La buona notizia è che domani sera (martedì 28 gennaio) riprenderanno gli incontri nello Studio di Lucia Crespi in via Brioschi 21 a Milano. La cattiva notizia è che il concerto del Volver Trio è sold out: i posti disponibili sono già esauriti! L’appuntamento è una sorta di antipasto, di extra o, meglio ancora, di regalo per l’affezionato pubblico dei “Lampi. Duetti culturali” la cui seconda stagione prenderà avvio giovedì 6 febbraio – come sempre alle 18.30 – con il dialogo tra il sottoscritto e l’attrice Federica Fracassi, una delle migliori interpreti del teatro italiano.
Il suo spettacolo Trilogia della Città di K. (un progetto in collaborazione con Fanny & Alexander, per la regia di Luigi Noah De Angelis, naturalmente tratto dal romanzo di Ágota Kristóf) ha recentemente ricevuto ben cinque Premi Ubu, tra quello come miglior spettacolo, ex aequo con La Ferocia, diretto da Michele Altamura e Gabriele Paolocà.
L’occasione è tale da meritare un’intervista all’ideatrice dei Lampi, nonché padrona di casa, ovvero Lucia Crespi, per tanti anni responsabile dell’ufficio stampa di Skira.

«Com’è nata l’idea dei Lampi?», le ho chiesto qualche giorno fa, seduti al tavolone bianco che ospita le riunioni del gruppo di lavoro. «Prima di tutto per offrire al quartiere un’occasione d’incontro culturale, gratuita, aperta a tutti, in uno spazio molto bello che è stato il mio studio di comunicazione per tanti anni», ha risposto, aggiungendo: «Mi è venuta l’idea del salotto culturale di una volta».
«Ma ci rimuginavi da tempo o è stato un lampo?» le ho domandato, fornendole l’assist. «No, no: è stato proprio un lampo!», ha risposto ridendo, «perché prima non c’era davvero il tempo di rimuginare su niente, vista la mole di lavoro che avevamo.»
Ha poi confessato di essersi scontrata con la realtà e con costi vivi che all’inizio aveva un po’ sottovalutato, come i cartelli, il divano, l’amplificatore… Spese che quest’anno non dovrebbero esserci.
Una volta avuta l’idea, come è passata alla sua realizzazione? «Intanto ho scelto tre bravi collaboratori», mi ha risposto Lucia, riferendosi implicitamente a me e a Vito Calabretta, consulenti al programma, e a Ilaria Demonti, a cui è affidata la grafica del progetto. «Dopo un brainstorming iniziale, abbiamo delineato le varie proposte…»

Le ho chiesto allora di soffermarsi sulla particolarità dei Lampi, sulle caratteristiche che distinguono questo “salotto culturale” da altre proposte in giro per la città. «Il filo rosso sono io: le mie curiosità, la mia cultura, quello che leggo tutti i giorni», ha spiegato.
«Da lì abbiamo pensato di trovare dei personaggi che avessero qualcosa da dire, anche poco conosciuti, magari, ma interessanti.» Ha tenuto a sottolineare l’intimità dello spazio che porta gli ospiti ad aprirsi con le persone con cui dialogano (più che rispondere a domande di intervistatori). E non posso che darle ragione: è senza dubbio questo uno dei segreti più evidenti del successo di “Lampi. Duetti culturali”.

Tutto come nelle sue previsioni, allora? «Non mi aspettavo», ha confessato, «che ci fossero momenti di autentica poesia, dovuti proprio all’ambiente e al pubblico così raccolto e attento.»
Contava invece su una maggiore risposta da parte del quartiere. Nonostante l’invio di una newsletter a cinquecento contatti, la distribuzione di cartoline e l’esposizione di locandine per segnalare gli eventi, la zona attorno allo Studio pare non essersi ancora accorta della ricchezza di proposte e della validità del programma di Lampi. «Ma continueremo a lavorare su questo fronte!», le ho risposto e lei ha concordato, convinta dell’importanza del passaparola per la diffusione della conoscenza del luogo e delle iniziative che ospita.
«Cosa ti porti a casa – letteralmente – dopo la prima edizione di Lampi?», le ho domandato. «Un po’ di fatica perché sicuramente è costata molto lavoro», ha risposto ancora con un sorriso, aggiungendo subito le grandi soddisfazioni e i molti stimoli culturali, prodotti dai Lampi e dagli aperitivi che seguono, riservati agli ospiti e ai collaboratori. «Come dice mio marito [il sostenitore n. 1 di Lampi, posso dire senza timore di sbagliare], la cosa bella è che conosciamo delle persone che non avremmo mai potuto conoscere, in una maniera profonda e molto intensa.»

Cosa porterà la seconda stagione di “Lampi”? Le proposte saranno ancora molto varie. Cominceremo, come già anticipato, con l’incontro con Federica Fracassi, cui seguirà – due settimane dopo, ovvero giovedì 20 febbraio – l’appuntamento con Stefano Piantini che racconterà la vicenda di Maya Deren, regista sperimentale degli anni Quaranta e Cinquanta, scomparsa prematuramente per denutrizione e un prolungato mix di psicofarmaci e anfetamine.
Proprio la nutrizione (più precisamente la panificazione) sarà il tema dell’incontro di marzo con Gabriele Rosso. Ma parleremo anche di poesia e di gialli, di libri d’artista e di salute… e l’idea è di chiudere anche la seconda edizione con la musica, come abbiamo fatto a dicembre con l’ospite Fabio Bonelli, protagonista di uno degli incontri più riusciti e applauditi del 2024.
A ripercorrere con la mente e con le fotografie il programma della prima edizione – dall’inaugurazione con il poeta ed editore Alberto Casiraghy in dialogo con il sottoscritto fino appunto a Bonelli – non possiamo che complimentarci con noi stessi e con il pubblico che ci ha seguito con affetto. E che, ne siamo sicuri, non mancherà di accompagnarci in questa nuova avventura.
Per chi ha prenotato, l’appuntamento è per domani sera. Per gli altri il consiglio è di riservare subito un posto per l’incontro con Federica Fracassi! Saranno Lampi!
Saul Stucchi
Lampi. Duetti culturali
Studio di Lucia Crespi
Via Brioschi 21
Milano
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