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Voi siete qui: Fotografia » A Genova una bella mostra di foto ricorda PPP

13 Gennaio 2022 Scritto da Saul Stucchi

A Genova una bella mostra di foto ricorda PPP

Fino al 13 marzo 2022 si potrà visitare alla Loggia degli Abati nel Palazzo Ducale di Genova la mostra “Pier Paolo Pasolini. Non mi lascio commuovere dalle fotografie”, curata da Roberto Carnero e Marco Minuz (promossa e organizzata da Suazes, in collaborazione con Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura e con il Centro Studi Pier Paolo Pasolini di Casarsa della Delizia).

Cecilia Mangini, Pier Paolo Pasolini, Roma 1958. © Archivio Cecilia Mangini e Lino del Fra, Roma

Guardando una per una le quasi 270 immagini esposte lungo il percorso viene da pensare che forse lui (PPP) no, ma noi visitatori quasi sicuramente sì. Difficile infatti non commuoversi davanti a molte delle fotografie, frammenti di una storia personale che è parte di quella italiana, dunque di tutti noi, al di là dell’età anagrafica (sia detto tra parentesi, mi è piaciuto constatare, durante la mia visita, la presenza di visitatori di varie età).

Pasolini per temi

Il percorso si declina lungo sezioni tematiche, per terminare in un cul-de-sac che costringe (o possiamo dire: invita) a tornare sui propri passi per riguardare le foto, magari soffermandosi con più attenzione su quelle che “all’andata” avevano ricevuto soltanto uno sguardo fugace. Sarebbe impossibile, e infatti non viene nemmeno fatto il tentativo, di esaurire anche solo uno dei temi proposti.

Le immagini selezionate, per quanto significative, sono dunque soltanto una proposta di “lettura” del Pasolini pubblico (che coincise quasi totalmente con il Pasolini tout court). Sono state realizzate da più di cinquanta fotografi. Diversissimi dunque i punti di vista, gli stili e le tecniche, le occasioni e i risultati. Eppure qualcosa tiene insieme tra loro tutte queste fotografie. Non soltanto, ovviamente, il fatto che abbiano per soggetto Pier Paolo, quanto piuttosto che ne sottolineino – magari anche senza volerlo – il ruolo pubblico.

Da Letizia Battaglia a Italo Zannier, da Elisabetta Catalano (di cui una performance in studio apre la vicina mostra “Hugo Pratt. Da Genova ai Mari del Sud”, da non perdere!) a Mario Tursi, da Elio Ciol a Piergiorgio Branzi: sua è l’ultima immagine, quella della casa di Pasolini a Casarsa, fotografata nel ventennale della morte. Accanto è riportato il testo di È l’ultimo giorno della mia vita pubblicato in Sonetto primaverile (1953). Eccone i primi versi:

È l’ultimo giorno della mia vita.
Di me non lascio che una confusione
perduta nella luce rattrappita
di una infanzia in cui ormai ragion
non ho più di credere, da quando
ogni purezza ha perduto il peccato.

Dal calcio al cinema

Ciascun visitatore ritroverà il “proprio” Pasolini: il calciatore e lo scrittore, l’uomo di cinema e l’intellettuale, l’acuto osservatore delle cose italiane, il polemista e il figlio che torna a casa dalla madre. Numerose citazioni punteggiano il percorso, sono in gran parte tratte da opere dello stesso Pasolini, ma non mancano le voci di chi lo conobbe e frequentò. “Lo chiamavano Stukas per quel suo modo di scattare sulla fascia e quella corsa bruciante”, ricorda per esempio Ninetto Davoli.

Le donne e le amicizie (ci sono Italo Calvino, Luciano Serra e Alberto Moravia, ma manca Leonardo Sciascia!), l’eleganza (una sezione è intitolata “Occhiali da sole”) e la vitalità, Roma in costruzione / distruzione, Cristo e il cinema.

Soprattutto in questa sezione mi tornavano alla mente le intense pagine del saggio Anatomia del potere. Orgia, Porcile, Calderón. Pasolini drammaturgo vs. Pasolini filosofo di Georgios Katsantonis, pubblicato nel 2021 da Metauro Edizioni (ne scriverò prossimamente). Sono esposti alcuni scatti di un autore rimasto anonimo che ritraggono Pasolini alla macchina da presa mentre girava il film Porcile (1969).

Gabriella Drudi Scialoja, Pier Paolo Pasolini ritratto sul Tevere, Roma anni ‘50. © Fondazione Toti Scialoja, Roma

Tra le più belle, almeno secondo me, quelle di Toti Scialoja e di sua moglie Gabriella Drudi Scialoja, con Pasolini sul Tevere negli anni Cinquanta. Mancano per fortuna le foto del delitto di Ostia, ma ci sono quelle dell’addio a Pier Paolo a Roma e a Casarsa. Le immagini degli annunci funebri vandalizzati da insulti ignobili confermano – ma non ce n’era bisogno – che stupidità e cattiveria esistevano anche prima dei social.

Mi domando quale avrebbe utilizzato Pasolini, se fosse qui con noi. Tutte queste splendide foto sono un suggerimento, con buona pace della sua affermazione che dà il titolo alla mostra.

Saul Stucchi

Didascalie:

  • Cecilia Mangini
    Pier Paolo Pasolini, Roma 1958
    © Archivio Cecilia Mangini e Lino del Fra, Roma
  • Gabriella Drudi Scialoja
    Pier Paolo Pasolini ritratto sul Tevere, Roma anni ‘50
    © Fondazione Toti Scialoja, Roma

Pier Paolo Pasolini
Non mi lascio commuovere dalle fotografie

Informazioni sulla mostra

Dove

Loggia degli Abati
Palazzo Ducale, Genova

Quando

Dal 30 novembre 2021 al 13 marzo 2022

Orari e prezzi

Orari: dal lunedì al venerdì 14.00 – 19.00
sabato, domenica e festivi 10.00 – 19.00

Biglietti: intero 12 €; ridotto 10 €

Maggiori informazioni

Sito web ufficiale:

https://palazzoducale.genova.it

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