Allo Spazio Banterle di Milano potete vedere fino al prossimo 11 marzo lo spettacolo “Pilato – Il Maestro e Margherita”, secondo pannello di un trittico dedicato al capolavoro di Bulgakov: segue “Voland” e precede “Gli amanti” che andrà in scena dal 6 al 22 aprile.
Si tratta di un progetto di Gabriele Allevi e Paolo Bignamini che si avvale della consulenza scientifica del professor Gian Piero Piretto. La drammaturgia è di Fabrizio Sinisi, la regia di Paolo Bignamini; in scena ci sono Federica D’Angelo e Luciano Mastellari, lui nel ruolo di Pilato, lei in quelli del Cristo prigioniero.
“In un mantello bianco foderato di rosso-sangue, con un’andatura strascicata da cavaliere, la mattina presto del giorno quattordici del mese primaverile di Nisan nel colonnato coperto tra le due ali del palazzo di Erode il Grande uscì il procuratore della Giudea Ponzio Pilato”.
Così inizia il racconto nel racconto, ovvero il cuore del romanzo “Il Maestro e Margherita”. E al suo centro c’è l’interrogatorio tra Pilato e Gesù, un episodio che ha fatto versare fiumi di inchiostro a scrittori e poeti, saggisti, uomini di fede e di diritto (di questi ultimi citiamo almeno “Il Crucifige! e la democrazia” di Gustavo Zagrebelsky e “Processo e morte di Gesù. Un punto di vista ebraico” di Chaim Cohn).
La scenografia è ridotta a una panca sulla quale, a luci ancora accese, giace immobile un corpo ricoperto da un sudario bianco. Seduto tra il pubblico ripensavo ieri al cadavere di Cassio nel “Bruto” di Alessandro Mor e Alessandro Quattro e al “Cristo morto” del Mantegna che avevo visto alla Pinacoteca di Brera (peraltro mezzo chiusa per il riallestimento delle grandi sale Napoleoniche) poco prima dello spettacolo.
Tutto il resto lo fa la parola che rievoca la città di Gerusalemme e l’incontro di due uomini che rappresentano non solo culture diverse ma visioni del mondo inconciliabili e parlano due linguaggi l’uno incomprensibile all’altro. Eppure c’è una corrente di simpatia tra loro che somiglia a una forma di affetto…
Pilato soffre di emicrania ed è disgustato dal profumo di olio di rose che si spande dappertutto, mescolandosi agli altri odori della città e del pretorio. Ma anche il suo interlocutore non è messo bene. “Sotto l’occhio sinistro l’uomo aveva un grosso livido (ma l’attrice ha un segno nero sotto l’occhio destro…!) a un angolo della bocca un’escoriazione con del sangue rappreso”.
Il procuratore capisce in fretta di non aver di fronte a sé un vagabondo, un prigioniero qualsiasi, bensì un filosofo capace di ammaliarlo con le sue risposte. Parole, silenzio e verità sono i pilastri di quell’ardita costruzione letteraria che è la storia di Pilato nel romanzo di Bulgakov.
Questa trasposizione scenica condensa in pochi quadri alcuni dei passaggi narrati in vari capitoli del romanzo, la cui conoscenza è fondamentale (almeno per sommi capi) per non perdersi negli arditi passaggi tra una sequenza e l’altra, tra Giuda, Levi Matteo e il cane di Pilato, a cui Federica regala uno sguardo intrigante sotto la maschera nera.
Giuda non avrà la sua ricompensa carnale, né Pilato potrà godere della compagnia del nazareno nella sua residenza di Cesarea. E forse il tempo interverrà a fargli dimenticare quell’incontro che ha cambiato la storia, come immagina Anatole France al termine del suo racconto più celebre.
“Gesù?” mormorò “Gesù il Nazareno? No, non ricordo”.
Saul Stucchi
23, 24, 25 febbraio
2, 3, 4, 9, 10, 11 marzo 2018
PILATO – IL MAESTRO E MARGHERITA
- da Michail Bulgakov
- drammaturgia Fabrizio Sinisi
- regia Paolo Bignamini
- con Federica D’Angelo e Luciano Mastellari – la voce di Voland è di Mario Cei
- assistente alla regia Gianmarco Bizzarri
- consulenza scientifica Gian Piero Piretto
- organizzazione Carlo Grassi
- un progetto di Gabriele Allevi e Paolo Bignamini
- produzione Teatro de Gli Incamminati/deSidera – ScenAperta Altomilanese Teatri
- foto di scena Stefania Ciocca
Spazio Banterle
Largo Corsia dei Servi 4
Milano
Teatro de Gli Incamminati
Informazioni: www.incamminati.it