Per l’editoriale “L’ALIBI della domenica” vorrei parlare oggi di quello che c’è sulla scrivania di un giornalista culturale.
Cosa si può trovare sulla scrivania di un giornalista e in particolare di un giornalista culturale? Di tutto, posso rispondere basandomi almeno sull’esperienza di quelle che ho visto. Per quanto riguarda la mia scrivania – che un po’ pomposamente e un po’ ironicamente posso definire la scrivania del direttore responsabile di ALIBI Online – al momento ospita alcuni libri.

Se pensate al giochino “scrivania disordinata = segno di creatività e genio” e “scrivania ordinata = segno di mediocrità e scialbore”, beh, potete anche fermarvi a questa riga ed evitare di procedere nella lettura. Per me è una delle classificazioni più banali e infondate in cui mi sia mai imbattuto.
I libri sulla mia scrivania sono in attesa di essere letti – ed eventualmente recensiti su ALIBI – oppure sono già stati letti e attendono l’occasione propizia per una recensione. Anche a un’occhiata veloce l’osservatore può constatare la mancanza di un filo conduttore evidente tra i vari titoli. Saggistica e narrativa, storia e geografia, editori noti e altri meno famosi. Quello che probabilmente non sapete è che conosco personalmente buona parte degli autori (Marco Grassano è addirittura un collaboratore di ALIBI Online)…
Ma non è di questo che voglio parlare. M’interessa invece il tema della lettura. Ho scritto altrove dei libri che ho letto nel 2019. Pochissimi, giusto due o tre, li ho abbandonati prima di finirli, non tanto perché li trovassi noiosi, quanto perché impegnato con altri testi che in quel momento reclamavano tutta la mia attenzione.
Ma è “giusto” abbandonare un libro senza portarne a termine la lettura? In questi giorni ho trovato su Facebook il rimando a un articolo de “Il Libraio” intitolato “Perché è importante continuare a leggere anche i libri che non ci piacciono”, datato 8 settembre 2018.
Curiosamente, però, lo stesso sito due anni prima aveva espresso l’opinione contraria, nell’articolo intitolato “Ecco perché non finire i libri non è poi così grave” (del 3.11.2016).
Mi ha ricordato una delle leggi del celebre decalogo di Daniel Pennac sui diritti del lettore. Il terzo comandamento riconosce infatti il diritto di non finire un libro.
Deve essere della stessa opinione la nuova columnist del britannico The Guardian, Candice Carty-Williams che ha significativamente intitolato il primo pezzo della nuova rubrica “My New Year reading resolution? Less guilt for giving up on books”.
Personalmente mi sento sempre in colpa quando abbandono un libro, soprattutto se lo lascio non per demeriti suoi, ma per mancanza di tempo o altre ragioni mie. E voi: abbandonate senza remore o con rimorso? Cosa state leggendo di particolarmente interessante?
Qui sotto trovate la lista dei libri che sto leggendo io o che ho appena finito:
- Patrizio Nissirio, Silenzio, Ensemble
- Cristina Cattaneo, Naufraghi senza volto, Cortina
- Cristina Cattaneo, Corpi scheletri e delitti, Cortina
- Robert Louis Stevenson (e Alberto Manguel), Sermone di Natale, Vita e Pensiero
- AA.VV., 111 luoghi di Atene che devi proprio scoprire, Emons
- Marco Grassano, Lisbona e Tago e tutto, Tarka
- Alessandro Marzo Magno, La Splendida. Venezia 1499-1509, Laterza
- Hugo Pratt (e Marco Steiner), Avevo un appuntamento, Solferino
Saul Stucchi