Con la semplice sostituzione di “musei” per “montagna” potrei far mia la frase di Bianca Di Beaco, alpinista scomparsa nel 2018, letta questa mattina su una parete della mostra La conoscenza dei nostri Monti. 150 anni della Società Alpina Friulana 1874-2024 (la cui chiusura è stata posticipata al 27 aprile, rispetto alla precedente scadenza di gennaio) allestita ai Civici Musei del Castello di Udine.
Ho fatto dunque in tempo a visitarla, mentre ho mancato di una manciata di giorni l’esposizione Mimmo Jodice. L’enigma della luce che aprirà i battenti sabato (ci saranno comunque sette mesi per tornare).

Recita la citazione della Di Beaco: “Vado in montagna per ritrovare l’armonia perduta dell’esistenza degli esseri umani. Per trovare il mio posto, quietamente, nel fluire semplice della vita”.
Ecco, io frequento i musei con lo stesso scopo (oltre che per imparare, naturalmente). Ero dunque più interessato alle sezioni dei vari musei – in particolare di quello Archeologico – piuttosto che all’esposizione temporanea, mentre mi aggiravo per le sale e i piani del Castello. Il percorso è un poco arzigogolato, ma anche chi ci si trova per la prima volta come il sottoscritto non si perderà.
Da quando ho letto – recentemente – Perché non parli? di Giovanni Carrada (Johan & Levi) è cambiato il mio approccio ai musei. Avevo dunque in mente molte delle sue considerazioni mentre girovagavo tra una teca e l’altra, passando da monete repubblicane romane a tele cinquecentesche fino a fotografie del Novecento (la mia preferita è Laguna di Grado di Elio Ciol, del 1970).
Parlano le opere esposte nei Civici Musei di Udine? Direi di sì. Merito di un allestimento ben fatto, dei video introduttivi, dei pannelli di sala non logorroici e dell’attenzione ai tanti linguaggi (non è solo una questione di traduzione in senso classico: ci sono materiali anche nella lingua dei segni e per i visitatori più piccoli).
A proposito di bambini: mentre visitavo la Galleria d’Arte antica (la mia opera preferita, in questo caso, è Sangue di Cristo o Cristo e gli strumenti della Passione di Vittore Carpaccio, dipinto a olio su tela nel 1496) ho notato piccoli cartelli stradali disseminati lungo le sale.
Quando mi sono seduto su una delle poltroncine davanti all’Ultima cena di Amalteo Pomponio (1574), mi sono passate davanti due maestre o operatrici dei Musei intente a ritirare il materiale educativo. Ho chiesto loro cosa fossero quei segnali e alla loro risposta ho domandato se lo scopo fosse insegnare ai bambini la segnaletica stradale o non piuttosto incuriosirli verso le opere delle raccolte. Entrambe le cose insieme mi hanno spiegato. Ho detto loro che non avevo mai visto una cosa del genere in un museo. “Neanche noi! È la prima volta che lo facciamo”, mi hanno detto sorridendo. Farebbero la gioia di Antonella Agnoli: il museo – non solo la biblioteca – come casa di tutti, non semplice magazzino di opere!

Un’altra riflessione l’ho fatta praticamente subito, nelle prime sale del Museo Archeologico. È infatti ben evidente l’intento di ricordare l’impegno di collezionisti e cittadini all’arricchimento del patrimonio comune.
Cito almeno Augusto de Brandis che nel 1924 – qualche anno prima di morire – lasciò in testamento la sua ricca collezione o il tedesco Alexander Wolf che, arrivato a Udine nel 1866, partecipò attivamente alla vita culturale del Friuli: in una teca è esposto un bronzetto del II secolo dopo Cristo raffigurante il dio Mercurio, con i calzari alati d’ordinanza. Giuliano Mauroner, invece, ha donato un prezioso busto romano in marmo alabastrino di Serapide per compensare in qualche modo i danni provocati dalla Grande guerra.
Ma l’attenzione alle raccolte pubbliche emerge anche da una lapide davanti alla quale pochi visitatori si soffermeranno. È apposta lungo la scalinata che porta da un piano all’altro. Dedicata ai benemeriti del Museo per lasciti, donazioni e depositi, menziona – tra gli altri – il già citato Mauroner e subito dopo i Friulani residenti nell’Argentina. Lontani, pensavano comunque a Casa.
Oggi, 3 aprile, è una giornata importante a Udine: si celebra infatti la Festa della Patria del Friuli e le bandiere in giro per la città lo ricordano, così come i cartelli avvisano che da ieri sono in vigore nuove regole per la ZTL. Chissà se le maestre hanno avvertito i genitori dei bambini…
Saul Stucchi
Civici Musei di Udine
Piazzale Patria del Friuli 1
Udine
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