Non ha sicuramente alcun fondamento scientifico questa mia comparazione, eppure a me la pittura indiana fa venire alla mente quella fiamminga portata ai vertici più alti da Jan van Eyck. Ad accomunarle è il piacere dell’artista nel presentare un mondo ricchissimo di dettagli, da godere ciascuno per sé e tutti insieme in un colpo d’occhio che apre e chiude la visione.
Esattamente come la mostra sorella Benin: arte, colonialismo, restituzione in corso al Museo Rietberg di Zurigo, Ragamala – Dipinti per tutti i sensi necessita di tempo per essere gustata come merita. Lasciate dunque a casa la fretta e immergetevi nell’universo indiano. Sarà un viaggio multisensoriale tra profumi, musiche, filmati e opere da scandagliare centimetro per centimetro.

Curata dalla storica dell’arte Sonika Soni, si potrà visitare ancora per pochi giorni, fino a domenica 19 gennaio 2025. Presenta al pubblico una cinquantina di miniature indiane (dipinte tra XVII e XIX secolo) selezionate dalla ricca collezione del museo. È interessante notare che molte di queste opere sono entrate al Rietberg grazie alla generosità di privati cittadini, come donazioni. Ad esse si aggiungono alcuni lavori realizzati da due artisti contemporanei.
Tra le altre cose, la mostra invita al dialogo e al confronto tra opere e artisti. Così, alla fine del percorso, il visitatore ha modo di soffermarsi davanti alle opere dell’artista pachistano-statunitense Murad Khan Mumtaz e di quello indiano Manish Soni (figlio e nipote di pittori tradizionali). Entrambi raccontano in una videointervista il loro approccio alla reinterpretazione del canone.
A confronto sono messe anche due opere provenienti da due regioni diverse dell’India, precisamente il Bundi e il Deccan. Il tema è quello del risveglio della primavera, simboleggiato dall’arrivo del sovrano che danza e canta insieme alle sue donne per salutare la nuova stagione. Le pitture non potrebbero essere più diverse per stile, colori, decorazioni del bordo che le incornicia. Le rispettive didascalie indicano le informazioni sulla data e sulla provenienza e riportano un codice QR grazie al quale è possibile attivare un audio di pochi minuti con la musica corrispondente.

Ad accompagnare le opere esposte, infatti, ci sono brani musicali appositamente realizzati in India per questa mostra. La playlist è disponibile gratuitamente sulla piattaforma SoundCloud e può essere raggiunta anche dal codice QR presente alla fine del catalogo a corredo della mostra, un ausilio molto utile per approfondire il tema, ma soprattutto per “decodificare” i particolari di una ventina di miniature.
Osservando con attenzione quella che ha al centro una figura principesca vestita di giallo con una lunga picca impugnata dalla mano destra, seguita da un attendente in bianco (entrambe le vesti sono trasparenti, così da lasciar intravedere la figura sottostante), non si scorge nessun elefante. Semplicemente perché l’elefante non c’è! Nondimeno il principe si sta preparando proprio a una cavalcata su un pachiderma, come suggerisce la lancia che servirà per guidare l’animale.
Con la sinistra, invece, stringe delicatamente una rosa: i due gesti sono la rappresentazione della capacità del principe di comportarsi a modo in qualunque situazione, che debba affrontare una fiera o assaporare la bellezza e il profumo di un fiore.

E ai profumi è dedicata una sezione del percorso, con tanto di campioni di essenze che i visitatori sono invitati ad annusare. Sia detto tra parentesi, dall’hotel di Zurigo in cui ho dormito ho portato a casa un campioncino di crema idratante al legno di sandalo perché mi è piaciuto il profumo sentito in mostra.
Decisamente più delicato dell’odore di pelliccia bagnata e di stagno di loto che si può provare portando al naso un’altra fialetta! Non è un miscuglio fatto a caso, bensì la riproduzione della scena che vediamo nell’angolo in basso a destra della miniatura che ha per protagonista una nayika o “eroina” che in qualche modo possiamo comparare con la Potnia theròn o Signora degli animali del mondo mediterraneo. Attorno a lei, infatti, c’è un intero zoo di bestie, compreso un orsetto bruno che esce appunto da uno stagno di loto, mentre lei tiene un serpente per la coda.
La cura con cui vengono rappresentati animali e piante, ma anche gli edifici (sempre aperti alla natura) e gli abiti dei personaggi, è quella che mi porta a paragonare queste miniature ai dipinti fiamminghi citati in apertura. Non si tratta semplicemente di meticolosità, bensì di evidente piacere nel raccontare una storia arricchendola di particolari.
Ragamala può essere reso con l’espressione “ghirlanda di melodie” o “sequenza di raga”. Ma cosa significa precisamente “raga”? Lo spiega (in tedesco e in inglese) un pannello di sala in una definizione che riportiamo qui sotto:
Nella musica indiana, la parola raga descrive una struttura musicale composta da pure note e microtoni che conferiscono alla musica un certo carattere emotivo. Ogni raga è assegnato a un momento specifico del giorno e della stagione. Guidati da regole prestabilite, i musicisti possono improvvisare durante una performance. Raga deriva dalla parola sanscrita ranj, che significa “colore” o “tinta”. Una performance di raga di successo “colora il cuore” creando emozioni nell’ascoltatore”.
Un altro pannello, invece, entra nel dettaglio per presentare i vari tipi di raga. Tra gli aspetti più interessanti e curiosi c’è la figura della Hamir Ragini, una giovane donna che si traveste per interpretare un ruolo maschile per una notte, concedendosi un drink mentre ascolta la musica.
Voi non avete bisogno di travestirvi per visitare la mostra, ma copritevi perché a Zurigo d’inverno fa freddo!
Saul Stucchi
Didascalie:
- Maestro della prima generazione dopo Manaku e Nainsukh di Guler
Gambhira Raga
Foglio tratto dalla “Seconda serie di ragamala di Guler”
Regione di Pahari, probabilmente Guler, ca. 1790
Pittura a pigmento su carta
Museo Rietberg, 2013.248
Acquistato con fondi di Catharina Dohrn - Kishan
Dhanashri Ragini
Foglio tratto da una serie di ragamala
Hyderabad, 1775-1800
Pittura a pigmento su carta
Museo Rietberg, RVI 1060
Legato di Alice Boner - Maestro di Kota non ancora identificato
Gajadhar Ragaputra
Foglio tratto dalla “Serie di ragamala Kota Narayana”
Kota, ca. 1770
Pittura a pigmento su carta
Museo Rietberg, RVI 2016
Dono di Horst Metzger
Ragamala – Dipinti per tutti i sensi
Informazioni sulla mostraDove
Museo RietbergGalblerstrasse 15, Zurigo (Svizzera)
Quando
Dal 20 settembre 2024 al 19 gennaio 2025Orari e prezzi
Orari: da martedì a domenica 10.00 – 17.00Mercoledì 10.00 – 20.00
Biglietti: intero 18 CHF; ridotto 14 CHF