio – di altissimo rilievo – nella storia dell’arte, come dimostrano proprio i lavori selezionati da Claudio Strinati, Soprintendente Speciale per il Polo Museale romano.
Si tratta di opere di diversi formati, da piccoli dipinti su lavagna a tavole di grandi dimensioni, senza tralasciare disegni preparatorii, accomunate dall’elevata qualità pittorica. Percorrendo le sale, ciascuna caratterizzata da un colore appropriatamente selezionato dagli allestitori, con un utilizzo perfetto dell’illuminazione, il visitatore compie un viaggio nella carriera di Sebastiano, osservandone i mutamenti di stile.

Quella vissuta dall’artista – e da tutti i suoi contemporanei – fu senza dubbio un’epoca di travagliate trasformazioni che investirono tutti i settori della società. Basti qui ricordare il trauma del sacco di Roma per opera dei Lanzichenecchi e l’accesso al soglio di Pietro di ben sette pontefici nel giro di pochi decenni.
I ritratti
Lo ricorda Costanza Barbieri in apertura del suo saggio, pubblicato nel monumentale catalogo edito da Federico Motta Editore: “la statura di Sebastiano ritrattista è quella di Raffaello e di Tiziano, stando ai giudizi dei contemporanei”. L’opinione antica è facile da confermare, basta soffermarsi davanti allo splendido

Ritratto del cardinale Ferry Carondolet e di due segretari, proveniente dalla Collezione Thyssen di Madrid. Per quattro secoli è stato attribuito al sommo Raffaello, mentre si tratta del primo importante ritratto eseguito da Sebastiano a Roma. Alle spalle del cardinale, s’intravede il motto Nosce oportunitatem inciso nella trabeazione della porta sormontata da un timpano. L’artista esalta il ruolo sociale (insieme politico e culturale) di Ferry Carondolet, paradossalmente spostandolo dal centro della scena, lasciato al tavolo di lavoro ricoperto da un tappeto forse turco. Lo si confronti con quelli dipinti nel Ritratto di donna, identificata da alcuni con Vittoria Colonna e nel Ritratto del cardinale Bendinello Sauli con tre compagni (quest’ultima opera, non è presente in mostra).
Sebastiano era giunto a Roma al seguito di Agostino Chigi, l’uomo più ricco e influente del tempo. In quei mesi avveniva il primo scoprimento della volta della Cappella Sistina e il trionfale successo delle Stanze Vaticane di Raffaello che contendeva a Michelangelo il dominio assoluto nel mondo artistico dell’Urbe, e non solo.
Nel suo saggio, Strinati corregge la tradizionale visione della Roma contemporanea come una nuova Atene. Fuori dalla committenza pontificia c’erano invece scarse possibilità di lavoro per gli artisti, ma Sebastiano non rischiava la disoccupazione grazie al mecenatismo e alla protezione del Chigi. Sono anni cruciali per Roma: nel 1520 muore Raffaello, mentre sette anni più tardi avviene il sacco della città da parte dei Lanzichenecchi. A differenza della maggior parte degli artisti, Sebastiano non abbandona la città, trovando rifugio presso il papa a Castel Sant’Angelo. Nel 1534 si infrange la più che trentennale amicizia con Michelangelo, offeso perché l’allievo aveva osato avanzare un consiglio tecnico al maestro.
Ma torniamo alla mostra. Un’altra antica attribuzione, poi corretta, voleva il Ritratto d’uomo in armi opera di Giorgione. La paternità di Sebastiano è stata riconosciuta soltanto a metà degli anni Trenta del secolo scorso. Non è stato ancora possibile, invece, individuare l’identità dell’uomo raffigurato con indosso la corazza. Il dipinto viene datato al 1512 e testimonia un pentimento ben visibile a occhio nudo, oltre ad altri meno evidenti riguardanti l’armatura: un paggio rivolto in atteggiamento estatico verso il suo padrone. Il pittore ha voluto in qualche modo “censurare” l’impianto primitivo per “eliminare eventuali sovratoni omoerotici a cui quella figura poteva alludere agli occhi dello spettatore”, come spiega la scheda nel catalogo.
Sebastiano del Piombo
Fino al 2 giugno 2008
Palazzo Venezia
Via del Plebiscito 118
Roma
Orario: tutti i giorni, dalle 10.00 alle 20.00; venerdì e sabato dalle 10.00 alle 22.00 (la biglietteria chiude un’ora prima)
Biglietto: intero 10,00 €; ridotto 8,00 €
Informazioni e prenotazioni: Associazione Cultura Italia tel. 06 68192230
www.associazioneculturaitalia.it
Catalogo: Federico Motta Editore, in vendita in mostra a 35,00 €
Didascalie:
Sebastiano del Piombo
Ritratto di uomo in arme, 1512
olio su tela, 87,5 x 67,3
Hartford, CT, Wadsworth Atheneum
Museum of Art
Sebastiano del Piombo
Giudizio di Salomone, 1509
olio su tela, 211,5 x 320
Kingston Lacy, National Trust
Sebastiano del Piombo
Ritratto del Cardinale Ferry Carondelet, 1511
olio su tavola, 112,5 x 87
Madrid, Thyssen