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Voi siete qui: Arte » Recensione della mostra di Turner al Chiostro del Bramante a Roma

28 Maggio 2018

Recensione della mostra di Turner al Chiostro del Bramante a Roma

“Turner. Opere dalla Tate” al Chiostro del Bramante è senza dubbio una delle mostre da visitare in questi mesi a Roma (rimarrà aperta fino al 26 agosto). Il nome dell’artista inglese attira come un magnete gli appassionati d’arte e l’esposizione romana, prodotta e organizzata da DART Chiostro del Bramante in associazione con Tate per la curatela di David Blayney Brown (il catalogo è edito da Skira), soddisfa appieno le aspettative.

Joseph Mallord William Turner, Venice: Looking across the Lagoon at Sunset, Tate: Accepted by the nation as part of the Turner Bequest 1856Una novantina le opere esposte, tra acquerelli e disegni, con una piccola ma significativa selezione di dipinti a olio su tela; 23 opere sono descritte dall’audioguida compresa nel biglietto d’entrata.

Il percorso espositivo

Si comincia da dove si concluderà il percorso espositivo, ovvero da Venezia, con la Veduta della laguna al tramonto datata al 1840, quando cioè l’artista aveva 65 anni ed era al culmine della carriera. Naturalmente Venezia non c’è: se ne può intuire il profilo all’orizzonte e riconoscere le briccole, ovvero i pali piantati sul fondale. L’ultima opera sarà anch’essa dedicata a Venezia, realizzata nello stesso torno di tempo. Tra le due opere si snoda il percorso espositivo, organizzato in ordine cronologico, attorno a queste sei sezioni:

  1. Dall’architettura al Paesaggio: opere giovanili (1791-1802)
  2. Natura e Ideali: Inghilterra (1805-15 circa)
  3. In patria e all’estero (1815-30)
  4. Luce e Colore (1828-1835)
  5. Turista Annuale (1830-40)
  6. Maestro e Mago: le opere della maturità (1840-45)

Joseph Mallord William Turner, View in the Avon Gorge Dopo la prima veduta veneziana si torna indietro di cinquant’anni, al 1791, quando Turner aveva appena 16 anni, con una Veduta della gola dell’Avon. Già in questa come in altre opere giovanili Turner mostra gli elementi salienti del suo carattere: uno spiccato spirito imprenditoriale, l’ambizione, l’attrazione per il sublime, il fascino esercitato su di lui dall’architettura classica, l’amore per i viaggi che lo porterà – ogni estate – a girare per l’Inghilterra, la Scozia e il Galles, ma anche a visitare i paesi dell’Europa continentale.

Acquerelli e oli

Come spiega un avviso, l’illuminazione delle sale risponde ai “severi parametri previsti dal prestatore” per la conservazione delle opere. Alle pareti ci sono citazioni dello stesso Turner, come citazioni, come “Si comincia a creare solo quando si smette di avere timore” o “L’indeterminatezza è il mio forte”.

Di sala in sala e di sezione in sezione i visitatori si accorgono dell’evoluzione tecnica e artistica del pittore, ammirando i suoi lavori realizzati con tecniche diverse: gouache, grafite e acquerello, olio, acquaforte, non solo carta bianca, ma anche su carta blu, a partire dagli anni Trenta. Se da giovane utilizzava gli acquerelli come fossero colori a olio, nella piena maturità arriverà a usare i colori a olio come acquerelli. Il percorso mostra così la decostruzione e il superamento dell’acquerello tradizionale da parte di Turner.

Joseph Mallord William Turner, The Arch of Constantine, Rome, Tate: Accepted by the nation as part of the Turner Bequest 1856Punto di riferimento fisso fu per lui il paesaggista francese Claude Lorrain. È con i suoi occhi, per esempio, che Turner guardava Roma, come mostra L’arco di Costantino, Roma, dipinto nel 1835 circa. La composizione e la resa della luce del sole rivelano l’influenza di Lorrain.

La Veduta dell’Arco di Tito e del Tempio di Venere e Roma dall’Arco di Costantino e dalla Meta Sudans, Roma 1819 potrebbe rappresentare il manifesto dell’Orientalismo “de noantri”, l’Italia è per Turner quello che il Marocco sarà per Delacroix. Turner risciacqua i pennelli nel Mediterraneo, come poi farà – tra i tanti altri – Chagall.

Soggiornerà due volte a Roma, rispettivamente nel 1819 e nel 1828, mentre a Venezia si recherà tre volte: nel 1819 (in occasione del primo viaggio in Italia, all’età di 44 anni. A quell’epoca risale Venezia: San Giorgio Maggiore, primo mattino), poi nel 1833 e infine, come già menzionato, nel 1840.

I viaggi di Turner

In effetti la mostra potrebbe essere intitolata “I viaggi di Turner”. Pittore in qualche modo “nazionale” (e come tale ancora lo considerano i Britannici che in un sondaggio promosso dal quarto canale radio della BBC nel 2005 hanno votato The Fighting Temeraire come “The Greatest Painting in Britain”; al quarto posto si è piazzato il Ritratto dei coniugi Arnolfini di Jan Van Eyck), amò in particolare il fiume Tamigi, nei pressi del quale nacque, visse e morì (nel 1851, lasciando una fortuna stimata nell’equivalente di 2 milioni di euro, una cifra a quell’epoca mai raggiunta da un artista. E soprattutto una grande quantità di opere – non terminate o rimaste invendute – accolte dalla nazione e custodite nella Tate Britain come lascito del pittore).


Scrive Peter Ackroyd ne “La grande storia del Tamigi” tradotta in italiano da Neri Pozza nella collana Il cammello battriano:

I suoi acquerelli sembrano impregnati della luce del Tamigi, come se l’acqua fosse passata sulla carta per lasciarvi impresso il suo splendore. Turner riesce anche a evocare la rapidità e la fluidità del fiume; una nube passa davanti al sole, un albero è scosso dalla brezza. Il flusso del mondo naturale – il flusso della pittura di Turner – riproduce quello del fiume. In questo senso il fiume diventa una forza che unisce l’artista con il suo panorama.

Turner non viaggiò solo lungo il Tamigi: in Francia percorse la Senna e la Loira; rimase affascinato dalle Alpi e dipinse molte volte il mare. Studiò a fondo il paesaggio, catalogandolo in sei diverse tipologie: rurale, marittimo, montuoso, storico, architettonico, rurale storico o nobile.

Al piano superiore si assiste a una vera e propria esplosione di colori e i visitatori riconoscono il Turner più celebre. La sua produzione tardiva era innovativa per l’epoca. Raggiunta la piena maturità, si concesse una maggiore libertà, concentrandosi in una meditazione quasi completamente astratta sulla luce e il colore. Le opere qui esposte sono stupende. Vanno ammirate con calma, intervallandole con la lettura dei pannelli didattici e l’ascolto dell’audioguida, sedotti dall’arte del “Mago” Turner.
Saul Stucchi

Didascalie:

  • Joseph Mallord William Turner
    Venice: Looking across the Lagoon at Sunset (1840)
    Acquerello su carta
    Tate: Accepted by the nation as part of the Turner Bequest 1856
  • Joseph Mallord William Turner
    View in the Avon Gorge (1791)
    Penna, inchiostro e acquerello su carta
    Tate: Accepted by the nation as part of the Turner Bequest 1856
  • Joseph Mallord William Turner
    The Arch of Constantine, Rome (1835 ca)
    Olio su tela
    Tate: Accepted by the nation as part of the Turner Bequest 1856

Dal 22 marzo al 26 agosto 2018

TURNER. Opere della Tate

A cura di David Blayney Brown

Orari: da lunedì a venerdì 10.00 – 20.00
Sabato e domenica 10.00 – 21.00
La biglietteria chiude un’ora prima

Biglietti: intero 14 €; ridotti 12 / 9 €

Chiostro del Bramante
Via della Pace
Roma

Informazioni:

www.chiostrodelbramante.it

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