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Voi siete qui: Musica & Danza » L’Infinito di Vecchioni al Teatro degli Arcimboldi

20 Maggio 2019 Scritto da Marco Grassano

L’Infinito di Vecchioni al Teatro degli Arcimboldi

Era da parecchio tempo che non assistevo più al concerto di un “sommo”. Per una serie di circostanze, mi ero perso l’ultima tappa italiana di Leonard Cohen – e non me lo sono mai perdonato. Per questo ho ritenuto importante “esserci” all’esordio della tournée che Roberto Vecchioni sta dedicando al suo ultimo CD “L’Infinito”: mercoledì 15 maggio, ore 21, al Teatro degli Arcimboldi di Milano-Bicocca.

Roberto Vecchioni al Teatro degli Arcimboldi

Segnalo subito l’unica cosa che non mi ha entusiasmato, e che peraltro presumo i frequentatori di quella sala conoscano bene: l’acustica, non certo delle migliori. Ma questo è un problema strutturale, che non dipende affatto né dal grande cantautore, né dai suoi validissimi musicisti, né dai suoi tecnici del suono.

La serata era divisa in due parti. Nella prima, sono state eseguite varie canzoni tratte dall’album di fine 2018. Nella seconda, invece, abbiamo potuto fruire di un’entusiasmante antologia di “classici” del Maestro.

All’apertura del sipario, Vecchioni è uscito dalle quinte in giacca blu e camicia bianca, si è inchinato al pubblico plaudente e ha attaccato Una notte, un viaggiatore. Il tema della stazione è ricorrente nei suoi versi, ma qui all’emozione intensa delle immagini evocate in musica si aggiunge l’ammiccamento a un importante romanzo di Italo Calvino. L’accoglienza calorosissima del brano ha “scaldato” anche l’autore, che si è dovuto togliere la giacca.

È seguita Formidabili quegli anni, il cui titolo fa riferimento alle memorie di Mario Capanna (anche lui, come Vecchioni, studente alla Cattolica negli anni Sessanta). Non il rimpianto di un’epoca, ma semmai un’esortazione ai ragazzi di oggi a darsi da fare perché le conquiste fondamentali di allora non vengano cancellate: “E le libertà che avete mica c’erano a quei tempi; noi ci siamo fatti il culo, tocca a voi mostrare i denti”.

Roberto Vecchioni al Teatro Arcimboldi

Negli intervalli, l’artista contestualizza le singole canzoni, a volte con commozione e a volte con umorismo, ma sempre coinvolgendo in sommo grado gli spettatori. Parla di Guccini (che ha accettato di inciderla con lui) – oltre che di Alex Zanardi, che l’ha ispirata, e di Manuel Bortuzzo, cui è idealmente dedicata – a proposito di Ti insegnerò a volare, la cui morale è “Mica son le stelle a farlo, e i santi men che meno, te lo fai tu il destino…”.

La canzone su Giulio (Regeni) mi ha fatto piangere, ma ha commosso lo stesso Vecchioni, che al termine è rimasto vari secondi senza poter parlare. Applausi scroscianti del pubblico, anche come tributo al giovane ricercatore friulano brutalmente assassinato in Egitto.

L’Infinito si ispira invece a Leopardi, nel suo ultimo periodo napoletano trascorso con l’amico Antonio Ranieri. Il poeta non odiava la vita, anzi, la amava, e soffriva solo perché non era da essa ricambiato. Si è accorto che l’infinito non è aldilà, bensì al di qua della siepe, e, negli ultimi versi scritti, ha osservato che dopo il tramonto della luna sorge nuovamente il sole.

Ogni canzone d’amore è dedicata alla moglie: tutti i poeti e i trovatori, nei loro canti composti lungo i secoli, in definitiva hanno celebrato lei.

Com’è lunga la notte è uno sguardo retrospettivo, un po’ malinconico e un po’ ironico, alla propria vita.

Roberto Vecchioni all'Arcimboldi di Milano

Altra canzone che mi ha spremuto qualche lacrima è stata Cappuccio rosso, in cui l’io poetico è Ayse Deniz, eroica ragazza curda morta combattendo contro l’ISIS.

Parola, infine, è l’elaborazione musicale di un testo già incluso nel libro di racconti uscito presso Einaudi, La vita che si ama (2016).

Dopo una pausa di una quindicina di minuti, a sipario calato, ecco iniziare la carrellata di pietre miliari, antiche e recenti.

La mia ragazza è alta e ha sguardi lunghi e duri prende l’esordio da un verso del poeta americano E.E. Cummings tradotto da Salvatore Quasimodo.

E poi via, in una serie di brani dai ritmi svariatissimi (dal rock quasi metallico di Velasquez alla ballata Ninni, in memoria della madre, all’habanera di El bandolero stanco) e dalle tematiche disparate (Sogna, ragazzo, sogna; Chiamami ancora amore; La stazione di Zima; Le rose blu, scritta per la figlia; Stranamore; Viola d’inverno; Il cielo capovolto, bellissima; I colori del buio; eccetera…).

Applausi a scena aperta hanno ottenuto una serie di bis, tra cui la toccante Sabato stelle (la storia a due voci – come in un madrigale di Claudio Monteverdi, inventore del genere, una delle eccellenze italiane: “Ma non voglio compararmi a lui…” ha precisato il cantautore – di una ragazza ricoverata in clinica e del fidanzato che la visita per lasciarla, adducendo a pretesto una serie di luoghi comuni: difficilissima da cantare, tanto che non la eseguiva in concerto da 40 anni, e dopo Milano non la canterà più), la mitica Luci a San Siro, la celeberrima Samarcanda…

Alcune notazioni. Come Leonard Cohen, Vecchioni si inchina frequentemente alle ovazioni del pubblico, e accenna ai suoi musicisti per sottolinearne, meritatamente, la bravura. Si è mostrato anche divertente intrattenitore, raccontando l’episodio di Schubert in visita a Beethoven per fargli ascoltare un suo pezzo, e ipotizzando come sarebbe andato l’incontro se il visitatore fosse stato Guccini. Ha inoltre sottolineato, in più punti, quanto siano importanti le parole, senza le quali il pensiero umano non sarebbe possibile, quanto sia necessaria la cultura che esse tramandano, e quanti ragazzi ci siano che, malgrado dilaghino messaggi ed esempi negativi, in queste cose credono e si impegnano ancora.

Una serata di sublime commozione, di “celesti patimenti” (per citare Saffo tradotta da Quasimodo) che mi sento di raccomandare a chiunque sia disposto a mettere in gioco un po’ di se stesso e delle proprie emozioni.
Grazie, Roberto.

Marco Grassano
Foto di Lorenza Daverio, prese dal sito del Teatro degli Arcimboldi

Roberto Vecchioni
L’Infinito

  • Mercoledì 15 maggio 2019 ore 21:00
  • Giovedì 10 ottobre 2019 ore 21:00

Teatro degli Arcimboldi
Viale dell’Innovazione 20
Milano

Informazioni: http://teatroarcimboldi.it/


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