“L’ALIBI della domenica” è dedicato questa settimana a Lisbona.
Ero già stato quattro o cinque volte a Lisbona (dovrei fare mente locale e cercare in agende e album fotografici le informazioni che mi permettano di essere più preciso), ma non avevo mai visto – goduto – la capitale portoghese come mi è successo nel triduo che ho appena lasciato alle spalle. Mi servirà un po’ di tempo per metabolizzare tutte le emozioni, le sensazioni e le scoperte. Qui mi limiterò a sintetizzare in nove “tessere” questi tre giorni intensi in modo che formino un mosaico, assolutamente incomparabile con la realtà (ci vorrebbe la penna di Dante o il pennello di Jan van Eyck), ma sufficiente a catturare schegge di memoria, con l’augurio che sia di un qualche interesse per voi lettori.

- Ho visto il razzo lunare di Tintin parcheggiato davanti al Museu Gulbenkian. Alzando lo sguardo potevo scorgere nel cielo – a sole poche centinaia di metri – gli aerei di linea: fantasia e realtà si incrociavano e sfumavano i confini tra i due mondi. Girando per le sale della mostra di Hergé, poi, mi sono accorto che i confini si erano definitivamente dissolti.
- Con una barista originaria di Bologna ho chiacchierato di “specialty coffee” e di quanto sia difficile, per noi Italiani (tanto all’estero quanto a casa), superare certi pregiudizi assai radicati sul caffè. La passione e la competenza che mi ha trasmesso in pochi minuti di chiacchierata mi hanno allargato il cuore e infuso speranza nella possibilità di miglioramento nel mondo (spesso amaro) del caffè.
- Ho parlato di libri e di tanto altro con lo scrittore Alberto Manguel (ne scriverò più dettagliatamente a breve). Devo alla sua disponibilità, cortesia e cultura l’aver trasformato un “normale” viaggio a Lisbona in un’esperienza indimenticabile.
- Ho curiosato tra i libri di Fernando Pessoa, nella sua Casa Museo. Lo scrittore possedeva tre copie della Divina Commedia (di cui soltanto una reca sue annotazioni), diversi volumi sull’antico Egitto e – tra le tante curiosità – una copia del Dracula di Bram Stoker e una traduzione in francese della Gerusalemme Liberata di Torquato Tasso. Ma anche una guida turistica del Belgio e un’edizione delle poesie di Giacomo Leopardi in italiano.
- Sono finalmente riuscito a visitare il MAAT – Museu de Arte, Arquitetura e Tecnologia che sorge sul lungo Tago, a pochi passi dal Mosteiro dos Jerónimos di Belem.
- Mi sono commosso davanti a uno spettacolare tramonto, seduto sui gradini davanti al MAAT. Il sole indorava il Monumento alle Scoperte, o Padrão dos Descobrimentos, e il profilo di Enrico il Navigatore si stagliava sul numeroso seguito in un’atmosfera magica.
- In un piccolo ristorante, scoperto mentre sedevo sul celebre Tram 28, ho gustato tagliatelle ai frutti di mare paragonabili a quelle che prepara mia suocera (solo chi ha la fortuna di aver assaggiato la sua cucina sa di cosa parlo. Mi spiace per tutti gli altri!). Non da meno erano i pastéis de bacalhau (crocchette di baccalà) e il coulant de chocolate (tortino di cioccolato). E alla fine di cosa ho parlato con uno dei proprietari, originario del Brasile? Di pizzoccheri della Valtellina!
- Sono rimasto per qualche minuto – eccezionalmente da solo – a tu per tu con il Trittico delle tentazioni di Sant’Antonio di Hieronymus Bosch, uno dei capolavori assoluti di cui è ricco il Museu Nacional de Arte Antiga.
- Ho fatto due tamponi antigenici per poter tornare in Italia: avessi fatto meglio i conti, ne sarebbe bastato uno, ma l’errore mi ha permesso di scoprire una cosa di cui scriverò nei prossimi giorni. Abbiate un poco di pazienza, cari lettori di ALIBI.
Riguardando anche solo una di queste tessere (tranne l’ultima, naturalmente) mi viene voglia di tornare subito a Lisbona. Non so quando ne avrò la possibilità, ma mi sono già segnato una data: il 24 novembre del 2022 aprirà al Museu Gulbenkian la mostra Faraós Superstars (“Faraoni superstar”).
Saul Stucchi