Seduto in platea al Teatro alla Scala per assistere alle prove del concerto della Filarmonica con la direzione del maestro greco Constantinos Carydis, guardavo i ragazzi delle scuole superiori e riflettevo sull’importanza dell’educazione musicale (ai miei tempi praticamente inesistente, ahimè).
Poi ho pensato che sarebbe utilissimo insegnare alle nuove generazioni, ma non solo, l’educazione al silenzio. Sono abbastanza sicuro che Patrizio Nissirio sarebbe d’accordo con me.

Filo conduttore del suo nuovo romanzo, edito da Ensemble proprio con il titolo di “Silenzio”, è la ricerca, costante quanto frustrata, del silenzio. Il suo protagonista – che deve avere più di un tratto in comune con l’autore, giornalista e scrittore di origini greche, responsabile di “ANSAmed”, il servizio dell’ANSA sul Mediterraneo, al di là della passione per il sigaro… – finisce in una brutta storia a causa della ricerca di un po’ di pace, per l’anima e per le orecchie.
Ma la società contemporanea è sorda a questi aneliti alla tranquillità. Sembra anzi risucchiare con particolare perfidia nella cacofonia di rumori, frastuoni e schiamazzi che fa da sottofondo alla giornata di ciascuno di noi chi tenti di uscirne.
Adriano abbandona il lavoro e lascia Roma per rifugiarsi in un’isoletta della laguna di Venezia. Ha calcolato tutto per bruciarsi i ponti alle spalle, ma non ha fatto i conti con l’ironia del destino. Nissirio conosce bene la lezione della tragedia greca: per quanto fantasiosi e sagacemente architettati siano i piani dell’uomo più ingegnoso, inesorabilmente crollano come un castello di carte. La freccia scoccata dal dio arriverà a segno senza pietà.
E così Adriano si caccia nei guai proprio nel luogo più remoto che aveva individuato. Lì si trova invischiato in un caso di omicidio. E dovrà cambiare nome, peregrinare su e giù per l’Italia come un novello Odisseo e come l’astuto eroe, per sopravvivere, dovrà servirsi dell’aiuto delle donne che troverà sul cammino (il lettore sarà libero d’immaginare un virtuale confronto tra loro e i modelli omerici, da Nausicaa alla nutrice Euriclea passando per la maga Circe).

Non possiamo naturalmente svelare troppo della trama di questo ben bilanciato romanzo giallo. Ci è però consentito fare qualche osservazione.
La prima l’abbiamo già anticipata in apertura. Sono frequenti le annotazioni “sonore” riguardanti suoni e rumori, versi d’animali, urla e spari e insieme riferimenti all’agognato silenzio. A pagina 72 è solo “sfiorato” e sfugge al protagonista “come sabbia tra le dita”.
Giusto alla metà del libro cade la domanda e sorge il dubbio: “il silenzio non era forse uno stato mentale piuttosto che una situazione di stasi acustica?”. E una ventina di pagine dopo ecco uno dei brani più significativi (a nostro giudizio, ovviamente):
In questi mesi di ricerca fallimentare del silenzio aveva imparato molte cose, a parte come sopravvivere con nulla: ad esempio, che il rumore era uno strumento prezioso, non un prodotto incidentale, per molte persone. Frullini per il marmo, martelli pneumatici, mazzette da muratore, ma anche voci sguaiate, trattori, motori modificati per aumentare i decibel, musica e voci dal telefonino ascoltate senza auricolare, urla ebbre alle quattro del mattino: per molta gente, fare rumore era segnalare al mondo la propria esistenza, sbandierare un ruolo, per quanto minuscolo”.
Nella trama del romanzo s’inseriscono poi osservazioni, diciamo così, antropologiche dell’autore, che difficilmente il lettore non sottoscriverà mentalmente. Nissirio ha viaggiato e viaggia per il vasto mondo. Per lavoro lo racconta e lo interpreta. Non gli piace granché – è evidente – come e in che cosa si è trasformato negli ultimi decenni. In particolare, come al suo Adriano, non gli piacciono gli effetti della “subcultura mondiale”.
Come combatterla? Fuggendo, magari (“A tutti quelli che stanno scappando” era dedicato “Mediterraneo” di Salvatores). O ascoltando buona musica, come quella che verrà suonata questa sera alla Scala (tra parentesi, il concerto si aprirà con il componimento Tafi / Burial di Dimitri Mitropoulos, del 1915. Il compositore sarebbe morto proprio alla Scala durante le prove della Sinfonia n. 3 di Mahler, il 2 novembre 1960).
Al nostro Nissirio, intanto, dedichiamo la composizione 4’33’‘ di John Cage.
Saul Stucchi
La foto in copertina è di Marta Buso
Patrizio Nissirio
Silenzio
Ensemble
2019, 283 pagine
16 €
Calendario delle presentazioni
- 28 gennaio Linea d’Ombra, Roma
- 1° febbraio Trevignano Romano
- 13 febbraio Mondadori, Bologna