“Perché non parli?” è il titolo di un libro che l’editore Johan & Levi ha appena mandato in libreria. L’ha scritto Giovanni Carrada che lo dedica “alle persone che scelgono di entrare e visitare” e che spiega in dodici capitoli “come raccontare il patrimonio culturale”. Ne riparlerò prossimamente, in occasione della recensione, mentre ora mi limito a osservare che il tema della comunicazione del proprio patrimonio diventa per un museo una missione sempre più importante e inderogabile. Non basta più, infatti, conservare e custodire.
Numerose – ma ancora, purtroppo, limitate per quantità e qualità – sono le iniziative messe in campo dai musei italiani, che siano pubblici o privati, statali, regionali o comunali.

Recentemente, ovvero lo scorso 31 gennaio, ho partecipato a un interessante esempio nella Galleria Archeologica dei Musei Reali di Torino. “Racconti cuneiformi” è il titolo di un ciclo di visite teatralizzate organizzato grazie alla collaborazione tra l’istituzione, l’Università di Milano Oriente Antico Unimi e l’associazione La casa dei santi, un gruppo artistico nato nel 2003 dall’incontro tra la regista Alessandra Pescetta e l’attore Giovanni Calcagno (che ho conosciuto due anni fa grazie allo spettacolo “Gilgamesh. L’epopea di colui che tutto vide” visto al Teatro Carcano).
È proprio Calcagno il protagonista della visita teatralizzata. A lui è affidato il compito di accompagnare i visitatori che abbiano prenotato – l’evento è incluso nel biglietto d’ingresso – in un viaggio nel tempo e nello spazio, pur senza muoversi dalla Sala Mesopotamica. È una delle mie preferite tra le dieci che compongono il percorso museale di questa parte del Museo di Antichità.
Il suo grande fascino è dovuto ai reperti esposti, a cominciare dal frammento in calcare alabastrino con la raffigurazione del re Sargon II, proveniente dal suo palazzo a Khorsabad. E infatti giganteggia sulla locandina dell’iniziativa, posto di fronte all’attore Calcagno che sembra dedicargli un inno al suono del suo tamburello. E poi le tavolette in argilla disposte in un espositore degno di una gioielleria!
È questo archivio ad attrarmi come un magnete ogni volta che metto piede nel museo. Non conoscendo la lingua espressa in questi segni cuneiformi, mi limito a leggere le didascalie (ben fatte) e a osservare i piccoli pezzi su cui qualcuno, migliaia di anni fa, si è preso la briga di registrare contratti, lettere, affari e faccende private.

“Cerchiamo di far parlare queste pietre”, ha detto un archeologo dei Musei Reali, presentando il progetto, mentre Calcagno ha confessato che le storie che avrebbe raccontato di lì a breve “infiammano il mio cuore quando le ascolto”.
Aveva alle spalle proprio l’archivio di tavolette e servendosi “solo” della sua voce, del tamburello e di un flauto a vento africano ci ha catapultati indietro di millenni. E io ripensavo all’incipit della tetralogia Giuseppe e i suoi fratelli di Thomas Mann, “Profondo è il pozzo del passato..”, ma anche allo spettacolo “Memory of Mankind” di Markus Lindeen, incentrato proprio sul tema dell’archiviazione su tavole – in questo caso di ceramica – della memoria del genere umano, dalla Teoria del Big Bang alla ricetta per una torta al limone.
Ed è iniziato il racconto di Calcagno:
Prima che l’uomo fosse creato, nel mondo c’erano solo gli dei e gli stessi dei erano divisi in due caste: gli Annunaku, i capi, imponevano infatti un pesante lavoro e una fatica infinita agli Igigu, gli dei minori”.
Gli dei di “serie B” non erano per nulla contenti di lavorare giorno e notte per gli dei superiori e le cose si sarebbero messe male se non si fosse trovata una soluzione, di cui avremmo fatto le spese proprio noi!
Di dei e di rivolte, di una nuova genia di esseri (quella degli uomini), di araldi che recitavano i loro messaggi perché fossero più convincenti, della città di Uruk e della dea Inanna, della “stanza dei destini” e degli stampi per creare uomini e donne, e di tanto altro ha raccontato col suo talento Giovanni Calcagno. Con il risultato che i visitatori hanno iniziato a osservare con uno sguardo nuovo i reperti presenti nella sala, come il mattone di Sennacherib da Ninive o il frammento di calcare con vittime in un fiume.
“Racconti cuneiformi” tornerà sabato 1° marzo e venerdì 21 marzo, sempre in tre turni, con inizio rispettivamente alle ore 17.00, 17.30 e 18.00. Ricordo che la prenotazione è obbligatoria. Va effettuata scrivendo una mail all’indirizzo mr-to.eventi@cultura.gov.it.
Saul Stucchi
Musei Reali
Piazzetta Reale 1
Torino
Informazioni:
https://museireali.beniculturali.it