Vorrei dedicare l’editoriale “L’ALIBI della domenica” di oggi alle piccole lezioni che si apprendono nel corso di una settimana.
Le scuole di ogni ordine e grado hanno ripreso ormai da tempo il normale corso delle lezioni (beh, magari con qualche imprevisto, come il blocco degli impianti di riscaldamento che svuota le aule e regala agli studenti un insperato extra di vacanze…). Ma anche chi non siede più da anni dietro un banco ha la possibilità di imparare qualcosa, ogni giorno. Spesso senza aspettarselo, nel posto e nell’occasione meno prevedibili.
Io per esempio ho imparato almeno tre cose nel corso di questa settimana.
Controtenori alla riscossa

Martedì mattina, durante la prova aperta del concerto “La Lira di Orfeo. Giulio Cesare. Eroe barocco” il controtenore Raffaele Pe ha presentato al folto pubblico della Sala Puccini del Conservatorio di Milano la figura di Cesare per una selezione rappresentativa degli autori barocchi.
Ma ha parlato soprattutto del ruolo e della storia dei controtenori, rimarcando la parte avuta da Benjamin Britten. Fu lui a dare l’avvio alla fortuna di questa vocalità. E io intanto pensavo ai brividi che dà la voce di Anthony Roth Costanzo quando canta l’Akhnaten di Philip Glass. La sera ho potuto apprezzare il concerto in Sala Verdi con più consapevolezza, facendo tesoro di quanto ascoltato la mattina.
Una mucca che è un tesoro
Venerdì ho visitato in anteprima la mostra “Le donne nell’arte. Da Tiziano a Boldini” al Palazzo Martinengo Cesaresco di Brescia, curata da Davide Dotti. Ne scriverò a breve la recensione.
Qui invece m’interessa soffermarmi su un aspetto “laterale”. I pannelli didattici disseminati lungo il percorso espositivo spiegano le tematiche delle rispettive sezioni. Questo nella parte sinistra del pannello, con il testo scritto in nero. Nella parte destra scritta in rosso, invece, sono riportati testi a cura della Fondazione Marcegaglia. Rappresentano in qualche modo un filo che collega il passato al presente (con sguardo rivolto al futuro) e l’Italia al mondo. Confesso che li ho letti distrattamente, con la speranza di ritrovarli nel catalogo edito da Silvana Editoriale. Ma uno in particolare ha attratto la mia attenzione. La sezione della mostra dedicata alla “Vita quotidiana” ha come riscontro la “Quotidianità in Africa”.
In questo brano Josee, beneficiaria del progetto “One Cow” della Fondazione Marcegaglia, racconta come la mucca che ha ricevuto in dono nel 2013 ha cambiato la sua vita e quella della famiglia, grazie al latte e al concime. “Ma forse la cosa più importante è che grazie a questa mucca e alla cooperativa che abbiamo creato sono riuscita a uscire dalla mia solitudine e a incontrare altre donne con cui condividere la fatica quotidiana ma anche le gioie dei nostri risultati. La mia mucca l’ho chiamata Imararungo che significa “tieni lontano la solitudine da me”.
Un calendario domestico
Poi sono entrato nel complesso museale di Santa Giulia. Non un museo: una città! Una macchina del tempo. Uno scrigno ricolmo di tesori. Mi sono soffermato sui pezzi più clamorosi, quelli che ricordavo dalle visite precedenti. In particolare sulla lipsanoteca di avorio con le storie del Vecchio e del Nuovo Testamento (Giona, Daniele, Giacobbe che lotta con l’angelo… La resurrezione della figlia di Giairo, Gesù nell’orto dei Getsemani, Ponzio Pilato che si lava le mani…) e sulla Croce di Desiderio.

Sono solo due dei nove pezzi assolutamente da non perdere segnalati dal foglietto del Museo. Di sala in sala ho cercato però di individuare opere che potessero raccontarmi una storia nuova. E così ho trovato un oggetto che mi ha raccontato una storia antica. È il piccolo frammento in terracotta con i cosiddetti “Fasti di Guidizzolo”.
Deve il nome al luogo del rinvenimento, in località San Martino nel comune appunto di Guidizzolo (Mantova). Si tratta di un calendario domestico firmato da un artigiano di Capua, tale Lucio Ansio Epafrodito. Gli studiosi lo datano a dopo l’8 a.C. perché compare “Augustus” come nome di mese in sostituzione del tradizionale “Sextilis” (fu nell’8 a.C. che il Senato votò questo onore per l’imperatore).
Accanto a ogni data c’è un piccolo foro in cui veniva inserito un bastoncino che indicava il giorno corrente. Tra le festività compare quella per la dea Epona, divinità celtica protettrice dei cavalli e dei muli. Questo elemento fa pensare che il calendario domestico appartenesse a un contadino della Transpadana che allevava bestie da soma per lavorare i suoi campi.
Chissà se anche lui aveva chiamato qualcuno dei suoi animali “tieni lontano la solitudine da me”.
Saul Stucchi