La fine del lockdown decretato per contenere il micidiale Covid-19 ha significato la progressiva riapertura di musei e mostre. A Milano, per esempio, ha riaperto i battenti l’esposizione “Sotto il cielo di Nut. Egitto divino”, allestita al Civico Museo Archeologico di Corso Magenta.
Ci sarà tempo fino al prossimo 20 dicembre per visitarla, magari abbinandola all’altra mostra milanese sull’antico Egitto, ovvero “Viaggio oltre le tenebre. Tutankhamon RealExperience”, promossa da Comune di Milano|Cultura, Palazzo Reale, Civita Mostre e Musei e Laboratoriorosso (prorogata fino al 30 agosto 2020).
Attualmente gli ingressi alla mostra “Sotto il cielo di Nut. Egitto divino” sono contingentati, con l’obbligo dell’acquisto del biglietto sul sito del Museo, attraverso un link al circuito VivaTicket. Nella sala che la ospita è consentito un massimo di 10 visitatori alla volta.
Può dunque capitare – come è successo al sottoscritto – di dover attendere dentro il Museo nonostante, appunto, la restrizione degli accessi. Di questi tempi è bene armarsi di pazienza. Ne vale comunque la pena: la mostra presenta ai visitatori del materiale interessante, selezionato per indagare l’universo spirituale degli Egizi.
Il percorso espositivo
Sono 150 i pezzi disseminati lungo il percorso espositivo che si articola in quattro sezioni:
- Origine degli dei e del cosmo
- Forme degli dei
- Comunicare con gli dei: la devozione
- Diventare esseri divini
Si apre con il cartonnage con immagine della dea del cielo Nut, in tela stuccata e dipinta, datato alla XXV-XXVI dinastia. Tra le caviglie della dea è posizionato il sole rosso del tramonto, mentre il sole giallo dell’alba, più piccolo, è appena stato partorito e si trova all’altezza dell’inguine. Di fronte, in una piccola teca, è esposto un altro dei pezzi più interessanti della mostra. E anche dei più piccoli, tanto che davanti è stata posta una lente per permettere al visitatore di vederlo bene. Si tratta di un Pendente a forma di orante, in oro, forse proveniente dall’area menfita o da quella tebana.
I reperti vanno da dimensioni microscopiche, come quelle di un amuleto a forma di ariete, in faïence verde, a quelle gigantesche del sarcofago a cassa (ne riparlo più sotto). La maggior parte di essi appartiene allo stesso Museo Archeologico di Milano, a cui si aggiungono prestiti da altri musei italiani. A cominciare ovviamente dal Museo Egizio di Torino che ha concesso, per esempio, la piccola Stele di Nebra, disegnatore del villaggio di Deir el Medina.
Una statua magica
Da Torino arriva anche la Statua magica, in diorite, di provenienza ignota e datata all’epoca tarda (IV sec. a.C.). È interessante anche se purtroppo acefala. Le didascalie che accompagnano i pezzi sono in genere ben fatte, né eccessivamente stringate né prolisse. Quella abbinata a questa statua spiega:
le statue magiche o guaritrici avevano una peculiare funzione nell’ambito della medicina. Sulla loro superficie era versata dell’acqua; grazie al contatto con le formule magiche e le immagini che ne ricoprivano la superficie, l’acqua acquisiva un potere magico, come ad esempio la capacità di contrastare punture di scorpione e morsi di serpenti”.
Di questi tempi sarebbe il caso di metterne una all’ingresso del Museo, accanto al dispenser del gel igienizzante con cui i visitatori sono invitati a sanificare le mani.
Dal Museo Civico Archeologico di Bologna, invece, sono arrivati altri pezzi significativi, come la Statuetta di babbuino in faïence, bronzo e vetro (una simile, in bronzo ageminato è rimasta a Bologna), il bronzetto con agemina in oro di un Sacerdote che offre una statuetta di Maat e la Stele dedicata da Amenuah, in calcare, datata alla fine della XVIII dinastia. Il dedicante è il personaggio con parrucca e gonnellino raffigurato sul secondo registro della stele. Nella mano destra regge l’ankh, il simbolo della vita eterna.
Tra i pezzi prestatati dal Museo Archeologico Nazionale di Firenze segnaliamo la Statua raffigurante il dio Sobek, in legno stuccato e dipinto.
Meno accessibili al pubblico milanese – semplicemente per una questione di distanza – e dunque particolarmente “appetibili” sono i pezzi prestati dal Civico Museo di Antichità “J. J. Winckelmann” di Trieste, come il Pyramidion del sacerdote Nes-Nebu-Hotep e la statuetta in bronzo della dea Neith con la corona rossa del Basso Egitto (Neith era la patrona di Sais, nel Delta occidentale).
Il dono di Rüppell
Ha fatto un breve viaggio per raggiungere Milano il Papiro funerario con estratti dalla XII ora dell’Amduat. Viene infatti dal Museo di Archeologia dell’Università di Pavia, a cui lo donò il dottor Eduard Rüppell (il naturalista Wilhelm Peter Eduard Simon Rüppell). La data indicata nella didascalia è sbagliata: la donazione non risale al 1925, bensì a un secolo prima. Ma chi era Rüppell e perché fece questa donazione a Pavia?
L’ho scoperto leggendo il tomo 93 della “Biblioteca Italiana o sia Giornale di Letteratura, Scienze ed Arti compilato da varj letterati”, datato gennaio, febbraio e marzo 1839. Ne riporto un brano:
Il celebre viaggiatore Rüppel fece dimora in Pavia, prima d’intraprendere i suoi viaggi scientifici, per ivi munirsi di cognizioni opportune all’esecuzion de’ medesimi, e in segno di grata rimembranza degli studj fatti nel Museo di storia naturale dell’Università ticinese fece ad esso poi dono di una pelle di giraffa, che oggidì preparata v’appresenta le giuste sembianze di detto animale”.
Non so se la pelle di giraffa sia effettivamente ancora nelle collezioni del Museo. Ho chiesto informazioni a questo proposito, venendo a sapere (grazie alla cortesia della curatrice, la dottoressa Anna Letizia Magrassi) che il Museo di Archeologia dell’Università di Pavia possiede altri due pezzi donati da Rüppell, ovvero una testa di mummia di giovane vissuto nel I sec. d.C. e i frammenti di una “cover” per mummia. Il papiro è certamente uno dei pezzi più interessanti della collezione egizia di Pavia. Racconta il viaggio notturno della barca del sole, ricco di prove da superare per tornare a sorgere l’indomani.
Il sarcofago di Peftjauauiaset
La seconda metà del percorso espositivo trova nel corredo funerario di Peftjauauiaset (un nome davvero impronunciabile!) il fulcro d’interesse per i visitatori. Sono esposti il sarcofago a cassa, la valva inferiore del sarcofago e la mummia del defunto.
Nel 1830 li donò alla Biblioteca di Brera Giuseppe Acerbi, console generale dell’Austria in Egitto (la sua raccolta, ricca di oltre 500 pezzi, è il cuore della collezione egizia di Mantova, esposta a Palazzo Te). I reperti passarono da Brera alla Raccolte civiche a inizio Novecento.
Da osservare con attenzione è anche il papiro con il Libro dei Morti di Hornefer, sacerdote e scriba reale. Va “letto” da destra a sinistra ed è il caso di soffermarsi sui punti chiave messi in evidenza dalle riproduzioni fotografiche, ciascuna delle quali è accompagnata da una breve spiegazione. Una, per esempio, è dedicata alla formula per respirare aria e avere potere sull’acqua (fa riferimento al capitolo 59).
Un “sunto” del capitolo 30 B del Libro dei Morti è invece inciso sulla faccia piatta dello Scarabeo del cuore appartenuto allo scriba reale Betju, in peridotite (?). Si tratta di uno dei tanti pezzi della raccolta milanese che vi è entrato in seguito a donazione (da parte di un “Moretti” non specificato).
La mia speranza è che quando sarà pronto il nuovo allestimento del Museo Egizio di Milano verrà dato spazio alla storia delle varie collezioni (e ai disegni dell’egittologo garibaldino Luigi Vassalli). Io mi sono segnato alcuni nomi tra quelli che ho letto nelle didascalie: Seletti, Ghellero, Ruffini, Bertini, Morando, Geri…
Saul Stucchi
Didascalie:
- Statuetta di Osiride
Bronzo dorato con incrostazione d’argento, X-VI sec. a.C.
Inv. E 2013.01.01, Civico Museo Archeologico di Milano - Stele dedicata da Pashed alla triade: Osiri-Iside-Horus
Calcare. XVIII-XX dinastia (404-362 a.C.)
Inv. E 0.9.40125, Civico Museo Archeologico di Milano - Dettaglio del sarcofago a cassa di Peftjauauyaset con raffigurazione della dea Nefti
Legno stuccato e dipinto. XXVI dinastia (664-525 a.C.)
Inv. E 0.9.40148 – Civico Museo Archeologico di Milano
Sotto il cielo di Nut. Egitto divino
Informazioni sulla mostraDove
Civico Museo ArcheologicoCorso Magenta 15, Milano
Quando
Dall’11 marzo al 20 dicembre 2020Orari e prezzi
Orari: da martedì a domenica 09:00 – 17:30Biglietti: intero 5 €; ridotto 3 €