Lo scorso 9 marzo ho assistito al concerto di Franco Battiato e Alice al Teatro degli Arcimboldi di Milano, in occasione della seconda delle tre serate previste in cartellone.
A dire il vero è stato più che altro un concerto di Battiato, al quale Alice ha partecipato “prestando” la sua voce per pochi duetti col cantante siciliano e riservandosi una manciata di brani da sola.
La prima cosa che ho notato è che si sentiva soltanto il martellare del basso: il suo rimbombo sovrastava il suono di tutti gli altri strumenti, soprattutto quello dei violini che si facevano apprezzare soltanto quando il basso e la batteria, momentaneamente, si placavano.
Battiato indossava un leggero piumino trapuntato e mi è parso piuttosto smagrito. Di sicuro non era nelle migliori condizioni di voce, tanto che non provava nemmeno a inseguire le note più acute dei vari brani.
La scenografia era minimalista, con qualche gioco di luce, ma da questo punto di vista non mi aspettavo molto di più, mentre confidavo in un maggior coinvolgimento di Battiato con il pubblico: gli scambi, invece, si sono ridotti a poche battute (peraltro un poco imbarazzanti…).
Ma la maggior parte di noi era in sala per un debito di riconoscenza verso un musicista che ha realizzato la colonna sonora della nostra vita, il riassunto sonoro di un trentennio, da Cucurrucucú paloma a Povera patria e oltre, tra vinili, musicassette, fotografie delle vacanze e partite a pallone all’oratorio (attraversando o meno la via Emilia).
A proposito: sempre attuale, Povera patria. Eppure era tutt’altra l’Italia del 1991: sembra passato un secolo e non di quelli splendidi, e invece siamo ancora qui in questo “benedetto assurdo Bel Paese” (per citare un collega del Nostro). Ci sono stati applausi al verso “Tra i governanti, quanti perfetti e inutili buffoni!”, ma non particolarmente intensi. Segno dei tempi più che innalzamento del livello di serietà del ceto politico, ahinoi.
L’esecuzione de La stagione dell’amore, come sempre, è stata da brividi.
Ne abbiamo avute
di occasioni
perdendole
non rimpiangerle
non rimpiangerle mai
Per cantare La cura Battiato si è alzato in piedi e insieme si è elevato il grado di coinvolgimento emotivo del pubblico.
Poi è arrivato finalmente il momento di Alice, splendida, e ha subito dimostrato di avere ancora una voce incomparabile. Il pubblico teneva il ritmo de Il vento caldo dell’estate battendo le mani.
Nomadi è stata la prima canzone che Battiato e Alice hanno cantano insieme ed eravamo ormai oltre la metà del concerto…
Per le grandi hit del passato Battiato si è ripreso il palcoscenico. Sulle note di Summer on a solitary beach la mia mente volava a quella spiaggia solitaria in Turchia in cui prendevo placidamente il sole inconsapevole di avere un radioso futuro alle spalle…
E poi, naturalmente, Cucurrucucú paloma che ha scatenato una (piccola) parte del pubblico che, ritrovando lo slancio di altri tempi, ha abbandonato le poltroncine per farsi sotto il palco e tentare qualche timido movimento che non mi sento di definire ballo.
Qui di seguito la scaletta del concerto:
Battiato da solo:
- L’era del cinghiale bianco
- Lo spirito degli abissi
- Mondi lontanissimi
- Shock in my town
- Le nostre anime
- Povera patria
- La canzone dei vecchi amanti
- La stagione dell’amore
- La cura
Alice da sola:
- Dammi la mano amore
- Tante belle cose
- Il vento caldo dell’estate
- Per Elisa
- Veleni
- Il sole nella pioggia
Battiato e Alice insieme:
- Nomadi
- La realtà non esiste
- Prospettiva Nevski
Battiato da solo:
- Summer on a solitary beach
- Gli uccelli
- Segnali di vita
- Cucurrucucú paloma
- Centro di gravità permanente
- Bandiera bianca
- Sentimiento nuevo
- Io sono
- L’animale
- Stranizza d’amuri
Gran finale insieme:
- I treni di Tozeur
Saul Stucchi
Battiato e Alice
Con l’Ensemble Symphony Orchestra
8-9-10 marzo 2016
Teatro degli Arcimboldi
Milano