Una buona regola giornalistica impone un utilizzo sobrio dell’aggettivazione quando si parla di esposizioni. La cautela, tuttavia, è fuori luogo nel caso della mostra Velázquez al Grand Palais di Parigi, dove resterà aperta fino al prossimo 13 luglio. Affrettatevi dunque a prenotare l’aereo e il vostro biglietto per visitarla: è semplicemente spettacolare. No, lo dico subito, non ci sono le Meninas, ma buona parte delle opere più importanti dell’artista spagnolo sono arrivate in prestito nella capitale francese per realizzare un avvenimento che rimarrà negli annali. E il grande pubblico che fuori aspettava educatamente in coda e dentro affollava le sale quando l’ho visitata io la diceva lunga sull’accoglienza che sta ricevendo. I parigini in qualche modo si sono rifatti di un loro punto debole: il Louvre – incredibile a dirsi! – non possiede nemmeno un Velázquez!
Il percorso espositivo si apre su Siviglia, città natale dell’artista, con una vista panoramica realizzata ad Amsterdam nel 1617. Poi è esposta un’opera “riemersa” soltanto pochi anni fa, l’Educazione della Vergine (leggi qui), accanto alla quale si può osservare la versione dipinta da Juan de Roelas. In quella di Velázquez però Maria è più attenta a insegnare che ad apprendere e il suo sguardo è diretto allo spettatore, trascurando i genitori. Poco più avanti si ha la conferma che questa è una grande mostra di confronti. Sulla stessa parete sono infatti collocati tre San Pietro, rispettivamente di Maíno, Tristán e Velázquez: il santo è raffigurato con la stessa posizione delle mani sul ginocchio, mentre la testa si alza progressivamente, per essere rivolta direttamente al cielo nel maestro sivigliano.
Una sala buia ospita i primi ritratti, mentre su una parete è riportato un brano di una lettera di Nicolas de Staël al mercante d’arte Jacques Dubourg, dopo la visita del Prado di Madrid nel 1954:
Tellement de génie qu’il ne le montre même pas, disant tout simplement au monde je n’ai que du talent mais j’en ai sérieusement. Quelle joie ! Quelle joie ! Solide, calme, inébranlablement enraciné, peintre des peintres à égale distance des rois et des nains, à égale distance de lui-même et des autres.
La sala successiva invece è molto luminosa, in forte contrasto con quella precedente. Il tema è il primo viaggio in Italia, dove il pittore è inviato dal re di Spagna perché completi la propria formazione artistica. Tra le opere più belle va almeno menzionato il ritratto dello sfortunato infante Baltasar Carlos sul pony, sfortunato perché sarebbe morto ad appena 17 anni. La prima parte del percorso si conclude con una sala rotonda che contiene due sole opere, ma che gioielli! La Venere allo specchio della National Gallery di Londra “dialoga” con la statua di ermafrodito addormentato, forse fonte d’ispirazione per il pittore.
Ma le emozioni forti non sono finite. La seconda parte, infatti, si apre con opere spettacolari, ritratti arrivati in prestito da tutto il mondo, Stati Uniti compresi, come il probabile autoritratto concesso dal Metropolitan Museum di New York; c’è il Ritratto di donna da Berlino, il Ritratto di papa Innocenzo X dalla Galleria Doria Pamphilj di Roma, dietro il quale è collocato il ritratto del pontefice con un prelato, realizzato da Pietro Martire Neri. È un crescendo strepitoso! Il colore dell’allestimento dal verde passa al rosso e il campo viene lasciato alle infante e al sovrano. Qui i ritratti di Velázquez sono esposti accanto a quelli di Juan Bautista del Mazo, ma nel confronto diretto il maestro vince alla grande. Il Ritratto dell’Infanta Margherita in blu prestato dal Kunsthistorisches Museum di Vienna, vale da solo il costo del biglietto. Prosegue l’alternanza di sale luminose e sale buie; luminosa è la penultima dedicata a del Mazo, mentre il finale è riservato al protagonista assoluto. L’Autoritratto arrivato da Valencia fronteggia quello prestato dagli Uffizi, mentre al centro della sala campeggia Il cavallo bianco, opera non terminata. L’enorme chiazza bianca dell’animale rischiara l’ambiente buio e il destriero senza cavaliere sembra suggerire che Velázquez è morto senza lasciare eredi.
Saul Stucchi
Qui sotto la mia recensione alla trasmissione di Radio Popolare I girasoli, condotta in studio da Tiziana Ricci (puntata del 16 maggio 2015)
Didascalie:
Due vedute della mostra
Scenografia Atelier Maciej Fiszer
© Didier Plowy pour la Rmn-Grand Palais, Paris 2015
Diego Velázquez
Venere allo specchio (1647-1651 circa)
Olio su tela, 122,5 x 177 cm
Londra, The National Gallery
© The National Gallery
VELÁZQUEZ
Dal 25 marzo al 13 luglio 2015
Orari: domenica e lunedì 10.00 – 20.00; da mercoledì a sabato 10.00 – 22.00
Martedì chiuso
Biglietto: intero 13 €; ridotto 9 €
Grand Palais
3, avenue du Général Eisenhower
Parigi
ATOUT FRANCE
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