Si è chiusa il 26 maggio al Museo Reale di Mariemont a Morlanwelz (una sessantina di chilometri a sud di Bruxelles, nella regione della Vallonia, in Belgio) la mostra “De lin & de laine. Textiles ègyptiens du 1er millènaire” ovvero “Di lino e di lana. Tessuti egiziani del primo millennio”. Ho fatto giusto in tempo a visitarla e nelle righe seguenti vi racconterò quanto ho visto.

L’esposizione è stata curata da Arnaud Quertinmont, Conservatore del Dipartimento dell’Egitto e del Vicino Oriente al Museo Reale di Mariemont, e da Amandine Mérat, Project Curator alla Albukhary Foundation Gallery of the Islamic World del British Museum (Mérat ha curato, tra l’altro, la mostra “Egypt: Faith After The Pharaohs” al museo londinese, che ho recensito qui su ALIBI Online).
La collezione Fill-Trevisiol
Nelle sale del Museo Reale di Mariemont è stato squadernato, per la prima volta nella sua totalità, l’insieme di 210 tessuti della collezione Fill-Trevisiol, donata nel 2015 da Maria Luis Fill e Robert Trevisiol alla Fondation Roi Badoin (la Fondazione del Re Baldovino). Ma c’erano anche reperti prestati da collezioni pubbliche come il Museo del Louvre, il Museo Reale d’Arte e di Storia di Bruxelles, il Museo Mayer van den Bergh di Anversa e pezzi prestati da collezionisti privati.

Con la definizione di “tessuti copti” vengono indicati quei tessuti realizzati in Egitto in un lungo arco temporale – circa un millennio – che va dal III al XII secolo dopo Cristo, ovvero dall’epoca romana a quella islamica passando per il periodo bizantino. Se per gli Arabi musulmani i “Copti” erano gli abitanti dell’Egitto al tempo della loro conquista, mentre oggi il termine indica i Cristiani d’Egitto, quando viene riferito ai tessuti il termine si amplia fino a inglobare tutte le comunità che per secoli hanno convissuto nel paese: pagani, cristiani, ebrei e musulmani.
Questi tessuti, nella maggior parte giunti fino a noi in stato frammentario, si sono conservati in Egitto per via del clima secco che caratterizza il paese. Ha contato però anche la tradizione funeraria: a partire dal III secolo, infatti, la mummificazione venne progressivamente sostituita da un’altra pratica, quella di inumare il defunto avvolto nelle vesti che indossava in vita o in altre realizzate appositamente per la sepoltura.

Tra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento i tessuti copti tornarono alla luce grazie agli scavi archeologici. Purtroppo subirono spesso ritagli perché ne risultassero in risalto le parti decorate e a volte accostamenti del tutto fittizi, sempre con l’obiettivo di aumentarne il valore sul mercato antiquario.
Il percorso espositivo
Il percorso espositivo della mostra era anticipato da un piccolo assaggio preparato ai piedi della scala che conduce al piano superiore. In una teca erano esposti due campioni di tessuti in lino e in lana che il visitatore era invitato a toccare con mano per farsi un’idea della consistenza dei manufatti che avrebbe visto poi nelle sale.
Ho notato che le didascalie, espresse in francese, nederlandese e inglese, erano un po’ piccole: dovevo avvicinarmi per leggerle. Inoltre raramente indicavano il tema delle raffigurazioni delle decorazioni. In compenso, però, era disponibile gratuitamente un’audioguida e diversi pezzi erano segnalati con un codice QR. Bastava “leggerlo” con un’apposita applicazione del proprio smartphone per leggere o ascoltare un breve approfondimento del manufatto in questione.
I pannelli didattici introducevano le varie sezioni in cui era articolato il percorso, illustrando le tipologie di materie prime utilizzate, i coloranti impiegati per tingere i tessuti, le tecniche di lavorazione…
Vesti decorate
In una teca erano esposti alcuni strumenti di lavoro, mentre altre custodivano oggetti di vita quotidiana rinvenuti in sepolture copte, ma c’erano anche capitelli in calcare – forse provenienti dalla chiesa di Baouit che è stata ricostruita al Louvre -, e un elemento architettonico in legno con decorazione a fregio vegetale. Ho visto poi un grande classico delle sezioni copte dei musei archeologici: un’ampolla di San Mena, martire egiziano il cui santuario fu meta per secoli di un assiduo pellegrinaggio.

I frammenti di tessuto più belli erano gli “orbiculi”, inserti ornamentali delle vesti. Pensavo a come dovesse essere la splendida veste con cui Giuseppe provocò l’invidia dei fratelli, un tema magistralmente trattato da Thomas Mann ne “Il giovane Giuseppe”, secondo libro della tetralogia “Giuseppe e i suoi fratelli”. Ero immerso in quel pensiero quando mi sono imbattuto nella tunica da bambino, in lana e in lino, datata tra il V e il VII secolo. Decorata sulla scollatura e lungo i “clavi”, ovvero i bordi ornamentali, con motivi geometrici e vegetali, losanghe e fregi di palmette, reca ancora ben visibili i segni dei rattoppi.
Ed eccola, la storia di Giuseppe! È raffigurata nel tessuto inventariato con la sigla MMB 1001 al Museo Mayer van den Bergh di Anversa, purtroppo lacunoso nella parte inferiore destra dell’orbiculus. Che emozione!
Su una parete era appesa una piccola replica fotografica del mosaico di Orfeo nella Domus del Chirurgo a Rimini e accanto era esposto un orbiculus con un personaggio con mantello contornato da un un motivo ornamentale a viticcio.
Non mancavano tessuti decorati con le Nereidi, le mitiche figlie di Nereo. Un riferimento a queste ninfe del mare l’avrei ritrovato il giorno dopo in una tavola di Corto Maltese, esposta alla mostra “Hugo Pratt, les chemins du rêve” alla Fondation Folon a La Hulpe. Ma questa è un’altra storia…
Saul Stucchi
Didascalie:
- Una sala della mostra
- Orbiculus in ricamo
© Collection Fill-Trevisiol, Fondation Roi Baudouin, mise en dépôt au Musée royal de Mariemont. Cliché M. Lechien - Plastron e clavi di tunica
Egitto, V – VI secolo
© Don de Maria Luise Fill et Robert Trevisiol Collection Fondation Roi Baudouin - Sopratunica da bambino
Egitto, V – VII secolo
© Don de Maria Luise Fill et Robert Trevisiol Collection Fondation Roi Baudouin
DE LIN & DE LAINE
Textiles égyptiens du 1e millénaire
8 febbraio – 26 maggio 2019
Musée royal de Mariemont
Chaussée de Mariemont, 100
Morlanwelz
Belgio
Informazioni:
www.musee-mariemont.beInformazioni sulla Vallonia:
http://valloniabelgioturismo.it/