Giusto un anno fa, l’8 febbraio 2024, avevo l’onore di inaugurare la prima stagione di Lampi. Duetti culturali – nello Studio di Lucia Crespi a Milano – presentando l’ospite d’onore Alberto Casiraghy, poeta, artista ed editore.
Oggi ho avuto il piacere di sedere tra il pubblico che ha partecipato alla presentazione del suo ultimo libro, I pesci non parlano mai di rinoceronti, pubblicato da Manni. «Mi sono accorto di aver sbagliato il titolo», ha confessato Casiraghy a metà dell’incontro, un’informale chiacchierata con l’amico Marco Bellini nello Studio dell’artista Rosanna Tomasi a Merate (LC). «Avrei dovuto intitolarlo “I pesci parlano solo di rinoceronti”.» Ed ecco un altro lampo poetico che potrebbe aggiungersi a questa piccola antologia di Aforismi inquieti.

Ha perfettamente ragione Bellini – anche lui poeta – quando dice che «la poesia di Casiraghy è la sua vita, in toto», presentandola come coincidenza tra opera e vita. Quello che fa Alberto, che sia occuparsi di editoria, parlare del mondo, rapportarsi con le persone, prestare attenzione agli ultimi, avere cura e rispetto degli animali è tutto parte di un intero che è il suo vivere poeticamente. Genuinamente.
Da questo grumo o gomitolo pensante ogni tanto gemma un’opera, in questo caso una raccolta di aforismi, altre volte un dipinto o una poesia o uno dei librini del Pulcinoelefante. «Lui è il mio psicanalista: per questo sa tutto di me», scherza Casiraghy, aggiungendo che l’inquietudine che lo muove lo porta alla gioia.
Non si è mai sentito né uno scrittore né un pittore eppure ha pubblicato quaranta libri e continua a dipingere e disegnare. Riconosce nella musica il cuore del suo mondo, attorno alla quale ruota tutto il resto. Per quanto riguarda gli aforismi, ha ricordato alcuni grandi autori di cui apprezza questa forma di espressione, come Nietzsche e soprattutto Cioran.
Quello in cui vive Casiraghy, dice Bellini, è un mondo di incantamento da cui non si vorrebbe uscire ma è tutt’altro che un paradiso artificiale. È invece uno specchio – per usare un simbolo caro ad Alberto, come ha notato l’amico che ne ha messo in evidenza la ricorrenza nei suoi Aforismi – che invita alla riflessione più che al riflesso.
Con la sua vita e la sua opera Casiraghy è per noi una proposta di alternativa all’esistenza che per brevità possiamo chiamare “borghese”, fatta di convenzioni e materialismo. «La poesia più grande che Alberto scrive è questo suggerirci che è possibile fare scelte di vita differenti.»

Tra un aforisma e l’altro, a un certo punto incrociati con gli adagia di Wallace Stevens letti da Bellini, tra un aneddoto e un ricordo di Alda Merini, c’è stato anche il tempo di apprezzare due brevi esecuzioni musicali del liutaio Michele Sangineto suonate su un salterio ad arco realizzato da lui stesso.
Chiudo lasciando la parola a Benedetta Centovalli che così scrive della vita di Casiraghy nella prefazione a I pesci non parlano mai di rinoceronti, parole che sono una sintesi della serata di oggi:
Abitare il mondo con levità, apprezzando dettagli, scarti, cose minime, fare del minuscolo e dell’invisibile una religione, con lo sguardo che punta l’azzurro e la capacità intatta di rovesciare la pesantezza in grazia, di cancellare l’ombra con uno scatto ironico, il nero con il colore. Avere trovato la stessa voce nella scrittura e nel disegno in un equilibrio perfetto”.
Saul Stucchi
Alberto Casiraghy
I pesci non parlano mai di rinoceronti
Aforismi inquieti
Prefazione di Benedetta Centovalli
Manni
Collana Pretesti
2024, 48 pagine
9 €