Giunto alla ricorrenza del bicentenario, il Museo Egizio di Torino – il primo museo dedicato alle antichità egizie, come ricorda con giusto orgoglio la scritta sulla mappa del percorso espositivo disponibile all’ingresso – è radicalmente cambiato negli ultimi anni, anche in vista dell’importante traguardo. E molto cambierà ancora: è previsto infatti un ambizioso piano di rinnovamento che porterà, tra le altre cose, alla copertura del cortile.
Per il momento non si entra più dal piano interrato, ma a livello della strada, passando dalla piccola biglietteria subito a destra del portone. Il tempio di Ellesiya non è visitabile e anche la Galleria dei Re è chiusa: le statue di faraoni e divinità sono temporaneamente parcheggiate nell’atrio.
Naturalmente il Museo Egizio è sempre in movimento anche al suo interno. Ci sono spostamenti di reperti (magari tolti da una teca per essere sottoposti a restauro o studio), prestiti concessi ad altre istituzioni e, soprattutto, le piccole mostre nella saletta a cui si accede dalla galleria dei sarcofagi.
Dal 9 agosto quello spazio è dedicato al riallestimento, curato da Enrico Ferraris, con la collaborazione di Cinzia Soddu, del corredo funerario della regina Nefertari, grande sposa reale di Ramses II, sovrano della XIX dinastia.
Vissuta tra il 1295 e il 1255 a.C., Nefertari fu sepolta in una tomba – saccheggiata già nell’antichità – che venne riscoperta nel 1904 da Ernesto Schiaparelli. Oggi la tomba è nota con la sigla QV66, ossia la numero 66 della Valle delle Regine, a Tebe ovest.
Quanto rimasto del corredo fu portato a Torino. Negli ultimi otto anni questo materiale ha viaggiato per il mondo durante un tour che è partito nel 2016 dalla città olandese di Leida, ha fatto tappa all’Ermitage di San Pietroburgo e poi ha toccato varie città degli Stati Uniti (come il Kimbell Art Museum di Fort Worth in Texas) e del Canada.
Ci sono il coperchio frammentario del suo sarcofago in granito rosa, un paio di sandali in fibre vegetali, un pomello in faience con il cartiglio del faraone Ay (della XVIII dinastia, 1323–1320 a.C.), amuleti e ushabti in legno. Sono collocati nelle vetrine che li custodivano all’inizio del secolo scorso, volute dallo stesso Schiaparelli che allora dirigeva il museo torinese.
I pannelli didattici sono dedicati alle fasi salienti del lavoro (dei lavori) degli egittologi, ossia rispettivamente: portare alla luce; indagare; documentare e proteggere.
Ad attirare l’attenzione è però soprattutto lo spettacolare modellino ligneo della tomba, in scala 1:10, anch’esso fatto realizzare da Schiaparelli.
Saul Stucchi
Didascalie:
- Pomello con il cartiglio di Ay
- Ushabti in legno con il cartiglio di Ramses II
Il corredo di Nefertari
Informazioni sulla mostraDove
Museo EgizioVia Accademia delle Scienze 6, Torino
Orari e prezzi
Orari: da martedì a domenica 9.00 – 18.30Lunedì 9.00 – 14.00
Biglietti: intero 14 €; ridotto 11 €
Per altre riduzioni consultare il sito del Museo