A voler seguire il metodo dello scrittore Hisham Matar, il quale concentra la sua attenzione soltanto su una singola opera quando visita una pinacoteca o un museo, ammirerei unicamente il “Ritratto dei coniugi Arnolfini” di Jan van Eyck ogni volta che avessi la fortuna di entrare nella National Gallery di Londra.

Sarebbe un peccato, perché mi perderei moltissimi altri capolavori lì custoditi, alcuni dei quali amo moltissimo, a cominciare dal “San Girolamo nello studio” dipinto da Antonello da Messina.
San Girolamo su YouTube
In realtà l’ultima volta che l’ho visto era esposto nella mostra monografica “Antonello da Messina” allestita al Palazzo Reale di Milano. Parlo del febbraio del 2019. Oltre un anno dopo, per la precisione il 7 maggio del 2020, sul canale YouTube della National Gallery è stato caricato il video “Saint Jerome in his Study in 10 minutes” che a dire il vero dura poco meno di 9 minuti. Vi appare Caroline Campbell che della prestigiosa istituzione inglese è Director of Collections and Research.
La studiosa esordisce con queste parole, prima di presentarsi al pubblico: “Lots of us are working at home at present. We’re trying to create moments of calm in busy households that have been turned into offices and schools. I want to look with you at a picture of someone working alone at home, in a setting that makes me green with envy”.
Chi abbia problemi con la comprensione dell’inglese, può sfruttare la possibilità di seguire il video con la sovrascritta dei sottotitoli: basta premere il pulsante delle Impostazioni (la rotella dentata), selezionare “Sottotitoli” e scegliere “Traduzione automatica” nella scheda successiva, selezionando ovviamente l’italiano come lingua.
La dottoressa Campbell spiega di trovarsi nella cucina della sua abitazione londinese perché quello è uno dei pochissimi spazi in cui possa estraniarsi dal caos che la circonda. Chiunque abbia passato il primo lockdown e le fasi colorate della seconda ondata con altri coinquilini – familiari, parenti, amici e quant’altro – conosce perfettamente la condizione e non può che solidarizzare con lei.
La video-pillola è molto interessante e fa venire voglia di approfondire il tema (oltre a suscitare il desiderio di tornare a Londra, appena possibile: e sarebbe una sorta di “prima volta”, visto che sono appena entrati in vigore tutti i cambiamenti generati dalla Brexit).
Antonello nel mio studio
Mi sono guardato intorno nel mio studio – molto più banale di quello di San Girolamo – e ho pescato dalla libreria i cataloghi delle due ultime mostre italiane dedicate ad Antonello da Messina: quella del 2006 alle Scuderie del Quirinale di Roma e quella, appunto, del 2019 al Palazzo Reale di Milano.
Nel primo catalogo ho letto la documentatissima scheda di Mauro Lucco alla piccola tavola londinese NG 1418 (misura 45,7 x 36,2 cm). L’autore ne ripercorre i passaggi di proprietà, presentando una selezione di giudizi critici e di attribuzione.
Nel catalogo della mostra milanese, invece, mi sono soffermato per prima cosa sul saggio “Dal mito alla Storia. L’Antonello di Cavalcaselle” di Giovanni C. F. Villa. In quelle pagine sono riprodotti anche i fogli dei taccuini di Giovan Battista Cavalcaselle dedicati allo studio del “San Girolamo”. Ricordo che questi appunti e disegni mi avevano affascinato durante la visita della mostra, quasi quanto le opere stesse del pittore siciliano. L’annotazione “mani hanno sofferto” si riferisce allo stato di conservazione di quell’area del dipinto, non alle mani del Santo, come invece l’avevo interpretato in un primo momento.
San Girolamo lettore
Dal saggio “Cercando Antonello” di Renzo Villa riporto questo brano:
La tavoletta propone l’assoluta e intensa serenità della concentrazione mentale dello studioso nella frescura di biblioteca, nell’inesausta volontà di ricercare il Verbo da parte del santo in veste cardinalizia, fermo e indifferente al mondo, mentre il leone divenuto un cagnolone domestico è tranquillo e silenzioso e il gatto di casa riposa acciambellato; leggeri i passi del pavone che nel bestiario simbolico può essere tanto effige della resurrezione di Cristo quanto del meraviglioso apparire della cristianità; cauto il passo della coturnice, dipinta con assoluta e minuziosa esattezza, il cui ruolo simbolico è più ambiguo: dando le spalle al pavone potrebbe rappresentare il male e le sue tentazioni, visto che fu proprio Girolamo nei suoi scritti a ricordare che la pernice cova le uova altrui come fa l’avaro con le proprie ricchezze; ma poi in diversi bestiari medievali la coturnice rappresenta la verità. Meravigliosi e meravigliati sdoppiamenti e capovolgimenti del simbolismo!”
E chiudo con un’osservazione presa dal testo di Elisabetta Rasy: “Che stia cercando elementi per uno dei suoi pamphlet polemici o che si stia intensamente dedicando a interpretare un passo delle Scritture, san Girolamo è prima di tutto un uomo che legge. Chiunque Antonello abbia preso a soggetto per l’importante padre della Chiesa, il suo quadro è il ritratto di un lettore, un’immagine della lettura perfetta”.
Questa considerazione mi riporta alla mente un altro Padre della Chiesa che ha ispirato ad Alberto Manguel il suo libro “Il computer di Sant’Agostino”, pubblicato da Archinto. Per fortuna la lettura non è appannaggio esclusivo dei santi e non occorre uno studio per praticarla con profitto e godimento. Anche se aiuta molto: yes, indeed!
Saul Stucchi
Didascalia:
Antonello da Messina
San Girolamo nello studio
National Gallery, Londra
Inv. NG 1418