Visitare diverse mostre nell’arco di poco tempo, come un weekend o una visita lampo in una città estera, consente di mettere a confronto diretto tipologie di allestimento e scelte espositive. Se per esempio nell’allestimento della mostra sul Mediterraneo greco-romano al Caixa Forum di Madrid il colore predominante era il bianco, quello che caratterizza la prima sala della piccola esposizione che il Museo del Prado dedica a Gian Lorenzo Bernini è il rosso acceso che mette in risalto i suoi candidi marmi.
I visitatori ricevono il benvenuto da due capolavori arrivati in prestito dall’Ambasciata di Spagna presso la Santa Sede: l’Anima Beata e l’Anima Dannata i cui sguardi puntano rispettivamente (ed emblematicamente) in alto e in basso, a significare la differenza di destinazione ultraterrena. Ma ci sono anche lo splendido busto del cardinale Scipione Borghese e il dipinto dell’Autoritratto come Davide con la testa di Golia (datato attorno al 1635), oltre ad alcuni esemplari delle prime biografie dell’artista. La seconda sezione, intitolata “Roma teatro delle nazioni”, rievoca in breve la storia dell’Urbe sotto i pontificati di Urbano VIII, Innocenzo X e Alessandro VII, corrispondenti grosso modo al regno di Filippo IV che si estese dal 1621 al 1665. Complesso fu il rapporto tra Bernini e la Spagna, almeno quanto quello dei pontefici per i quali lavorò: Urbano VIII Barberini, infatti, era un fiero avversario della Spagna, mentre i suoi due successori promossero una politica filo-spagnola. Qui sono esposti disegni, progetti e vedute, nonché un bozzetto in terracotta dell’Estasi di Santa Teresa, il cui eccelso grado di qualità fa ritenere che si tratti del modello definitivo.
A Roma Bernini mieteva successi e aveva numerosi ammiratori, ma non gli mancavano detrattori e la mostra dà conto di alcune critiche di parte spagnola alla sua opera di architetto. Fate attenzione alla tela con veduta dell’esterno di San Pietro di Viviano Codazzi: si tratta di una rappresentazione insieme topografica e idealizzata. Le torri raffigurate, infatti, non vennero mai realizzate! Nella terza e ultima sezione, intitolata “Arte, religione e diplomazia. L’ultimo Bernini” il periodo preso in esame è quello che intercorse tra i pontificati di Clemente IX e Innocenzo XI, paralleli a buona parte del regno di Carlo II (1665-1700). Le opere esposte accennano alla parabola del Bernini non più “regista” della Roma barocca. L’Hermitage di San Pietroburgo ha prestato il bozzetto in terracotta per la scultura equestre di Costantino (1660-1661), mentre un collezionista privato di Brentwood, in Tennessee, ha prestato la scultura equestre di Carlo II in bronzo dorato (1680).
Con la sostituzione del volto del sovrano, la scultura equestre realizzata per Luigi XIV, il Re Sole, passa a raffigurare Carlo II, con un sottile gioco politico e simbolico. Le tensioni politiche tra i due regni si registravano anche a livello artistico e le chiese di Roma erano un ulteriore campo di battaglia sul quale confrontarsi. Così il monumento a Filippo IV in Santa Maria Maggiore rispondeva simbolicamente a quello per Enrico IV in San Giovanni Laterano. La mostra si potrà visitare fino al prossimo 8 febbraio.
Saul Stucchi
Didascalie:
Immagini dell’esposizione.
© Museo Nacional del Prado
LE ANIME DI BERNINI
Arte a Roma per la corte spagnola
Fino all’8 febbraio 2015
Museo del Prado
Madrid
Info: www.museodelprado.es