Qualche giorno fa, per la precisione giovedì 2 dicembre, è stata presentata nell’Aula San Satiro della Basilica di Sant’Ambrogio a Milano la ricostruzione tattile facciale di Sant’Ambrogio.
Il lungo e articolato lavoro di analisi e realizzazione della scultura è stato raccontato dalla professoressa Cristina Cattaneo, Ordinario di Medicina Legale dell’Università Statale e direttrice del Laboratorio di Antropologia e Odontologia Forense e da Davide Porta, responsabile tecnico dello stesso (LABANOF), dopo gli interventi di monsignor Carlo Faccendini, abate parroco della Basilica di Sant’Ambrogio, e del prof. Stefano Bruno Galli, assessore all’Autonomia e Cultura della Regione Lombardia.

Monsignor Faccendini ha sottolineato l’importanza dello studio della figura di Ambrogio, fondamentale per la comunità milanese, per la quale rappresenta un vero tesoro. L’assessore Galli ha invece ricordato il supporto fornito da Regione Lombardia nella valorizzazione del patrimonio ecclesiastico ambrosiano e lombardo, anche con interventi strutturali che ne migliorino la fruibilità al pubblico.
Nella stessa Basilica sono stati effettuati dei lavori per abbattere alcune barriere architettoniche, in modo da rendere agevole a tutti la visita della chiesa. Più precisamente gli interventi hanno riguardato l’ingresso di destra dal quadriportico alla Basilica. È stato inoltre collocato un ascensore interno che conduce dalla chiesa al Museo e permette di vedere da vicino i mosaici della cappella di san Vittore in Ciel d’oro.
A tu per tu con Ambrogio
Vedersi davanti agli occhi il busto del Santo – l’ho sperimentato di persona – può provocare diverse reazioni: stupore, emozione e anche un po’ di inquietudine. I tratti asimettrici del volto, dovuti probabilmente ai danni causati da una caduta da cavallo quando Ambrogio era giovane, ne accentuano l’aspetto severo.
Sappiamo peraltro dalle fonti che il vescovo milanese aveva un carattere forte e risoluto: è celebre l’episodio dell’interdizione alla mesa imposta all’imperatore Teodosio, reo di aver ordinato la strage degli abitanti di Tessalonica convenuti nell’ippodromo per una corsa che in realtà non si sarebbe tenuta. “Le dure condizioni del perdono e della pace furono accettate; e la pubblica penitenza dell’imperatore Teodosio è ricordata come uno degli eventi più memorabili negli annali della chiesa”, ha scritto il Edward Gibbon nella sua monumentale “Storia della decadenza e caduta dell’impero romano”.
A breve sarà possibile per chiunque, che sia un Mediolanensis del XXI secolo, turista o pellegrino, avere un tête-à-tête ravvicinato con il busto di Ambrogio. Per la sua realizzazione è stata scelta, anche grazie all’esperienza di collaborazione del LABANOF con il mondo del cinema, la resina poliuretanica, il materiale con le migliori caratteristiche di resistenza, stabilità e lavorabilità. Utilissime anche le indicazioni fornite da persone con disabilità visiva: grazie ai loro suggerimenti il busto potrà essere fruito anche da un pubblico ipovedente.

Il busto di Sant’Ambrogio sarà collocato nella cappella di San Vittore in Ciel d’oro, ovvero nello stesso luogo della basilica in cui riluce il ritratto a mosaico del Santo, datato al V secolo. Il confronto diretto permetterà di constatare la somiglianza tra le due raffigurazioni. Non è stato però il mosaico a guidare le abili mani di Davide Porta, bensì gli esami anatomici condotti dal LABANOF sui resti umani, identificati in quelli di Ambrogio per la presenza di una frattura alla spalla destra, coincidente con le informazioni fornite dalla tradizione letteraria (è lo stesso Ambrogio a parlarne in una lettera alla sorella maggiora Marcellina, anch’ella santa, al pari dell’altro fratello Satiro).
Le ossa di Ambrogio, insieme a quelle di Protaso e Gervaso, furono rinvenute 150 anni fa e proprio per celebrare questa ricorrenza la Basilica di Sant’Ambrogio ha promosso un ricco programma di studi affidati all’Università degli Studi di Milano, in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la Città metropolitana di Milano.
Ah, dimenticavo: buon Sant’Ambrogio!
Saul Stucchi