Rito natalizio dei regali – inutile dire che lo tolleriamo a fatica, salvo che per i libri e poc’altro. Quindi ecco quattro titoli fra i pubblicati di recente che ci sentiamo di suggerire.
Dagli undici metri
Cominciamo con Dario Voltolini (ne abbiamo scritto non molto tempo fa, a proposito di Invernale), che in Dagli undici metri (Baldini+Castoldi) offre un’ottima lezione su cosa sia l’arte del racconto.
La verticalità dell’ispezione in questo piccolo libro si disegna su pochi personaggi, Cebola il principale, un indemoniato, velocissimo ragazzino che passa la vita correndo ma decide di giocare in porta, perché preferisce essere veloce “nella vista e nel pensiero”.

Con la vicenda singolare di un portiere, emergono la carne viva degli altri corpi in azione, il gioco ravvicinato degli incontri di figure distintamente delineate nella descrizione minuziosa (da far leggere ai nostri telecronisti) dei gesti di una partita, e la terribile violenza di un match indimenticabile eppure ignoto a molti, il ritorno della finale Intercontinentale del 22 ottobre 1969, in Argentina, col Milan del meraviglioso Rivera.
Ritmo preciso dei dialoghi, montaggio accorto, la solita, contenuta esattezza stilistica e mai una parola pleonastica, un aggettivo ornamentale, per una storia spiazzante di ragazzini talentuosi nello sport epperò stravaganti, usi a una lingua colta, dai riferimenti imprevedibili, come se avessero già vissuto più vite, alle prese con un mister che vorrebbe farne dei campioni, preparatissimo sul piano sportivo ma sconcertato dinanzi ai loro discorsi che gli fanno “strani lavori in testa” e ancor più sorpreso, ma ammirato, dalle loro scelte esistenziali.
Anche in una piccola prova, Voltolini si conferma uno dei migliori scrittori italiani.
Dioniso
Dai miti calcistici a quelli classici – Dioniso, il dio folle, selvaggio, il solo che venga accompagnato nella crescita da esseri del sesso opposto: “la cui cerchia più prossima e il seguito sono composti da donne”, come scrive uno dei suoi interpreti più importanti, Walter Otto, il cui studio del 1933 viene pubblicato nella Piccola Biblioteca Adelphi.

Uno scritto fondamentale sull’argomento, dedicato a un dio virile e femmineo insieme, “pazzo per le donne” com’è detto in un Inno omerico. Non il satiro dalla nuda libidine ma divinità che si lega a “amori estatici”, così come le donne da cui è circondato, come le Menadi che lo seguono ovunque interrompendo qualsiasi altro legame eppure lontane dalla lascivia brutale dei “compagni per metà animali che le circondano” – ignare della rovina che le attende, del buio tenebroso cui il dio le destina.
Una divinità così diversa dalle altre che era stata tenuta fuori dal classico Gli dei della Grecia dello stesso storico e filologo tedesco, che aveva tracciato un percorso interpretativo sull’Olimpo omerico: fondazione, senso complessivo e rappresentazione di alcune figure decisive, da cui erano esclusi Dioniso e Zeus, quest’ultimo perché vi “convergono tutte le linee e nessuna questione può essergli estranea”.
Nell’opera di Otto il divino è alla portata del quotidiano, sebbene estraneo alla corruzione degli anni – come sottratto al tempo – secondo un principio che il filologo definisce di “ideale naturalezza”. La “religione” che alcuni interpreti leggono nella sua opera non mette fra parentesi la realtà, qualsiasi cosa sia purché immanente, e il corpo vi resta intatto.
Dioniso o dell’eccezione, ma nonostante la sua vertiginosa complessità (divinità dell’oltranza e della contraddizione, smisurata, celebrato dalle Baccanti che cantano, danzano e vagano ovunque) ma gli dei di Otto non vengono dall’esterno a regolare il mondo ma ne fanno parte integrante. Piccolo libretto prezioso.
Caspar David Friedrich
La figura umana. Friedrich, il contagio romantico e l’apocalisse lo ha scritto invece per le Edizioni Tlon Gianluca Didino: come lavorare a un personal essay a partire da una Rückenfigur, una figura di spalle, non una qualunque ma una tra le più emblematiche della storia dell’arte: il Viandante sul mare di nebbia di Caspar David Friedrich, cifra classica del Romanticismo.

Un uomo di spalle, robusto e con un bastone eretto su uno sperone roccioso contempla – e noi con lui – un paesaggio scosceso e inquieto di altri speroni avvolti nella nebbia ventosa che si dirada man mano che lo sguardo si allunga verso l’orizzonte più lontano.
Nel Viandante, v’è tutto ciò che ci si aspetta dalla vera arte romantica: il mistero, la tensione verso l’infinito, l’incombenza possibile di una definitività, la natura estrema – ancor più, nel Monaco in riva al mare, senza cui non sarebbero concepibili Turner e persino l’astrattismo. Assieme alla natura, un io, un nucleo di volontà soggettivante che rompe ogni paradigma cartesiano e esibisce un illimitato desiderio di libertà.
Didino riprende la convinzione di Isaiah Berlin secondo la quale nessuna rivoluzione culturale è paragonabile a quella romantica, nessun movimento storico ha espresso altrettanta forza tellurica – per l’io, s’intende. Assieme a Berlin, i Magnifici ribelli di Andrea Wulf (anche di questo gran libro abbiamo già scritto), servono il discorso di Didino che però guarda ai suoi esiti nel presente.
Il punto è che lo specifico estetico del Romanticismo si è via via trasformato, degradandosi, in una persuasione di massa (e sarà forse eterogenesi dei fini, ma dal Nazismo al consumismo le declinazioni possibili non si contano).
Di più: nel libro di Didino la storia di CDF e del Romanticismo s’intrecciano con l’autoscopia della voce narrante – allorché immagine del Viandante appare a un certo punto nella sua vita e gli si manifesta in più occasioni, al punto di trasformarsi per lui (non un critico d’arte specializzato) nella necessità di una sorta di quête che convoglia nell’indagine il senso del dipinto, la storia del Romanticismo, da quel big bang dell’Io la cui Sehnsucht deraglia in poco tempo in un individualismo senza freni – una specie di resa dei conti della propria vita, infine.
Storia naturale del silenzio
Per chiudere, un libro delle Edizioni Nottetempo, Storia naturale del silenzio, autore Jérôme Sueur, tradotto da Lorenzo Vetta, torna su un argomento assai dibattuto in questi anni, il paesaggio sonoro, inteso come ambiente circostante – e di cui noi stessi siamo parte – in questo caso a partire dal silenzio.

Se per molti all’inizio della storia animale la possibilità di emettere suoni era avvertita più come un pericolo che come un vantaggio, specie per gli animali lenti o sedentari, Sueur nota come mutando i linguaggi delle varie specie, il silenzio le accomuna tutte. Con vari significati, va da sé.
Dirigente del laboratorio di ecoacustica al Museo di storia naturale di Parigi, Sueur condivide con molti studiosi la necessità di preservare il silenzio dalla crisi sensoriale di quest’epoca afflitta dal rumore.
Considerato peraltro che il silenzio di per sé è più un concetto che una realtà fenomenica assoluta – John Cage docet – e che “il suono non è solo onnipresente all’esterno ma brontola anche all’interno”, Sueur sfrutta le proprie competenze scientifiche per mostrare in quale punto preciso possiamo cominciare a parlare di rumore.
La sua è una prospettiva precisa che però rischia (lo confessa lo stesso autore) di apparire un po’ manichea: potrebbero storcere il naso gli avanguardisti del noise e i ricercatori del nature recording. “Non appena disturba, il suono diventa rumore”, scrive Sueur, ma se è vero che l’invadenza dell’antropofonia sulla scena (post)industriale presenta tratti oggettivamente mostruosi e che è evidente per esempio quanto l’eccedenza di rumore antropico modifichi il linguaggio di altre specie e sia necessario contrastarlo, resta qualche dubbio.
“Il rumore è un nemico di massa” – d’accordo, ma sulla messa a verifica della nozione di rumore soltanto sulla base di parametri di fisica acustica si potrebbe assai discutere. Libro di contenuti trasversali, di un genere che oggi pare più vitale di altri, incrociando musica, paesaggio, animali, ecologia può suggerire riflessioni interessanti.
Michele Lupo
Dario Voltolini
Dagli undici metri
Baldini + Castoldi
2024, 96 pagine
12 €
Walter F. Otto
Dioniso
Mito e culto
A cura di Giampiero Moretti
Adelphi
Collana Piccola Biblioteca Adelphi
2024, 285 pagine
16 €
Gianluca Didino
La figura umana
Friedrich, il contagio romantico e l’apocalisse
Edizioni Tlon
2024, 103 pagine
13 €
Jérôme Sueur
Storia naturale del silenzio
Traduzione di Lorenzo Vetta
Edizioni Nottetempo
Collana Terra
2024, 252 pagine
18,90 €