“Ognuno riconosce i suoi” è il secondo romanzo di Elena Rausa, dopo l’esordio con “Marta nella corrente” (entrambi editi da Neri Pozza nella collana I Narratori delle Tavole).
Che storia racconta? La nostra. Sull’ordito dell’Italia che con dolore muta pelle tra gli anni Settanta e gli Ottanta, l’autrice intesse la trama che tiene insieme i suoi personaggi, raccontata dalla voce narrante che risponde al nome di Caterina (lo scopriamo a pagina 67).
Ma, appunto, cosa tiene insieme tra loro i personaggi? La forza dei legami e in questo – o meglio nella loro analisi profonda e precisa – stanno la densità e la bellezza del libro. E quanto siano complessi gli intrecci che ci legano alle persone care, a volte fin quasi a soffocarci, lo sappiamo bene tutti. Di per sé non basta l’amore, così come non basta la famiglia, né la solidarietà tra amici. Ogni legame resiste in un delicatissimo equilibrio – mai statico, ma eternamente dinamico – fragile quanto il vetro, ma elastico come la gomma. Se è coltivato bene, naturalmente.
“Ognuno riconosce i suoi” di Elena Rausa è un polittico in quattro pannelli, nei quali il discorso diretto è sciolto nel testo, ad accentuare il tono colloquiale, mentre lo stile è sempre ben curato.
Ogni giorno Caterina va all’ospedale a trovare il cugino Michele, ricoverato in stato ormai vegetativo. Non vuole perdere il contatto con lui e la stesura di un diario le sembra il mezzo più efficace a sua disposizione. La scrittura come un filo d’Arianna per uscire dal labirinto della disperazione e dell’abbandono e, più di tutto, dell’oblio che ogni cosa cancella.
Ma noi siamo il racconto che facciamo di noi stessi. Consapevolmente o meno, selezioniamo fatti e pensieri (peccando spesso di omissione) per infilarli in una collana che appaia significativa, logica e soprattutto coerente, anche se “ognuno è due persone, quella che se ne vuole andare e quella che non partirebbe mai”, come ha imparato sulla propria pelle sua madre, Teresa.
“L’urgenza di fermare le cose prima che si perdano” spinge Caterina a impegnarsi in una vera e propria inchiesta sulla sua famiglia, tra ricordi apocrifi, richieste di informazioni, indagini e incontri. Emergono fotografie e lettere. I racconti si intrecciano. Caterina scava e non smette di scrivere né di parlare con Michele che non può risponderle.
L’archeologia familiare ha una preistoria in Puglia, uno dei luoghi centrali del libro con il “grande blu” del Mediterraneo, insieme a Milano, che cambia volto in una generazione. Dell’incontro tra i genitori, Teresa e Sandro, Caterina conosce addirittura tre differenti versioni…
Mettendo ordine nei ricordi, “sul fil di ragno della memoria” (per tornare alla poesia di Montale da cui viene il titolo del romanzo), la protagonista torna a viverli con intensità. E intanto riemerge la storia della Repubblica: dalla strage di Piazza Fontana a quella della Stazione di Bologna, passando per il rapimento e l’uccisione di Aldo Moro, il terrorismo rosso e quello nero.
Potevi morire sotto casa a diciannove anni, mentre chiudevi il motorino con un lucchetto. Potevano sorprenderti a staccare un manifesto, magari anche solo per spavalderia e, se era un manifesto degli altri, se quella non era la tua zona, finivi accoltellato.
Ma nonostante tutto la vita andava avanti. I padri tagliavano l’anguria sul tavolo pieghevole, in spiaggia si ascoltava Kobra della Rettore, alla TV i bambini guardavano le avventure della Banda dei Cinque: “quattro ragazzi e un cane che vivevano nella campagna inglese e a ogni puntata si trovavano a indagare su qualche storiaccia misteriosa”.
Sarebbero serviti loro a spiegare la mutazione della nostra società! In pochi anni cambiarono pelle il sindacato e la scuola, la fabbrica e il quartiere, la chiesa e il partito. E crollò il senso di appartenenza a un “noi” più ampio della famiglia.
Caterina e gli altri personaggi sono tutti degli scampati, chi meglio, chi peggio. Vivono di scelte portate avanti con convinzione o con rassegnazione, di rinunce e di azzardi, di fughe e di ritorni. Proprio come noi.
Saul Stucchi
- Elena Rausa
Ognuno riconosce i suoi
Neri Pozza
I Narratori delle Tavole
304 pagine, 17 €
Presentazioni:
- Venerdì 21 settembre ore 20.30
Cantù, Cascina di Mattia - Mercoledì 26 settembre ore 21.00
Merate, Collegio Villoresi - Sabato 29 settembre ore 17.00
Vimercate, Libreria Il Gabbiano - Domenica 30 settembre ore 11.00
Monza, Libreria Libri e Libri - Sabato 13 ottobre ore 17.30
Bergamo, Libreria Incrocio Quarenghi - Lunedì 8 ottobre ore 21.00
Monza, Auditorium dell’Istituto Mosè Bianchi - Sabato 17 novembre orario da definire
Pavia, Libreria Il Delfino