Iniziamo dalla fine. Non ovviamente – trattandosi di un giallo – dallo svelamento dell’identità del colpevole, bensì dall’indicazione dell’imminente presentazione. Peraltro non la prima, visto che La lista di Socrate, così s’intitola il nuovo romanzo di Simone Cozzi, è stato presentato a Napoli sabato 4 ottobre in occasione della quarta edizione del Campania Libri Festival, alla presenza dell’editore De Nicola.
Cambio di “casacca” dunque per le indagini del Delegato Vittorio Ripamonti, il detective lariano i cui primi tre casi – rispettivamente Il buio è prossimo (2021), Lo spazio torbido (2018) e La pace inquieta (2016) erano usciti per i tipi di Panda Editore.
L’autore e il sottoscritto lo proporranno al pubblico milanese a BookCity domenica 16 novembre alle ore 16.00 da O-ste, birreria e taverna in via Chiesa Rossa 53, con letture a cura di Veronica Sardone e accompagnamento musicale di Andrea Giussani.

Quello della casa editrice non è l’unico cambiamento e il lettore se ne accorgerà dopo poche pagine: il “tono muscolare” del testo si è rafforzato, ovvero si nota il raggiungimento della piena maturità nello stile dell’autore, che rimane anche in questa storia interessato soprattutto alla particolare atmosfera che ha creato fin dall’inizio attorno al suo eroe (alter ego, per certi aspetti) Ripamonti.
Non che la trama di per sé non sia valida, ma come nei Maigret di Simenon – nume tutelare di Simone (mi concedo l’uso del nome di battesimo vista la conoscenza ormai trentennale…) – è l’ambientazione a restare maggiormente impressa nella mente del lettore.
Dunque Mandello del Lario nel Ventennio, sospesa tra le tragedie della Prima e quelle della Seconda guerra mondiale. Vita di provincia con il teatrino di protagonisti e comparse, invidie gelosie passioni e rancori. E una vittima, centro di una ragnatela che il Delegato Ripamonti deve arrivare a comprendere.
Cercherà di farlo – e non è uno spoiler annunciare che ci riuscirà – facendo ricorso al suo tradizionale metodo d’indagine che questa volta riceve il soccorso (quanto utile lo scoprirà il lettore) di un esperto di investigazione scientifica che ricorda nell’aspetto e nei modi il fondatore del Futurismo, Marinetti.
Ma le difficoltà maggiori vengono a Ripamonti da se stesso: andandosene senza chiarimenti, la bella e giovanissima Carol gli ha spezzato il cuore. E il Delegato ci mette un po’ a ritrovare la bussola e l’aplomb che il ruolo (e tanto più l’epoca e quello che Sciascia chiamava contesto) richiedono, se non impongono. Per fortuna sua ha chi gli vuole bene e si spende per lui, dal fidato Fusetti alla signora Pina, passando per l’amico Guzzi che lo fa distrarre con una salutare gita in moto.
Ma perché il romanzo s’intitola La lista di Socrate? Il riferimento – almeno quello diretto – non è al celebre filosofo ateniese immortalato dall’allievo Platone (anche se sicuramente c’è un voluto richiamo indiretto), quanto all’amico Valsecchi consumato da una malattia che l’ha spento progressivamente, impedendogli di mordere quella vita di cui aveva tanta fame. La lista è quella delle sue disposizioni testamentarie.
Sul romanzo aleggia aria di morte, non solo per l’assassinio di una persona, ma per una impalpabile atmosfera che sembra annunciare l’imminente autunno, anche se in realtà la natura è nella sua stagione primaverile (mai come in questa nuova prova – dedicata al padre, scomparso in tempi recenti – l’autore è attento a segnalare profumi e odori delle scene che dipinge sulla pagina).
Tornano le considerazioni sul carattere degli italiani, sul Fascismo come movimento idealistico e come realizzazione concreta, sull’ordine come fine e come strumento, sul senso della vita e della morte, sulle passioni a cominciare dall’amore. «Io amo Mandello» è forse la dichiarazione più diretta e impegnativa che abbiamo sentito proferire al Delegato Ripamonti che pure conosce debolezze e difetti del microcosmo lacustre (e la caserma è la sua piccola Camelot).
Disseminati per le pagine de La lista di Socrate il lettore s’imbatterà in termini-chiave, sassolini di un percorso accidentato lungo il quale procederà Ripamonti: smagliatura, crepa, resa.
«Il mio lavoro comporta ogni volta la composizione di un mosaico. L’indagine consiste nell’aggiungere più tessere possibili, anche quelle all’apparenza meno rilevanti, fino a che l’immagine d’insieme non sia completa, e non permetta quindi di avere le risposte», dice il Delegato a metà del libro.
Di questo mosaico e del “metodo Ripamonti” parleremo domenica 16 novembre a BookCity Milano. Vi aspettiamo.
Saul Stucchi
Simone Cozzi
La lista di Socrate
De Nicola Editore
Collana Florilegium Giallo
2025, 298 pagine
18 €