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Voi siete qui: Musica & Danza » “La buona novella”: un capolavoro dai Vangeli apocrifi

16 Novembre 2021 Scritto da Simone Cozzi

“La buona novella”: un capolavoro dai Vangeli apocrifi

Nel 325 d.C. l’imperatore Costantino I, per dirimere alcune questioni di carattere religioso che minavano la solidità del suo impero, indisse un concilio a cui fare partecipare tutti i dotti ecclesiasti del tempo affinché rimuovessero le divergenze sulla natura di Cristo sorte all’interno delle Chiese d’Oriente in seguito alla diffusione delle teorie di Ario.
Tale concilio si tenne a Nicea, nell’attuale Turchia.

A margine del Concilio, fra le varie decisioni prese dai vescovi intervenuti, oltre all’istituzione della Pasqua cristiana e ai criteri per la determinazione del giorno in cui celebrarla, ci fu anche la distinzione fra Vangeli ispirati e Vangeli apocrifi (su tale distinzione Voltaire ironizzò a lungo, ma questa è un’altra storia): i Vangeli, giunti a noi come Parola di Dio e definiti sinottici, più quello di Giovanni Evangelista, pur essendo diversi fra loro per stile ed episodi narrati (San Giovanni non riferisce, per esempio, dell’istituzione del Sacramento della Comunione), concorrono a definire un quadro uniforme della permanenza di Cristo in Palestina.

Milleseicentoquarantacinque anni dopo, un cantautore genovese attinse alle scritture scartate dal Concilio di Nicea per realizzare uno dei primi, se non il primo concept album della storia. Quel cantautore si chiamava Fabrizio De André e il disco si intitolava “La buona novella”.

Fabrizio De André, La Buona Novella

Critiche incrociate

L’uscita del disco ebbe il considerevole effetto di suscitare critiche sia da parte dei suoi fan più fedeli (che videro il disco come una brusca sterzata dalla linea tracciata con i dischi precedenti), sia da parte del movimento studentesco che giudicò il disco poco battagliero, sia da parte dei vescovi italiani, che giudicarono blasfemo il concept album, colpevole di umanizzare le figure di Cristo e della Madonna.

Fortunatamente i secoli dell’Inquisizione erano passati, così a Faber furono risparmiati e il processo e il rogo. Il paradosso, a mio parere, sta nel fatto che le critiche provenienti da entrambi i lati, non colpivano il bersaglio.

Da una parte, nel disco si addensa quella che è l’essenza del pensiero e del sentire di Fabrizio De André, ossia l’osservazione della realtà dal punto di vista dei deboli e degli emarginati, e [parole dello stesso De André] “le istanze di Cristo contro gli abusi del potere, contro i soprusi dell’autorità, in nome di un egalitarismo e di una fratellanza universali”. E proprio in virtù di ciò, nonostante l’approccio anarchico dell’artista che vede con scetticismo la divinità, la metafisica e l’autorità ecclesiastica, la vicinanza del testo al messaggio evangelico è evidente. Tant’è vero che recentemente l’opera è stata riconsiderata da alcuni membri della CEI.

“La Buona Novella” rappresenta in modo estremamente poetico i fatti avvenuti circa duemila anni fa fra Nazareth e Gerusalemme. Tutta la vicenda è narrata dal punto di vista di Maria che, quasi oggetto inconsapevole nelle mani di una Divinità e dei suoi sacerdoti, viene prima condotta al Tempio, poi data in sposa a un uomo anziano dalle “dita troppo secche per chiudersi su una rosa”, infine scelta da Dio per divenire madre del Cristo.

Maria e Giuseppe

Il brano Il sogno di Maria è un capolavoro di lievità e di poesia e narra, come nessun pittore rinascimentale ha saputo fare, il mistero contenuto nell’annunciazione e la conseguente spiegazione della propria miracolosa gravidanza, spiegazione che la Madonna offre a un confuso Giuseppe appena tornato dal viaggio:

E la parola ormai sfinita
si sciolse in pianto,
ma la paura dalle labbra
si raccolse negli occhi
semichiusi nel gesto
d’una quiete apparente
che si consuma nell’attesa
d’uno sguardo indulgente”.

Intorno a Maria ruota un piccolo universo di umanità fragile, emarginata, lontana dalle luci del palcoscenico, che costituisce una porzione di quella che sarà la comédie humaine rappresentata lungo tutta la carriera del cantautore genovese, fino a Princeza e Korakhané contenuti in “Anime salve”, una che parla di un transessuale e l’altra della vita da zingari.

C’è Giuseppe, “falegname per forza padre per professione”, costruttore di stampelle per i soldati che tornano mutilati dalla guerra e croci sui cui inchiodare chi disertò per non andare in battaglia (Maria nella bottega del falegname è diventato nel tempo un inno pacifista al pari di Blowin’ in the wind di Bob Dylan), costretto da quel meccanismo impietoso che è il controllo sociale a prendere moglie nonostante “un cuore troppo stanco che ormai si riposa”.

Ancora, le madri di Dimaco e Tito, che insieme a Maria piangono i propri figli inchiodati sulla croce; nei versi di Tre madri sgorga un’umanità struggente che è priva di teatralità e di retorica, e denuncia la crudeltà della pena di morte, e le sofferenze della maternità:

Tito non sei figlio di Dio
Ma c’è chi muore nel dirti addio
Dimaco ignori chi fu tuo padre
Ma più di te muore tua madre
Con troppe lacrime piangi Maria
Solo l’immagine d’un’agonia
Sai che alla vita nel terzo giorno
Il figlio tuo farà ritorno
Lascia noi piangere un po’ più forte
Chi non risorgerà più dalla morte”.

Di contro, Maria, ai piedi della croce dove Gesù sta agonizzando riflette con amarezza sul proprio ruolo di predestinata che la priva del figlio e della possibilità di essere una madre qualunque:

Non fossi stato figlio di Dio
T’avrei ancora per figlio mio”.

Dimaco e Tito

Ribaltando il punto di osservazione del Golgota, troviamo i due reietti Dimaco (il ladrone buono che, secondo il Vangelo, si riabilita chiedendo perdono al Cristo morente), e soprattutto Tito, protagonista de Il testamento di Tito, il poderoso brano conclusivo dell’album. Il ladrone non redento ripercorre la propria vita, considerando tutte le volte in cui ha trasgredito alle regole contenute nei Dieci comandamenti. È lo spaccato di un’esistenza dolorosa, vissuta ai margini della società, di un uomo cresciuto cibandosi di violenza domestica ed espedienti, spettatore delle vite felici di “quelli che hanno una donna e qualcosa”.

Nella chiosa di questo brano sta tutta la visione spirituale di De André, che ben si salda con l’essenza del messaggio evangelico, al di là di ogni interpretazione mistica, e che rappresenta il rivoluzionario superamento dello spirito dell’Antico Testamento:

Io nel vedere quest’uomo che muore
Madre io provo dolore.
Nella pietà che non cede al rancore,
Madre ho imparato l’amore”.

Non per nulla, parlando di questo disco, De André definì Gesù il più grande rivoluzionario di tutti i tempi.

Alla realizzazione de “La buona novella” parteciparono artisti che, nei successivi vent’anni, dissero qualcosa di importante nel panorama musicale italiano. Da I quelli, formazione milanese di cui facevano parte Franz Di Cioccio, Franco Mussida, Flavio Premoli, per passare a Mauro Pagani (che con De André realizzerà poi il capolavoro “Anime salve”), ai New Trolls (che cantarono in Maria nella bottega del falegname) fino ad Angelo Branduardi.

Mussida, Di Cioccio, Pagani, e Premoli formarono in seguito uno dei più importanti gruppi prog rock italiani, la Premiata Forneria Marconi, che accompagnò De André in numerosi tour.

Simone Cozzi

Concerto a Milano

Mercoledì 1 e giovedì 2 dicembre 2021 (sempre alle ore 21.00) all’Auditorium di Milano si terrà il concerto “La Buona Novella”, con musiche di Fabrizio De André eseguite dall’Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi, con l’artista The Andre alla voce. Arrangiatore e direttore Simone Tonin.

Informazioni:

www.laverdi.org

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Info Simone Cozzi

Una laurea in Economia e Commercio, una passione per la scrittura, la fotografia, la musica. Ha pubblicato con Panda Edizioni: La pace inquieta, Doppio strato, Lo spazio torbido e Il buio è prossimo. Informazioni sull'autore Simone Cozzi.

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