Ho visto diversi spettacoli di Arianna Scommegna, ma quello di ieri sera mi resterà particolarmente nella memoria per tre motivi. Prima di tutto per il luogo, ovvero il Teatro San Gerolamo a Milano. “È una bomboniera”, ha esclamato la mia vicina di palco all’amica, appena ha preso posto. E aveva perfettamente ragione: il teatro è una piccola Scala, più intima e calda dell’internazionalmente nota sorella maggiore.

In secondo luogo l’attrice ha portato in scena il terzo laio (lamento) di Giovanni Testori, ovvero “Mater strangosciàs”. Era l’unico che mi mancava di vedere, avendo avuto la fortuna di poter assistere a varie rappresentazioni di “Cleopatràs” (nella versione sempre diretta da Gigi Dall’Aglio con la stessa Scommegna e poi in quella di Mino Manni con Marta Ossoli) e a una rappresentazione di “Erodiàs” con Federica Fracassi, per la regia di Renzo Martinelli.
Ma è il terzo motivo quello veramente eccezionale: ieri era il compleanno di Arianna. L’avevo sentito dire da una signora mentre attendevo in coda e ne ho avuto conferma quando lo speaker del teatro ha annunciato agli spettatori: “La signorina Scommegna avrà piacere di incontrarvi nella caffetteria al terzo piano” per salutare e festeggiare.

Su richiesta della stessa attrice, Giuseppe Frangi, presidente dell’Associazione Giovanni Testori, ha introdotto brevemente il tema dello spettacolo, raccontando la genesi dei tre “Lai”, scritti nel ’93 da Testori mentre era ricoverato all’ospedale San Raffaele, per essere pubblicati postumi nel ’94. Sono come le tre cantiche dantesche per la struttura molto studiata: all’Inferno corrisponde “Cleopatràs”, al Purgatorio “Erodiàs” e al Paradiso “Mater strangosciàs”.
La desinenza in -às che caratterizza queste tre opere appartiene alla biografia più intima dello scrittore e gli viene dai paesi della Valassina, dalla zona di Asso di cui erano originari i genitori. Testori s’impegnò a reinventare una lingua per contenere la realtà, compito che poteva essere assolto dalla lingua italiana, appiattita sulla modernità.
Dopo le parole di Frangi ecco quelle di Testori, a cui dà vita Arianna Scommegna, attrice testoriana per eccellenza. La scenografia è ridotta a un tavolo, una stufa e una sedia. All’altro capo del palcoscenico sta Giulia Bertasi con la sua fisarmonica e due ali di legno che la caratterizzano come l’angelo annunziante. Ma il dialogo di Maria è con il figlio assente. Beh, a ben rifletterci, le assenze dei tre Lai sono assai presenti: Antonio, Giovanni il Battista e Gesù sono infatti i deuteragonisti delle opere, evocati, amati e insultati, derisi e compianti.
La madre addolorata impasta il pane (corpus Christi) come una massaia e una madre qualunque, anche se si rivolge al figlio come nessun’altra madre potrebbe: “mio creato e insema mio creator” (qui patente e potente è il debito al “Vergine madre, figlia del tuo figlio” con cui si apre l’ultimo canto del Paradiso).
Tra calci al pallone, fughe in sinagoga e discorsi che una umile poveretta non può comprendere si dipana questo intensissimo dialogo tra una madre angosciata e un figlio venuto per salvare gli uomini dando la propria vita. Per amore. Ed “è per amor che te, mametta, hai detto sì”, le ricorda il Figlio. Testori e Scommegna da brividi, da lacrime tra le risa.
E poi tutti su al terzo piano per festeggiare Arianna, con la direttrice del teatro, signora Asano Chitose, che tentava di dare un po’ di ordine nipponico al caos italico, ammonendo di utilizzare un solo bicchiere di plastica per evitare gli sprechi e a non bere a canna dalle bottigliette d’acqua, mentre la Scommegna ringraziava tutti per gli auguri e per i calorosi applausi, sottolineando l’importanza del teatro come uno degli ultimi luoghi di aggregazione sociale, specchio in cui ritrovarsi e accorgersi che ci sono (altre) persone che amano il bello.
E non possiamo che chiudere con le parole del Poeta:
‘Lora stringiati
e strangosciati incosì
e insema anca
in ‘sta strana manera fiduciati,
diso al sipario:
prendi, o fradel
e, insema, gran vesta del teatro,
prenditi a muovare…
Ce dobbiamo, amici tanti e cari,
saludare?
No,
che ‘sto imbrassamento va per semper sè sè a durare,
‘des, chi,
duman, altrove
e dopu ammò!
Saul Stucchi
Foto di Serena Serrani
15 e 16 novembre 2017 ore 20.00
MATER STRANGOSCIÀS
di Giovanni Testori
- regia Gigi Dall’Aglio
- con Arianna Scommegna
- alla fisarmonica Giulia Bertasi
- scene Maria Spazzi
- luci Pietro Paroletti
- produzione Atir Teatro Ringhiera
17 novembre 2017 ore 20.00
CLEOPATRÀS
di Giovanni Testori
- regia Gigi Dall’Aglio
- con Arianna Scommegna
- al violoncello Antony Montanari
- scene Maria Spazzi
- luci Pietro Paroletti
- produzione Atir Teatro Ringhiera
Teatro San Gerolamo
Piazza Beccaria 8
Milano
Informazioni:
Tel. 02.45388221