Lo scorso 3 settembre si è aperta la XXIX edizione di “Cantar di pietre”, Rassegna internazionale di musica e cultura medievale e rinascimentale, in Cantone Ticino. Intitolata “Bestiarium”, si protrarrà fino al 22 ottobre secondo il programma che riportiamo qui sotto:
- Sabato 3 settembre
Castello di Serravalle, Semione, ore 17.30
Contrappunti…bestiali
L’Alta Cappella tra ‘400 e ‘500
ENSEMBLE UtFaSol - Sabato 10 settembre
Chiesa dei Santi Pietro e Paolo, Biasca, ore 20.30
La Novella del Falcone
Animali, amori e danze nel Trecento italiano
ENSEMBLE LA LAUZETA - Sabato 17 settembre
Chiesa di S. Ambrogio, Cademario, ore 20.30
In Darkness let me Dwell
Roberto Balconi – controtenore
Giangiacomo Pinardi – liuto - Sabato 24 settembre
Chiesa di S. Biagio, Bellinzona, ore 20.30
Quattro Liuti e un Bestiario
QUARTETTO DI LIUTI DA MILANO - Domenica 2 ottobre
Chiesa Collegiata dei Santi Pietro e Stefano, Bellinzona, ore 20.30
Cleopa Malatesta e l’imperatore mai nato
CAPPELLA PRATENSIS - Sabato 8 ottobre
Chiesa di San Vittore, Muralto, ore 20.30
Gli animali del Ballet de Cour
LESQUERCARDE CONSORT - Conferenza
Sala del Consiglio Comunale, Orselina, ore 17.30
Mostri, belve e animali nell’immaginario (e non solo) medievale
Marco Ferrero – storico del medioevo - Sabato 15 ottobre
Chiesa di San Carlo, Lugano, ore 20.30
Fiaba amorosa e bella
UMBRA LUCIS ENSEMBLE - Sabato 22 ottobre
Chiesa di San Biagio, Bellinzona, ore 20.30
Misericordia cantabo
SCHOLA GREGORIANA
della Scuola Universitaria di Musica della Svizzera italiana
A proposito dell’appuntamento di domenica 2 ottobre, incentrato sulla figura storica di Cleopa Malatesta, abbiamo chiesto lumi al maestro Giovanni Conti, direttore artistico di Cantar di Pietre.
Ecco la sua cortese risposta:
Il tema di Costantinopoli e Cleopa si incornicia nel contesto della nostra stagione come evento distaccato dalla tematica “Bestiarium” che, invece, si dipana negli altri appuntamenti.
Al centro della proposta concertistica vi sta il vano tentativo di risolvere il Grande Scisma e salvare l’impero bizantino. Nel 1418, in riconoscimento dell’aiuto prestato per la soluzione dello Scisma Occidentale, Martino V accordò ufficialmente all’imperatore bizantino il permesso di sposare i suoi figli a principesse cattoliche. Due anni dopo Teodoro II, futuro Basileus, sposò Cleopa Malatesta, che era cugina del papa e imparentata con le case di Gonzaga, Sforza e Montefeltro. Cleopa morì però nel 1433, quando secondo alcuni studiosi stava per dare alla luce il futuro imperatore, che avrebbe unito le due Rome, essendo al contempo Basileus e imparentato alle più potenti famiglie d’Europa.
Questa operazione, sebbene fallimentare, fece parte di un lungo paziente lavoro di diplomazia e realpolitik tanto degli occidentali — il papato cercava di mantenere il proprio potere nel contesto della grande stagione dei Concili — quanto degli orientali, dato che il Basileus Manuele II, nonostante la sua grande lungimiranza politica, sapeva che Costantinopoli era destinata a cedere agli attacchi dei Turchi. Di questa operazione ci sono tangibili testimonianze musicali: mottetti o chansons celebrative che citano i regnanti, o commemorano specifici eventi e ci permettono di seguire il corso della storia da un punto di vista privilegiato.
Guillaume Dufay fu diretto testimone di questi avvenimenti. All’inizio della sua carriera entrò al servizio della famiglia dei Malatesta, dove trovò diversi altri musicisti e compositori del nord che incontreremo nel nostro programma. Abbiamo diviso il programma in cinque “momenti” o sezioni. Nel primo, il “Prologo”, immaginiamo i compositori che dal Nord si mettono in viaggio e simbolicamente si separano dai loro cari.
“J’ayme bien celui qui s’en va”, un rondeau d’addio di Pierre Fontaine è accompagnato in uno dei suoi tre testimoni da un contratenor trompetta—una voce alternativa dal “comportamento” strumentale, che è assai tipico di questo repertorio e che incontreremo attraverso tutto il programma. Pensiamo che il maestro di Dufay a Saint Géry a Cambrai fosse il suonatore d’arpa Richard Loqueville. Nel corso del programma eseguiremo sull’arpa l’intera sua produzione profana a noi giunta.
È assai probabile che Dufay sia entrato al servizio dei Malatesta dopo aver incontrato Carlo Malatesta al Concilio di Costanza. Appena arrivato a Rimini, nel 1420, scrisse il mottetto “Vasilissa ergo gaude”, per il matrimonio fra Cleopa e Teodoro II. Per la stessa occasione Hugues de Lantins scrisse la ballata “Tra quante regione”. Poco dopo fu celebrato il matrimonio di Carlo II Malatesta con Vittoria Colonna. In quell’occasione, nel 1423, Dufay scrisse la ballade “Resveillés vous” e Hugues il rondeau “Mirar non posso”, che eseguiamo in versione strumentale visto che la seconda parte del testo è andata perduta.
La terza sezione del programma fa riferimento al viaggio che Dufay intraprese a Patrasso con un gruppo di colleghi, fra i quali quelli menzionati in “Hé, compaignons”. Pandolfo Malatesta, il fratello di Cleopa, era stato eletto vescovo di Patrasso e nel 1424 era salpato in direzione della nuova sede. Secondo Alejandro Enrique Planchart, uno dei massimi esperti della materia oltre che generoso consigliere per il nostro programma, sulla via della Grecia la corte di Pandolfo fece tappa a Bari. Qui, Dufay compose “O gemma lux” dedicato a San Nicola, protettore dei marinai e i cui resti sono conservati a Bari, e Hugues compose “Celsa sublimatur”, dedicata a San Sabino, santo protettore della stessa città.
Giunti a Patrasso, la cappella del nuovo vescovo eseguì probabilmente l’unico mottetto isoritmico di Dufay su testo italiano, “Apostolo glorioso”. Uno dei rarissimi esempi di mottetto a cinque voci dell’epoca, inizia con un introito trompetta e — in Bologna Q15, suo unico testimone — presenta voci alternative che è possibile eseguire o omettere.
Il nostro viaggio si conclude (sezione IV) con un immaginario ritorno verso casa dei nostri musicisti, che potranno finalmente verificare se le proprie amanti sono state fedeli o meno. L’ultimo mottetto isoritmico del programma, “Rite maiorem”, fu probabilmente scritto da Dufay a Bologna nel 1426, ed è dedicato all’amico Robert Aclou (come si evince di nuovo dall’acrostico), segretario del Cardinal Louis Aleman, il nuovo datore di lavoro di Dufay.
In forma di Epilogo al programma abbiamo scelto la “Lamentatio Sanctae Matris Ecclesiae Constantinopolitanae”, l’unica opera pervenutaci fra quelle che Dufay scrisse sulla caduta di Costantinopoli (1453) più di trent’anni dopo l’inizio del nostro viaggio.