Questa sera (mercoledì 26 maggio 2021) alle ore 18.30 sarò al Festival della Letteratura di Mandello del Lario con Simone Cozzi per presentare il suo nuovo libro: “Il buio è prossimo. Echi di guerra per il Delegato Ripamonti”. Lo pubblica Panda Edizioni, come i precedenti romanzi dell’autore, nato a Milano nel 1967, ma – si può dire – di casa a Mandello, come il protagonista delle sue storie. Almeno tre su quattro: il volume fresco di stampa segue infatti “La pace inquieta” (2015) e “Lo spazio torbido” (2018), inframmezzati da “Doppio Strato” (2016) che sposta in avanti di oltre un ventennio l’ambientazione e sostituisce il Delegato Ripamonti con il Commissario Stefano Turati.

Cosa possiamo anticipare senza rovinare la sorpresa al lettore? Innanzitutto che la scrittura di Cozzi si è fatta più robusta (con qualche refuso di troppo, ahimè). Lo si nota subito, prendendo tra le mani il libro. Il centinaio di pagine di ciascuno dei precedenti romanzi viene praticamente raddoppiato in “Il buio è prossimo”.
Il maggior spazio a disposizione consente all’autore di allargare la trama della vicenda che prende avvio da una misteriosa scomparsa. Cozzi si dà più tempo per far muovere protagonista e comprimari e per descrivere l’intreccio di fatti e pensieri che li tiene insieme in questa “commedia umana” noir.
Ma al di là dell’indagine in sé, con tappe, slanci in avanti e pause di riflessione, come nelle altre storie anche qui – anzi, soprattutto qui – l’autore ha modo di “far parlare” i suoi personaggi in dialoghi che mettono in scena piccoli trattati platonici: sulla giustizia, sull’amore, sulla morale… La parola chiave è proprio “buio”.
La Legione Redenta
Menzioniamo un breve stralcio dal risvolto di copertina: “Il paesaggio lacustre reso incantato da una straordinaria nevicata, e le confortevoli attenzioni di una donna luminosa e carica di energia, fanno da consolatorio contrappunto all’inchiesta che fa affiorare, dalla penombra del recente passato, una pagina dimenticata del primo conflitto mondiale: quella della Legione Redenta”.
Naturalmente non diremo una parola di più al riguardo, se non che il romanzo si fa in alcune pagine anche utile approfondimento di una vicenda che la maggior parte dei lettori – compreso il sottoscritto – probabilmente ignora. Cosa sapete, infatti, della Legione Redenta? Io nulla, prima di leggere “Il buio è prossimo”.
I romanzi “d’evasione” servono anche per imparare. Ma è poi un “romanzo d’evasione” questo di Simone Cozzi? In parte sicuramente sì: lo dimostra la ricercata costruzione delle scene, il rispetto delle regole del canone, il gioco di rimandi e le sfide con il lettore. Ma dall’altra è evidente l’intento dell’autore di travalicare i confini del genere per approdare alla “letteratura” senza etichette.

Come dimostra l’immagine di copertina – una foto realizzata dallo stesso autore – Cozzi ama il bianco e nero dai forti contrasti. Vale anche per la sua scrittura. Il nero è naturalmente quello del Ventennio e, insieme, della cronaca più violenta con cui deve misurarsi il Delegato Ripamonti. Ma i delitti e il lavoro d’indagine che ciascuno di essi comporta sono anche l’occasione per scavare nel pozzo dell’anima umana.
Lo scandaglio non arriva – non può arrivare – a toccare il fondo, ma quello che riporta in superficie è nella maggior parte dei casi materiale imbarazzante, quando non putrescente e nauseante. Pochi sono i personaggi che escono puliti dall’esame.
L’inquietudine del Delegato
Una massa informe e senza spina morale sono gli Italiani che si piegano giorno dopo giorno al regime fascista. Gli unici ad avere un guizzo di vitalità sono i trafficoni che trovano sempre strada e modo per fare affari. Ma se a Ripamonti capita di cadere in stato catatonico, la sua coscienza resta comunque vigile. La tengono sveglia due tarli che non smettono di lavorare, giorno e notte.
Da una parte c’è il pungolo dell’amore. Le ferite del cuore non si rimarginano mai, anche se ci sarà modo di scambiare sguardi d’intesa e ben di più… Dall’altra l’acquiescenza con lo stato delle cose (anzi, lo Stato delle cose) è una via impraticabile per il Delegato, che pure è una rotella del meccanismo.
A fare da corona a Ripamonti ritroviamo personaggi ormai familiari. Come il buon Fusetti. Eccolo qui, a fare da spalla al suo capo:
Restò a lungo in ufficio, con lo sguardo rivolto alla strada spazzata dal vento.
Fusetti entrò interrompendo le sue meditazioni. Lui tollerava quelle invasioni, perché gli piacevano; perché gli piaceva Fusetti. Il suo attendente sapeva ascoltarlo, ma non solo. Parlare con lui gli permetteva di fare ordine al tumulto che aveva nel cuore e nella testa. Il ragazzo parlava sempre a voce bassa, lasciando scorrere brevi silenzi fra un’affermazione e la successiva.
Si sedettero e stettero in silenzio per alcuni minuti.
– In ogni tragedia – fu più un mormorio, quello del Delegato – c’è una sorta di arbitraggio fra le aspettative di salvezza e l’opportunismo di chi nella disperazione altrui vede solo la possibilità di arricchirsi.
– Dove dovrebbe esserci solidarietà, si trova invece avidità.
– Un paradosso, non trovi?
Ma è soprattutto l’ambientazione lacustre a presentarsi alla ribalta, a richiedere un ruolo da co-protagonista. C’è ancora Milano, naturalmente, ma è Mandello del Lario a essere la trasposizione degli stati d’animo di Ripamonti, con le sue vie e case e soprattutto atmosfere. A cui la neve aggiunge un tocco in più di magia ovattata, mistero e torpore.
Scopriamo in abbrivo che a Mandello Ripamonti viene trasferito come promozione: promoveatur ut amoveatur, è evidente. Eppure Ripamonti e Cozzi in questo “luogo dimenticato da Dio” (parole del padre del Delegato) finiscono con il costruirsi un nido accogliente, su misura delle rispettive personalità e fisime. Che poi, in gran parte se non del tutto, coincidono.
Saul Stucchi
Simone Cozzi
Il buio è prossimo
Echi di guerra per il Delegato Ripamonti
Panda Edizioni
2021, 266 pagine
18 €
Per partecipare agli eventi del Festival della Letteratura di Mandello è obbligatoria la prenotazione sul sito https://www.visitmandello.it/it/eventi.