Mercoledì scorso, 29 ottobre, è stato presentato a Mantova il restauro del soffitto della Camera di Amore e Psiche, affrescata da Giulio Romano e bottega poco meno di cinquecento anni fa, per la precisione tra il 1526 e il 1528, quindi nella prima metà del decennio in cui l’artista – nato Giulio Pippi de’ Jannuzzi – fu impegnato nel cantiere di Palazzo Te.
E proprio lì, sotto la volta tornata risplendere, sono stati illustrati i risultati della campagna di restauro conservativo, promossa dalla Fondazione Palazzo Te e resa possibile dal mecenatismo della Fondazione Giulio e Giovanna Sacchetti.
Negli interventi si sono succeduti Giovanni Pasetti e Stefano Baia Curioni, rispettivamente presidente e direttore di Fondazione Palazzo Te; Debora Trevisan, funzionaria della Soprintendenza Archeologica delle Belle Arti e del Paesaggio per le provincie di Cremona, Mantova e Lodi; Giovanna Zanuso e Diamara Parodi Delfino, presidente la prima e consigliera la seconda di Fondazione Sacchetti.

«Un giorno felice per Mantova e per l’Italia» l’ha definito Pasetti, parlando della Camera di Amore e Psiche come del cuore di Palazzo Te. Ha rimarcato l’importanza dell’Art Bonus, uno strumento innovativo che permette operazioni come quella appena portata a compimento e oggi sotto gli occhi del pubblico. Da parte sua Baia Curioni si è soffermato sulla duplice attività che impegna – o almeno dovrebbe impegnare ogni istituzione culturale degna di questo nome – ovvero la conservazione della memoria e la rammemorazione, cioè la sua riattivazione.
Dopo i ringraziamenti a e da parte di Giovanna Zanuso, ha preso la parola Diamara Parodi Delfino che si è soffermata sull’attività di mecenatismo di Fondazione Sacchetti, una lunga vicenda fatta di dedizione e generosità (che affonda le radici ancora prima della stessa costituzione della Fondazione) e un impegno che continua una tradizione familiare portata avanti sempre con grande riservatezza.
La Fondazione Sacchetti
Parodi Delfino ha ricordato alcuni esempi di questo mecenatismo che ha definito «strutturato e riservato», considerato «un dovere civico e morale». Solo per limitarsi agli ultimi anni di attività ha menzionato il restauro nel 2017 della Sala degli Elementi di Giorgio Vasari nel Palazzo Vecchio di Firenze; il restauro nel 2020 della Madonna con il Bambino di Andrea Mantegna, uno dei capolavori del Museo Poldi Pezzoli di Milano.
E ancora: il riallestimento delle sale della Pinacoteca di Brera; nel 2016 la donazione alla Galleria Borghese del Ritratto del cardinale Giulio Sacchetti dipinto da Pietro da Cortona; nel 2023 il restauro della Galleria Giorgio Franchetti alla Ca’ D’Oro di Venezia.

Ma l’impegno non ha riguardato soltanto i beni culturali, bensì è stato diretto anche verso la ricerca scientifica, per esempio nella lotta contro l’epilessia, nella collaborazione con VIDAS per le cure palliative, con una borsa di studio per un progetto di ricerca sulla sclerosi multipla dell’ospedale Bambin Gesù di Roma.
Ma torniamo al restauro della Camera di Amore e Psiche, il cui ciclo pittorico è basato sulle Metamorfosi di Apuleio. In realtà l’intero Palazzo Te è un «labirinto di metamorfosi», per citare l’espressione usata dal direttore Baia Curioni in un pannello di sala, riferendosi all’omonima opera di Ovidio che anticipa di circa un secolo e mezzo quella di Apuleio.
La dottoressa Trevisan ha auspicato che i risultati degli esami vengano organizzati e presentati in una prossima pubblicazione, anche per «dare ulteriore forza allo sforzo della mecenate». Ha ricordato che durante la Prima guerra mondiale la sala di Amore e Psiche fu scelta come unico ambiente da proteggere da eventuali danni provocati da eventi bellici. Significa che era stata selezionata come icona del Palazzo.
L’intervento di restauro
In che cosa sia consistito l’intervento conservativo è stato illustrato da Marica Negri che insieme a Isotta Lorenzini ha trascorso tre mesi sui ponteggi a diretto contatto con il ciclo pittorico di Giulio Romano e allievi.
È stato un vasto intervento di pulitura della volta, un lungo e laborioso lavoro che ha permesso di avere una migliore comprensione dell’opera. Per esempio le restauratrici hanno notato diversi puntini nelle lunette. Dalla loro disposizione sono state in grado di capire se il pittore attivo su quell’area della Camera fosse destrimane o mancino.

Si è trattato di un importante intervento di manutenzione finalizzato a ridare funzionalità al restauro di quasi quarant’anni fa, eseguito dall’Istituto Centrale per il Restauro. La volta polimaterica – composta da strutture lignee, stucchi e pitture a olio – cominciava a manifestare segni di degrado.
Sono state eseguite indagini multispettrali non invasive (a cura di Vincenzo Gheroldi e Sara Marazzani) che hanno permesso di individuare gli interventi precedenti, facendo una sorta di radiografia del soffitto che ha potuto indirizzare in modo molto preciso il lavoro delle restauratrici.
Per loro e nostra fortuna, dunque, non si sono mosse come dentro uno dei tanti labirinti di cui Palazzo Te è ricco. Uno è raffigurato sul pavimento della stessa Camera di Amore e Psiche. Un altro grande labirinto è rappresentato dall’installazione filmica multischermo di Isaac Julien, intitolata All That Changes You. È ospitata nelle Fruttiere del Palazzo e sarà possibile perdersi nei giochi di specchi, di rimandi e di sovrapposizioni delle sue immagini fino al primo febbraio 2026.
Saul Stucchi
Didascalie:
- Giulio Romano e allievi
Camera di Amore e Psiche (1527)
Olio su intonaco su supporto ligneo
Mantova, Palazzo Te
Foto: Gianmaria Pontiroli
© Fondazione Palazzo Te - Giulio Romano e allievi
Soffitto della Camera di Amore e Psiche, dettaglio della vela con putto
Consolidamento dell’intonachino
Mantova, Palazzo Te
© Fondazione Palazzo Te
Palazzo Te
Viale Te 13
Mantova
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